Vivendi, passo indietro su Mediaset: Berlusconi spinto a vendere il Milan
Premium non passerà interamente nelle mani di Vivendi. Mediaset, gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi, ha infatti reso noto al mercato di aver ricevuto una comunicazione dei Vivendi contenente uno schema alternativo per l'operazione. Schema che, sottolinea Mediaset, “muta la valenza industriale alla base dellʼaccordo per incidere significativamente sullʼassetto del capitale di Mediaset“.
In sostanza Vivendi, pur confermando lo scambio azionario con Mediaset, che dovrebbe portare la società italiana ad avere il 3,5% di quella francese, “propone di acquistare soltanto il 20% del capitale di Premium e di arrivare a detenere in tre anni circa il 15% del capitale di Mediaset attraverso un prestito obbligazionario convertibile”. I francesi, dunque, rinunciano ad acquistare il 100% di Mediaset Premium come era previsto negli accordi originari.
La comunicazione di Vivendi, scrive il gruppo di Cologno Monzese “elude un riscontro puntuale ad un’intimazione rivoltale da Mediaset ad adempiere ai propri obblighi contrattuali – finora inadempiuti – in primo luogo quello di notificare tempestivamente l’acquisto del controllo di Mediaset Premium alla Commissione Antitrust della Ue”. Mediaset informa inoltre che ieri l’amministratore delegato di Vivendi, ha verbalmente comunicato che “Vivendi non intende comunque onorare il contratto stipulato“. La comunicazione di Vivendi “costituisce per Mediaset una novità assoluta e non concordata. Rappresenta una palese contraddizione con gli impegni assunti da Vivendi mediante il contratto firmato lʼ8 aprile scorso, concluso dopo lunghe trattative con lʼapprovazione di tutti gli organi competenti di entrambe le parti”.
Il consiglio di amministrazione di Mediaset, già convocato per giovedì 28 luglio per l’approvazione dei conti del primo semestre, prenderà ufficialmente posizione su detta proposta e “sulla gravissima comunicazione dellʼamministratore delegato di Vivendi”. Mediaset, conclude il gruppo “è fermamente determinata a far valere ogni proprio diritto in ogni sede”.
Dal canto suo Vivendi ha confermato di aver formulato una nuova proposta di alleanza a Mediaset. ”Il presidente del suo consiglio di gestione – si legge in un comunicato di Vivendi – con una lettera datata 21 giugno, ha comunicato ai dirigenti Mediaset delle divergenze significative nell’analisi dei risultati della sua filiale di pay tv Mediaset Premium, su cui i due gruppi sono in trattativa”. Il gruppo francese ha quindi “fatto, ieri, una proposta a Mediaset per trovare un nuovo accordo in termini differenti e proseguire le discussioni”, dato che “conferma la sua volontà di costruire un’alleanza”.
EFFETTI VIVENDI SUL MILAN - La società rossonera assorbe una media di 75 milioni all’anno alla Fininvest e anche quest’anno ha chiuso il bilancio con un rosso di 90 milioni (in linea con la perdita dello scorso anno). Poiché sia Mediaset sia il Milan sono controllati dalla Fininvest, la rinuncia dell'acquisizione della totalità di Premium da parte di Vivendi può avere ripercussioni anche sulla vendita dei rossoneri. La holding, infatti, è più che propensa a disimpegnarsi dal mondo del calcio e la rottura con Vivendi può accelerare la cessione ai cinesi. L'ultima parola, però, spetta come sempre a Silvio Berlusconi (foto di Daringtodo)
VENDITA MILAN - E proprio della trattativa per la cessione dei cinesi parla il Corriere della Sera oggi in edicola. Il quotidiano spiega che mentre tutti parlano di Wu Shenjun come il punto di riferimento di questo affare Zheng Jianming sembra relegato nell’ombra. Ma in realtà non sarebbe così perché sarebbe proprio quest’ultimo il vero capo cordata dato che in Cina per tradizione e cultura chi ha davvero possibilità e denaro preferisce muovere le pedine da dietro le quinte. L’operazione di portare in Cina il Milan risponde a una precisa linea politica indicata dal presidente Xi Jinping, appassionato di calcio e desideroso di elevare il livello di questo sport nel Paese. Di qui sorgerebbero la difficoltà delle trattative, la presenza di aziende e persone delle quali è tuttora difficile capire il ruolo ma tutte desiderose di compiacere il leader massimo: Robin Lee di Baidu, la Kweichouw Moutai (brand di alcolici di livello internazionale).
STATO CINESE - Il Corriere avanza l’ipotesi che questi imprenditori possano rappresentare dei prestanome. Il quotidiano cita Thomas Rosenthal, studioso di Cina contemporanea e manager italiano con base a Shenzhen, secondo il quale non è escluso che dietro a tutto questo giro vorticoso ci sia lo Stato cinese, l’unico che potrebbe ottenere benefici dall’acquisto o dalla compartecipazione alla gestione di squadre straniere.