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Vlahovic, il gesto mancato di Pasalic e Djimsiti e le frasi inopportune di Gasp
Abbiamo citato Pasalic e Djimsiti proprio perché sono i due giocatori della Dea citati da Gian Piero Gasperini, quando asserisce che - in poche parole - non è razzismo dare dello zingaro a Vlahovic, ma solo - solo! - maleducazione. E che certo, il razzismo va combattuto, e ci mancherebbe. Ma non bisogna fare confusione. E invece bisogna farla, la confusione.
Bisogna dire che quelle di Gasperini sono parole sbagliate, purtroppo, frasi inopportune, scappate di bocca. Bisogna sperare che un giorno un Pasalic o un Djimsiti o chiunque altro si renda protagonista di quel gesto mancato di cui stiamo parlando. Dusan Vlahovic è serbo quindi - nella mente bacata di certa gente - immediatamente "zingaro". Mario Pasalic è croato, figlio di immigrati che per lavorare si sono spostati in Germania, a Mainz, dove è nato il centrocampista dell'Atalanta. Fossero nati entrambi - Vlahovic e Pasalic - vent'anni prima. diciamo nel decennio tra gli 80 e i 90, sarebbero cresciuti sotto la stessa bandiera, quella della Jugoslavia, poi frantumata dalla guerra.
Berat Djimsiti è un albanese nato in Svizzera, sempre per quegli incroci della Storia, impastata di sogni e migrazioni. Le storie di Vlahovic e Pasalic e Djimsiti si incrociano, si mescolano, sono sangue dello stesso sangue. E allora: sarebbe stato bello vedere uno dei due calciatori dell'Atalanta avvicinarsi al loro collega, prenderlo sottobraccio o appoggiargli una mano sulla spalla, far sentire di essere lì, vicini, solidali, partecipi. Guardare negli occhi anche uno soltanto di quelli che stavano dando dello "zingaro" a Vlahovic e dire - lì, con la loro presenza, concretamente non con il bla-bla-bla già sentito a giochi fatti e a vergogna consumata - ecco, dire una cosa semplice: state fischiando lui, ma state fischiando noi. E vi dovete vergognare, se solo riusciste a provare questo stato d'animo.