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Vivo x lei, Jacobelli: su la testa Milan, ma basta nascondersi dietro al passato
chi vi scrive è un tifoso milanista. Lo faccio per esprimere alcune mie considerazioni sul momento attuale del Milan.
Ad oggi la situazione non è certamente brillante, ma sarebbe importante capirne tutti i motivi.
Sarebbe ancora più importante che chi li conosce, avesse almeno l’umiltà di assumersene le responsabilità.
In fondo, non è un disonore ammettere eventuali errori, soprattutto quando sono in numero ben minore rispetto ai grandi meriti avuti nelle tante vittorie ottenute dall’attuale dirigenza.
Purtroppo la frase che troppo spesso sentiamo ripetere è: “siamo il club più titolato al mondo”. Se lo siamo è perché la società ha lavorato bene, investendo tantissimo in questo lungo periodo e tutti per questo le abbiamo tributato i giusti elogi e ringraziamenti.
In questi ultimi anni però qualcosa è cambiato. E’ evidente l’impossibilita di dare continuità ad una simile politica, è normale, capiamo che oggi sia così, siamo tifosi si, ma realisti.
Quello che non piace e dispiace è la mancanza di chiarezza sui progetti presenti e futuri.
Non è piaciuto il tira e molla precedente alle cessioni di Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva (oggi se ne vanno, domani restano e dopodomani se ne vanno via definitivamente), non è piaciuta la gestione della cessione di Pato (oggi non lo vendo, poi lo faccio domani ad un prezzo enormemente inferiore) e non sono piaciute anche altre cose.
Poi arriva il progetto giovani. Ma è mai esistito questo progetto o, per un po’, è stata soltanto cavalcata l’onda fortunata di avere qualche bravo giovane, fortunatamente per noi esploso, che l’allenatore, in mancanza di alternative, è stato costretto a lanciare in prima squadra? I dubbi sono tanti.
Infatti, ad esclusione di Stephan El Shaarawy e Mattia De Sciglio, quali altri giovani il Milan ha realmente lanciato o tentato di fare? Perché si parla sempre di una loro possibile cessione?
Perché sono sempre cercati i parametri zero? Già i parametri zero.
Una volta il Milan li cercava molto in anticipo sulla data di scadenza del loro contratto, oggi li cerca l’ultimo giorno di mercato, ma in quel momento è chiaro che disponibili ci sono soltanto, ben che vada, dei quasi ex grandi campioni o chi magari non lo è mai stato.
Ti può capitare anche la grande occasione, il colpo fortunato, ma non puoi basare la programmazione e la campagna acquisti su questa speranza, siamo il Milan.
Poi la questione allenatore. Massimiliano Allegri, arriva dopo l’addio di Carlo Ancelotti e la stagione di Leonardo. Con Ancelotti grandi vittorie e qualche delusione, con Leonardo una stagione così così con i primi sentori di difficoltà nel dare continuità al progetto Milan. La presenza dei senatori e l’arrivo di altri grandi giocatori ha però convinto tutti a crederci ancora. Con Allegri arriva subito un grande scudetto e poi un altro perso per poco. Successivamente arrivano le difficoltà. I grandi che hanno fatto grande il Mila non sono confermati e sono sostituiti, nel più dei casi, da giocatori di minor valore e qualità. Si dà il via al progetto giovani fermo alle parole di due estati fa.
Ma oggi del Milan cosa rimane?
Altre volte abbiamo sbagliato stagione o siamo rimasti fuori dall’Europa. Era accaduto con Arrigo Sacchi, lo stesso con la seconda esperienza di Fabio Capello ed in altre stagioni con altri allenatori. Ma il parco giocatori era il solito di oggi? Allora c’erano ancora, a seconda dei periodi, i vari Baresi, Maldini, Costacurta, Tassotti, Donadoni, Boban, Savicevic e poi Nesta, Rui Costa, Gattuso, Seedorf, Pirlo e chi più ne ha più ne metta.
Oggi chi c’è? Alcuni buoni giocatori, pochissimi o forse nessuno ottimi, un forse grande campione dal carattere diciamo strano e qualche giovane talento al quale sembra venga fatto di tutto per costringerlo a chiedere la cessione o per avere l’alibi per farlo.
Nel frattempo Allegri viene esonerato. C’era bisogno di arrivare a tanto? Che non era ben voluto dalla proprietà era evidente. Anche lui ha però le sue responsabilità. Se lui è stato un signornò nei confronti della proprietà, è stato anche un signorsì nei confronti del suo orgoglio e di Galliani. La ragione doveva portarlo a chiudere la sua esperienza rossonera al termine della terza stagione, a miracolo qualificazione champions raggiunta, e non farsi convincere dall’orgoglio e da Galliani a rimanere. In quel momento per Galliani un allenatore comunque bravo ma con poche pretese come Allegri andava benissimo.
Peccato che non ci fossero più le risorse per costruire una bella squadra e che la fortuna non sempre aiuta nei colpi di mercato. Di conseguenza sono arrivati giocatori sicuramente inferiori alla tradizione rossonera, con l’assenso dell’allenatore e la felicità degli amministratori che hanno visto ridursi le spese. Purtroppo si sono azzerati i risultati, le prospettive future e le speranze di essere ancora il grande Milan.
Ripeto, questo sfogo è legato soltanto a cosa sta accadendo da un paio di stagioni a questa parte.
La bravura della dirigenza rossonera è stata dimostrata per lungo tempo e tantissime volte, ma se oggi c’è qualcosa che non va, qualcosa che per motivi vari non si riesce più a fare bene come prima, bisogna avere il coraggio di ammetterlo e dirlo.
Non continuiamo a nasconderci dietro la storia e le vittorie passate. Lo sport, tutto lo sport, è fatto di storia, di leggende, di statistiche, ma tutto è costruito dai risultati del presente. I risultati di oggi sono la storia di domani. Oggi la storia la stanno scrivendo altri, noi ne siamo fuori e forse lo saremo a lungo, temo.
Cordiali saluti e forza Milan (sempre).
Alessio (1962), Prato
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Caro Alessio,
la sua disamina è lucida, la sua conclusione pertinente. Continuare a rivangare il passato, la cui grandezza, peraltro, nessuno misconosce; a citare il numero di partecipazioni consecutive alla Champions, come fa Galliani a ogni pié sospinto non serve a risolvere la crisi. Semmai, accresce l'irritazione dei tifosi che chiedono chiarezza e, della nostalgia o degli alibi, non sanno che farsene.
x.j.
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