Juve e Napoli, non litigate sui fatturati. Siete eccezioni nel calcio che ha perso 1.000 club in 3 anni
a proposito della querelle fra Juve e Napoli sull'incidenza dei fatturati riguardo i risultati sportivi dell'una e dell'altra squadra, io penso che questo discorso valga per tutte le società: Juve, Milan, Inter, Roma eccetera.
E' inutile illudersi, la crisi ci sta divorando e dobbiamo ammettere che siamo il Paese che la sta affrontando peggio di tutti.
Purtroppo, anche se dispiace ai romantici, il calcio moderno va avanti con la grana e il calcio improvvisato è destinato a soccombere, quindi se Agnelli finora ha comprato a Conte questi giocatori è perchè è il massimo che poteva fare. Quando era ora di provare a prendere Higuain gli hanno sparato 30 milioni e speravano di abbassare notevolmente la cifra. Tevez è costato 10 milioni, anche se vale di piu, Llorente è arrivato a parametro zero e, se vogliono Mandzukic, devono cacciare 20 milioni sull'unghia.
Se Agnelli sino a questo momento non è andato oltre Tevez non è per tirchieria, ma perchè è il massimo che poteva fare. Se avesse potuto, a Conte avrebbe comprato Di Maria e altri campioni. Anche perchè il presidente sa che essendo Conte un vincente lo terrebbe legato alla panchina Juve per tutta la vita, se potesse. Bisogna convincersene: il calcio italiano non è più quello di una volta, è il campionato dove al massimo possono venire vecchie glorie a fine carriera. Questo vale per tutte le squadre".
Alessandro Kevin Prince Cascino (via Facebook)
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Caro Alessandro,
ho trovato tanto stucchevole quanto sterile la querelle sui fatturati di Juve e Napoli innescata dalle dichiarazioni di Conte, Benitez e De Laurentiis prima e dopo la partita del San Paolo, televista ion 200 Paesi del mondo.
In primi perchè questa polemica ha rischiato di spingere in secondo piano la grandezza dell'impresa calcistica dei partenopei, capaci di infliggere alla capolista la seconda sconfitta in campionato dopo 22 risultati utili consecutivi. In secondo luogo perchè, percorrendo strade diverse, l'uno e l'altro cub sono diventati due lodevoli eccezioni nel Medioevo del calcio italiano, distante anni luce dalla dimensione tedesca o inglese. Chi va in brodo di giuggiole per la Liga e pensa che la stessa sia un moltiplicatore di Clasico a ogni turno del campionato o non segue con assiduità il torneo iberico o dimentica la grande fuga di campioni dell'estate 2013 (tre di essi, tutti del Real sono approdati insieme al Napoli) o non si accorge che oltre Real, Barcellona e Atletico ci sia il vuoto. Transeat.
Nelle ultime tre stagioni, la Juve ha incrementato il proprio fatturato sotto la spinta congiunta dello Stadium, del suo indotto, dei risultati ottenuti sul campo in Italia e in Europa, nonostante la cocente eliminzione dalla Champions League. Nell'edizione 2012-2013, ad esempio, la partecipazione al massimo torneo continentale ha fruttato ai bianconeri 42,75 milioni di euro. Il Napoli che, nove anni e mezzo fa, De Laurentiis raccolse in serie C, fra le macerie del fallimento è stato protagonista di una straordinaria rinascita: tecnica, sportiva e finanziaria. Sette utili consecutivi di bilancio e nessun debito con le banche, il capolavoro della cessione di Cavani al Psg compensata dal Trio Real e dagli altri altri arrivi fra l'estate e l'inverno, la finale di Coppa Italia, il terzo posto attuale in classifica: questo e altro ancora dimostra come la gestione De Laurentiis sia splendida.
Ognuno è artefice del proprio destino: Juve e Napoli possono essere fieri di ciò che sonon riusciti a realizzare in un contesto che, ha scritto Lorenzo Tondo su Repubblica firmando un'approfondita analisi del calcio italiano ha visto aumentare "i giovani atleti "licenziati" dal calcio: la Figc ne ha contati 30mila nel giro di tre stagioni (dal 2010 al 2013). Spazzati via dagli almanacchi. Come le maglie delle squadre che hanno indossato: radiate dai campionati, ridotte a brandelli dai debiti. In Italia ci sono mille club in meno: 63 quelli radiati in Sicilia in un anno e mezzo, oltre 30 in Veneto, una quarantina in Campania. Qualcuno è rinato con altri nomi, la maggior parte sono perduti, dimenticati. Il risultato di questa crisi è un esercito di disoccupati: se va bene, fanno la fila davanti ai cancelli di fabbriche e cantieri".
x.j.
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