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  • Viviano-Martinez:| Il biancoazzuro per ritrovarsi

    Viviano-Martinez:| Il biancoazzuro per ritrovarsi

     

    Il Brescia per lanciarsi, il Brescia per ritrovarsi. La maglia biancazzurra che sta sullo sfondo, ma risalta eccome; Emiliano Viviano e Gilberto Martinez in primo piano a vestirla con lo stesso spirito, lo stesso orgoglio e attaccamento. Domani al Dall'Ara si ritroveranno uno davanti all'altro, anche se spesso si guarderanno da un'area all'altra. Il portiere a far sì che Caracciolo e Diamanti restino a secco, il centrale impegnato a rendere innocuo Di Vaio. Viviano e Martinez, arrivati entrambi nel 2002 all'ombra del Cidneo con spirito diverso: il primo, diciassettenne, portandosi nel cuore il dispiacere per il fallimento della «sua» squadra, la Fiorentina; il secondo reduce da un Mondiale giocato più che discretamente con il Costarica. Poi mille battaglie vissute insieme, soprattutto in serie B, l'ascesa di Vivio alla quale si contrappone l'infortunio del Tuma, che addirittura pensa di non poter più tornare sui campi.

     

    Fino a quando la fortuna finalmente guarda anche verso di lui e lo rende protagonista di una promozione tanto sognata. Quella che Viviano, maglia del Bologna addosso ma cuore biancazzurro, festeggia in tribuna al Rigamonti e poi con gli ex compagni di squadra. Solo uno scatto, quello di metà giugno, in un libro di ricordi che legano Emiliano a Brescia. La sua seconda città, come ha detto più volte, nella quale ha avuto la definitiva consacrazione e trovato la compagna della vita, Manuela. E se Viola, il nome della bimba, indica chiaramente come Firenze (e la Fiorentina) siano sempre in cima alla lista delle sue preferenze, non c'è dubbio che Brescia venga subito dopo, nemmeno troppo distaccata. Fanno presto in via Bazoli a vedere in Viviano il portiere del futuro, quello su cui investire. Gioca con la Primavera, ma ha già la personalità da numero uno «vero». E come tutti i portieri che sanno lasciare il segno, ha una vena di «follia» a renderlo speciale. In positivo e in negativo. Con il segno meno resta una partita del 2004: campionato Primavera, i ragazzi di De Paola giocano a Fano la semifinale scudetto contro il Lecce. I giallorossi vanno in vantaggio, nel finale Rossini pareggia, ma quando tutto lascia pensare che si arrivi ai supplementari ecco il 2-1 di Rodia, su liscio clamoroso proprio di Viviano. Cose che capitano, tanto è vero che Emiliano non molla. Anzi rilancia. E il Brescia decide di puntare su di lui lasciando andare Agliardi. In prima squadra diventa protagonista, sono molti di più i punti che il Brescia guadagna grazie alle sue parate rispetto a quelli che perde per suoi errori. C'è ancora il Lecce nel destino, ma stavolta in positivo. Marzo 2008, al Rigamonti arriva la squadra di Papadopulo. I play off sono ormai in tasca per entrambe le formazioni, ma il sogno della A diretta non è ancora abbandonato. La partita la fanno i salentini che hanno otto clamorose palle gol, ma trovano sulla loro strada un Viviano strepitoso, insuperabile come nemmeno il tonno. Finisce 0-0, il punto è solo merito dell'estremo difensore. Il quale entra nelle grazie dell'Inter, che ne acquista la metà del cartellino. Il futuro è assicurato, ma il presente in nerazzurro si chiama Julio Cesar. Vivio però è pronto per la serie A e così, dopo la delusione dei play off persi a Livorno, sceglie Bologna. A malincuore, ma senza tagliare i ponti con Brescia e col Brescia. Appena può segue le rondinelle a Mompiano o in trasferta, nel frattempo in Emilia fa capire di che pasta è fatto. E quando sulla panchina dell'Italia arriva Cesare Prandelli da Orzinuovi, che conosce bene il ragazzo, lo arruola subito in attesa del recupero di Buffon. Non come comparsa, ma come protagonista.

     

    Quel ruolo che Gilberto Martinez si ritaglia nell'azzurro Brescia, la faccia sorridente dopo innumerevoli smorfie di dolore. Passando dalla possibilità di chiudere la carriera a titolare in serie A. Nuovamente, dopo averla azzannata con le rondinelle ad inizio Duemila, senza poi nemmeno assaggiarla nella parentesi con la Roma. Quella in cui teme di togliersi le scarpe coi tacchetti per non indossarle più. Invece... Invece tutto cambia, per una volta quello che sembra un miracolo si avvera. Il Tuma capisce che può continuare a martellare, non molla e torna ad essere giocatore. Vero, in tutti i sensi. Iachini sa che può contare su di lui e la promozione ha anche i colori del Costarica. Chi pensa a un addio si sbaglia: Martinez ha troppa voglia di serie A e il Brescia troppo bisogno di un difensore come lui, spendibile a destra come al centro. Vero, Mareco, Bega e Zoboli restano, in più arriva Zebina, sulle fasce ci sono Zambelli, Berardi, Dallamano, Daprelà. Insomma, la concorrenza non manca. Mareco però fa i conti con la sfortuna, Zebina non è ancora pronto a inizio campionato: ecco perché la coppia diventa Martinez-Bega. Poi arriva il momento del francese, ma a lasciargli il posto è Ciccio. Gilberto non si tocca, nonostante la Puglia gli giochi brutti scherzi. A Bari è protagonista in negativo quando stende Barreto in area, a Lecce paga l'abbaglio di Bergonzi. Ma non molla, da buon «martello».

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