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    Violamania: tutto questo silenzio, tutta questa confusione

    Violamania: tutto questo silenzio, tutta questa confusione

    • Giacomo Brunetti
    La miccia innescata da Hancko ha incontrato la parte umida del filo, quella che spegne il fuoco e annienta la scintilla. Si crea stallo, lentamente l’accensione scema e raramente riprende, esaurendosi. Solamente la prima parte del processo riguarda la Fiorentina, perché gli scoppi arriveranno e il mercato prenderà consistenza. Quando, però, è da scoprire. Svanite le piste pregiate, l’ultimo vacillo – almeno secondo i nomi usciti, perché Corvino è abile nel lavorare sottotraccia o sorprendere, un esempio su tutti Benassi – è rimasto Pjaca. Ma siamo sicuri che davvero il croato stia rifiutando tutte le offerte per Firenze? Difficile, strano, soprattutto perché in questo momento la sua testa è rivolta al Mondiale. Non solo: la Fiorentina, al momento, è priva una qualificazione alle coppe europee in mano e, senza ombra di dubbio, dispone di un budget inferiore a qualsiasi altra pretendente al giocatore della Juventus, che chiede circa venticinque milioni di euro. Una modalità - forse l'unica - sarebbe investire nel futuro, magari tramite un prestito con obbligo di riscatto, vincolato però a una cessione di Chiesa l’anno venturo.

    La realtà parla chiaro e, purtroppo, accanto al nome di Pjaca campeggiano profili poco entusiasmanti. Come quello di De Paul che, con il dovuto rispetto, vale Eysseric. E non in senso dispregiativo, bensì di un’economia di gioco e di costruzione: segnare una minusvalenza al termine dell’operazione, oltre ad aver preso un calciatore che non giocherebbe nel proprio ruolo naturale e reduce da due stagioni non esaltanti, sarebbe un colpo fastidioso ed evitabile. Specialmente perché all’Udinese, Saponara, non interessa, e De Paul è semplicemente un Saponara con maggiore corsa e duttilità. Quindi niente di già visto in Eysseric. I soldi, se tanti – e le cifre che girano per De Paul, per la Fiorentina del presente, sono alte – devono essere spesi solamente se ne vale la pena. Per qualcuno che abbia qualità imprescindibili e capaci di differenziare. Per l’anonimato bastava Dias.

    Il silenzio degli acquisti si contorna della confusione fomentata dallo stallo nelle trattative. Scendere di livello, negli obiettivi, cercando un Gabriel di turno, non entusiasma ma è, attualmente, l’unica ricetta concreta, senza compromessi. Al 24 giugno, la formazione è priva dei tre tasselli che mancavano chiaramente fin dal termine del campionato: portiere, regista ed esterno d’attacco. E guai a dire che al posto del regista servono solamente giocatori muscolari. Perché Dabo, ad esempio, è stato talvolta determinante, ma con Badelj la squadra girava e in modo totalmente diverso. Questione di caratteristiche, non di essere forti o deboli. Questione di logica. Il ritiro incombe, così come la decisione sul futuro del Milan. I tempi sono stati lunghi, si dilateranno ancora di più ed è doveroso non farsi trovare impreparati, ancora una volta. Il preliminare sarebbe il 26 luglio. A praticamente un mese dalla ipotetica sfida contro una tra Banants e Sarajevo, tutto tace. E, volendo, mancherebbero anche un terzino destro – basta storpiare Milenkovic, sebbene abbia dato garanzie – e riserve all’altezza. Una cosa per volta, però: intanto arriviamo a undici.

    Corvino sta lavorando su svariati fronti, consapevole che tutto torna e anche il calciomercato ha i suoi cicli. Il Mondiale complica le cose, cambia le tempistiche, la Fiorentina lavora e si affida anche ai propri amici. Sportiello, oltre per la mancanza di sicurezza, non sarà riscattato per gli screzi tra Viola e Atalanta per Mancini: a quella cifra, il portiere andava preso. Magari lo scambiavi successivamente, ma andava preso. In giro, a parte la follia per Meret, non c’era di meglio alla portata. Quel che fatto è fatto, il calcio è composto da tante sfaccettature, come quelle economico-politiche. Urge capire il futuro – tutto in mano al TAS di Losanna – e operare sul mercato. A prescindere, la squadra deve essere formata per il ritiro nei titolari. Sennò vorrà dire che non si è imparato dal passato.

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