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    Violamania:| Serve un bomber. Anzi due

    Violamania:| Serve un bomber. Anzi due

    I numeri nel calcio non raccontano tutto, ma possono dire molte cose. Quelli della Fiorentina, soprattutto per ciò che riguarda l'attacco, sono talmente chiari e impietosi che non si possono trasformare o mal interpretare. I viola sono in terz'ultima posizione come prolificità offensiva dopo 14 giornate; hanno il loro principale attaccante, Alberto Gilardino, che ha segnato una sola rete (stesso bottino dei gol segnati in totale in trasferta), e non 'batte' un portiere avversario su azione da Fiorentina-Genoa del 30 ottobre scorso. Sull'attaccante biellese è giusto fare un discorso a parte: se fosse stato per il d.s. Pantaleo Corvino il numero 11 gigliato sarebbe a questo punto un giocatore del Genoa, visto che, avendolo visto demotivato e poco propenso a rimanere in maglia viola la scorsa estate, l'offerta di sette milioni e mezzo più l'intero cartellino di Kharja all'uomo di Vernole sembrava una proposta da accettare. I vertici proprietari però, per non scontentare la piazza e provare a rilanciare le quotazioni della squadra, bloccando elementi come Gilardino e Vargas ne hanno stoppato il 'decollo'. A conti fatti, a due giornate dalla fine del 2011, bisogna dire che ci aveva visto giusto Corvino, il quale aveva praticamente in mano un accordo con il Catania per Maxi Lopez.

    Detto però di Gilardino, e di come evidentemente, se quest'ultimo preferiva andare a Genova, non abbia ormai grossi stimoli e cerchi solo la possibilità di un ultimo grande contratto, va anche riconosciuto che l'errore (pensando ad esempio al rendimento di uno come Klose, cui Lotito paga solo l'ingaggio stagionale) è stato acquistare un attaccante come Santiago Silva. Il Tanque sarà pure folcloristico, umile e alle prese con qualche difficoltà di ambientamento, ma la sua esperienza con la Fiorentina va certificata come fallimentare. E se Gilardino può avere degli alibi per la mancanza costante di partner d'attacco via via infortunatesi (vedi Jovetic) o protagonisti di episodi poco edificanti fuori dal campo (si guardi ai nomi di Ljajic e Cerci), nel prossimo mercato di gennaio è assolutamente indispensabile per la Fiorentina comprare gente che faccia gol. Un bomber vero, che garantisca almeno una decina di reti fra le ultime gare del girone di andata e quelle del ritorno, senza pensare al rischio che possa 'pestare i piedi' a Gilardino. Basta scommesse alla Silva, o nomi esotici di ex campioni che non conoscono la serie A: da Luis Fabiano a Podolski. Si inventi qualcosa Corvino, ma qui serve gente che la butti regolarmente in porta ogni domenica, con o senza validi compagni d'attacco.

    La Fiorentina dei bei tempi si basava su tre 'bomber': uno in società, Diego Della Valle, uno in panchina, Cesare Prandelli, e uno in squadra, Luca Toni; e poi, in parte, Alberto Gilardino. Dunque se c'è bisogno di un nuovo attaccante per Delio Rossi - che adesso che avrà anche un calendario più abordabile e quindi può tentare di ricostruire tecnicamente la rosa e portarla verso nuovi importanti traguardi -, è indispensabile anche un sostituto degno dell'ex patron gigliato. Questa è una pecca molto evidente nella Fiorentina, visto che l'attuale organigramma è composto da scarsi conoscitori di calcio (Cognigni e Mencucci), persone delegittimate perché in scadenza di contratto (Corvino) o elementi poco autorevoli (Vincenzo Guerini). Le brutte figure collezionate dai giocatori nel loro 'fuori campo', i grandissimi errori mediatici commessi in passato, ma soprattutto la mancanza di autorevolezza nello spogliatoio gigliato, non sono che il frutto della mancanza di un uomo di calcio che rappresenti a pieno la famiglia Della Valle, visto che quest'ultima ha altre priorità. Fino a quando la Fiorentina non si doterà di uno come Giancarlo Antognoni, tanto per fare un esempio - ben sapendo quanto sia impossibile un suo arrivo, visti i dissidi con la proprietà -, la squadra potrà riprendere a marciare in classifica, ma sarà sempre un treno privato del suo vagone principale: la testa. Perché senza una società forte non esiste una squadra forte. Ecco perché a gennaio, oltre che a rinforzarsi sul campo, è indispensabile trovare un 'fuoriclasse' societario, che dia spessore, lustro e porti ordine in un club che da fuori è visto come nettamente allo sbando.

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