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    Violamania:| Un'impresa che non cresce

    Violamania:| Un'impresa che non cresce

    Chissà se al dottor Diego Della Valle, che fintamente dice di non interessarsi alle cose di Fiorentina ma in realtà è sempre l'ultimo a decidere nelle questioni chiave, hanno riferito della risposta alla mia domanda giunta dal suo amico e socio Luca Cordero di Montezemolo. Sulla vicenda Prandelli, che giustamente dovrebbe essere 'morta e sepolta', il numero uno della Ferrari ha dato il colpo di grazia a quella montatura fatta ad arte, secondo me creata con l'ausilio di mister Tod's, per scaricare l'ex allenatore gigliato, che assaporata l'idea di vincere qualcosa con la sua Fiorentina era stanco di fare il tecnico aziendalista, e suggeriva ai proprietari del club gigliato investimenti degni di una squadra da quattro anni ai vertici italiani, e che si stava affermando anche a livello europeo. Questa stagione estremamente negativa per la squadra viola ha sancito che l'attuale tecnico della Nazionale non solo nei suoi anni fiorentini era un uomo di grande valore umano e di alta professionalità, ma un tecnico che sapeva esaltare qualità anche non eccelse della rosa che aveva a disposizione, e che anche per il troppo amore che la gente gli riconosceva - oltre che per la già citata 'ritrosia' all'aziendalismo - è stato prima delegittimato con la 'favola' della Juventus, e poi scaricato in Nazionale, grazie alle amicizie altolocate dei vertici della Fiorentina.

    Ritengo Diego Della Valle persona di un'intelligenza straordinaria, che non lascia niente al caso, e sono sicuro che, quando si è affidato al suo direttore sportivo per una prova di rilancio del progetto Fiorentina, credesse davvero di fare il bene della sua società, anche senza l'uomo di Orzinuovi. Tornando però a cosa ha detto Luca Cordero di Montezemolo una ventina di giorni fa, nel suo intervento ai giovani universitari sul mondo imprenditoriale, il presidente della Ferrari ha specificato che un imprenditore per avere successo nella sua azienda ha bisogno di tre presupposti: persone qualificate che lavorino con lui, ovvero 'eccellenze nel settore specifico dell'impresa' (così le ha definite), far crescere chi merita, ed un forte rapporto con il territorio. E la Fiorentina che aveva successo qualche anno fa godeva effettivamente di eccellenze in campo tecnico (Cesare Prandelli) e a livello direzionale (Pantaleo Corvino). La meritocrazia era affidata all'allenatore, che - ad esempio - se un giorno stava meglio Gobbi, era preferito a Pasqual, o se Mutu non era in forma si accomodava a sedere. Ma soprattutto, sul terzo punto citato da Montezemolo, la società poteva contare su una famiglia Della Valle molto presentienelle cose di Firenze, città che allora era vissuta a pieno dai proprietari del club, con grande feeling con la vecchia amministrazione comunale.

    Poi qualcosa è cambiato, ed il mio timore è che la stessa amministrazione, quando ha coinvolto nel progetto della nuova Fiorentina i fratelli Della Valle, avesse fatto promesse di 'corsie preferenziali' in termini di investimenti edilizi da fare in città; promesse che poi la nuova amministrazione ha disatteso, anche perché altre 'agevolazioni' nel passato hanno portato a (giuste) inchieste giudiziarie. Diego Della Valle allora ha chiuso il portafogli, facendo attuare l'autofinanziamento; ha allontanato un'eccellenza in campo tecnico sostituendola con un discreto e giovane manovale (Mihajlovic), che però si deve ancora formare ad alti livelli; ha eliminato la meritocrazia (Mutu, reintegrato per opportunismo, o elementi che sembrano giocare solo per il procuratore che hanno alle spalle), allontanandosi dal territorio dove è radicata la sua azienda. Normale che i risultati di questi ultimi mesi siano negativi. Se però, come sempre si dice in giro, i fratelli Della Valle sono davvero dei vincenti, parlino chiaro alla città su cosa vogliono fare in futuro, e se ripartire dai tre presupposti citati da Luca Cordero di Montezemolo per un'azienda vincente. Questa Fiorentina è tutt'altro che un'impresa destinata a crescere ed avere successi, e se non c'è interesse ed amore è meglio vendere, a cifre accessibili, ad imprenditori che vogliono investire. Firenze ringrazierebbe e applaudirebbe, ne sono certo. Basta però con favole o leggende metropolitane.

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