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    Vucinic: 'Fischi a Zeman'.| Baldini: 'No, applauditelo'

    Vucinic: 'Fischi a Zeman'.| Baldini: 'No, applauditelo'

    Juve-Roma.
    Vucinic: "Se fossi un tifoso bianconero fischierei Zeman".
    Baldini: "Applauditelo, ha cambiato credo per valorizzare Totti".


    Domani sera si gioca Juve-Roma, big match della sesta giornata della serie A di calcio, è già sono cominciate le scaramucce tra le due parti. Per i bianconeri parla Mirko Vucinic, tre gol in sette partite giocate mentre l’anno scorso gliene servirono 14 di incontri per arrivare ad altrattante reti.

    Vucinic, è diventato più bravo?
    «L’importante è che vinca la squadra, se poi faccio gol io lo fa un altro non è una cosa fondamentale».


    E la Roma? E’ più forte dell’anno scorso?
    «Non lo so. Ha avuto sfortuna con il Bologna, e anche l’altra sera con la Samp».

    A Roma ha più ricordi o rimpianti?
    «Ho dei bellissimi ricordi, e il rimpianto, grande, di non aver vinto lo scudetto».

    Aver vinto il titolo qui è stata una rivincita?
    «Sì. Arrivare alla Juve e vincere al primo anno è stata una cosa bellissima».

    Il più pericoloso dei giallorossi?
    «Totti».

    Ha detto che Zeman è la manna per tutti gli attaccanti: e Conte?
    «Uno che cerca di migliorarti, da tutti i punti di vista».

    Gli juventini non amano l’allenatore boemo: fosse un tifoso bianconero che farebbe domani?
    «Lo fischierei».

    Visto che sarà in campo?
    «Lo andrò a salutare, perché gli devo tanto, come giocatore».


    Per la Roma replica il direttore generale.  
    Baldini, per essere allenata da Zeman questa Roma è poco zemaniana...  
    «Dategli tempo. E poi c’è Totti: lui non ha le caratteristiche della punta tipica del tridente di Zeman. Quindi complimenti all’allenatore che sta valorizzando un giocatore formidabile, anche a costo di rivedere il proprio credo».

    Zeman contro la Juve. I nemici e le battaglie del boemo sono anche i nemici e le battaglie della Roma?
    «Non è Zeman che fa le battaglie. E’ Zeman a essere cercato perché possa dire qualcosa che somigli a un grido di battaglia».

    Anche per lei Conte avrebbe dovuto farsi da parte dopo la squalifica?
    «Dico che i regolamenti vanno rispettati. Se consentono a Conte di allenare durante la settimana, allora alleni. A bocce ferme, si potrà discutere se certe norme meritino di essere cambiate».

    Perché non accettò la proposta dei bianconeri?
    «Perché ero la persona sbagliata nel posto sbagliato. Per 4-5 anni ci siamo scontrati in Lega Calcio sui diritti tv, loro li volevano soggettivi, la Roma di Sensi, la mia Roma, era per la collettivizzazione. Lavorare per la Juve significava ammettere che in tutti quegli anni avevo detto solo stupidaggini».

    Definisca la gestione di Andrea Agnelli.
    «Vincente. Da noi, più che altrove, chi vince ha sempre ragione. Ed è un peccato perché tra le pieghe di un mancato successo si perdono di vista tante altre cose interessanti. Ad esempio il tentativo di portare un contributo alla cultura sportiva di questo Paese, una cultura che non esiste».

    Perché la Roma è dietro la Juve?
    «Loro hanno fatto grandi investimenti, hanno preso giocatori pronti subito, noi da crescere. E poi l’abitudine alla vittoria, la Juve ne percepiva la mancanza come una condizione dolorosa, e questo ha prodotto una forte determinazione. La Roma non è abituata alla vittoria e nemmeno le manca, probabilmente».
     


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