Violamania:| Un serbo napoletano
Se mi trovassi a quattr'occhi con Sinisa Mihajlovic, avrei solo una domanda da fargli, fuori dal contesto giornalistico: 'Perchè nella prima parte della sua avventura a Firenze è sembrato un semplice burattino, in mano a scelte tecniche non sue, e da quando ha capito che si sarebbe giocato il posto da allenatore ha smesso di fare l'aziendalista?'. Magari Mihajlovic non accetterebbe la definizione di 'burattino', mentre non rinnegherebbe il suo animo aziendalista, eppure oggi l'uomo di Vukovar sembra anni luce da quel caldo pomeriggio di luglio in cui, nel giorno della sua presentazione, dissi ad alta voce in sala stampa: 'Questo non arriva a Natale a Firenze!'. Quella conferenza stampa di presentazione, fatta di frasi fatte e annunci, di promesse che neanche il mago Silvan avrebbe potuto fare prima di un suo gioco di magia, quel misto di parolacce e disciplina, mi aveva infastidito talmente tanto che stentavo a pensare che quello fosse un campione che nel calcio, sul campo, vincente lo è stato e molto, ma che da allenatore aveva tutto da dimostrare.
Non è un folle Mihajlovic, però, lo devo ammettere. Guardando sull'enciclopedia la definizione di follia è: 'Ripetere lo stesso gesto più volte, sperando che prima o poi l'esito sia diverso'. L'allenatore della Fiorentina si era incamminato verso la strada della follia quando, per dar retta a scelte tecniche non sue, faceva la formazione basandosi sugli input del club, o di qualche persona a lui troppo vicina ma che non faceva parte del suo staff, fidandosi di chi lo aveva 'ammaliato' quando lo aveva portato a Firenze. Aveva chiesto al lupo di farsi agnello, promettendo di difenderlo, in un anno che sarebbe stato di transizione. Quando però Mihajlovic ha capito che il sedere, se le cose fossero andate male, se lo sarebbe giocato solo lui, ha cambiato strada. Mihajlovic è un serbo anomalo, un po' come Toto' quando si finge turco. Ebbene, una volta chiesto alla società di diventare general manager del club, ed ottenendo una risposta negativa, ha operato scelte tecniche non in base alle indicazioni del mercato estivo scorso, ma secondo coscienza. Lo so, sto per bestemmiare, e neanche io avrei pensato un giorno di scriverlo, ma oggi Sinisa Mihajlovic sembra il primo Cesare Prandelli.
Diversi caratteri, ma stesso modo di porsi di fronte alle scelte illogiche del mercato viola. I giovani solo in caso di estrema ratio, perché se non erano pronti quelli della Primavera con il tecnico di Orzinuovi (anche se fu quest'ultimo a lanciare Carraro in coppa), non lo sono neanche ora per i grandi palcoscenici. Via gli acquisti sbagliati, i doppioni, ma soprattutto nello spogliatoio dialogo - quello che Prandelli ha avuto fino agli ultimi due anni - e compattezza del gruppo. Non arrivi al terzo posto - al netto della penalizzazione di Calciopoli - se non hai un dialogo con i tuoi uomini. Prandelli ha costruito sui toni bassi la sua credibilità (cosa che Mihajlovic sta acquisendo) ed il gioco (che invece ancora manca). L'augurio al tecnico di Vukovar è di non cadere nell'errore che fu di Prandelli: ribellarsi totalmente al suo patron, quando il sogno era vincere. Per diventare 're' non solo per un giorno, a Firenze bisogna sempre raccontare la verità: casualmente da quando Mihajlovic è diventato 'noioso e banale' in sala stampa e sincero sul campo, i risultati gli stanno dando ragione. Se sarà meno aziendalista nelle richieste del prossimo mercato, ne siamo certi, sarà forse meno amato nello spogliatoio ma la gente viola lo saprà apprezzare più che con le dichiarazioni roboanti.