Calciomercato.com

  • AFP/Getty Images
    Violamania: tanto c'ha ragione chi fa gol

    Violamania: tanto c'ha ragione chi fa gol

    • Luca Cellini
    Il ritorno alla parola, dopo un lungo periodo di silenzio, dettato anche dai vincoli contrattuali che lo legavano al Galatasaray, di Cesare Prandelli, è quasi coinciso temporalmente parlando con i giorni in cui Firenze cercava di assorbire mentalmente la dipartita dal ruolo di tecnico della Fiorentina di Vincenzo Montella. Le modalità dei due allontanamenti dal sodalizio sportivo nato nel 1926 hanno avuto modalità un po’ diverse ma sotto certi aspetti anche simili. Infatti, come era già avvenuto per il poi c.t. della Nazionale italiana a Polonia-Ucraina 2012 e Brasile 2014, l’Aeroplanino è stato esonerato nel momento esatto in cui pubblicamente aveva fatto intendere che per far fare il salto di qualità alla rosa a sua disposizione, bisognava investire pesantemente sul mercato, o quantomeno essere sinceri con i tifosi, e ridimensionare le ambizioni di alta classifica, alias volontà di qualificazione alla Champions League. Prandelli pagò per delle parole pronunciate al termine di uno spareggio contro lo Sporting Lisbona, proprio per la coppa con le grandi orecchie (“Così facciamo fatica” ndr.) e una guerra di nervi e dialettica con l’allora d.s. Pantaleo Corvino, e fu accompagnato alla porta verso la Nazionale azzurra; Montella invece il reiterare parole sui traguardi in vista della prossima stagione, che avrebbero esposto il club, secondo la proprietà gigliata, ad un pressing dei tifosi viola proprio nei loro confronti.

    Come era avvenuto con Prandelli, con regia proprio dell’ex tuttofare in Fiorentina nell’allora estate 2010, anche oggi, sotto l’egida dei fratelli Della Valle, si è arrivata ad un brusco cambio di panchina, con l’approdo a Paulo Sousa, lasciando la spiegazione della rivoluzione tecnica ad un sintetico quanto durissimo comunicato nei confronti del predecessore del portoghese. Nessuna parola dai vertici gigliati sul cambio di passo della nuova linea tracciata, né delucidazioni esaustive sul progetto tecnico che nascerà con l’ingresso anche di dirigenti neofiti nel calcio italiano dalle parti dello stadio Franchi. Allora, cinque anni fa, la svolta non funzionò perché la scelta Mihajlovic, dettata da un procuratore molto legato all’oggi d.s. del Bologna, non fu accompagnata da un degno calciomercato, che poco sorresse il progetto tecnico del prossimo allenatore del Milan.

    Quella Fiorentina vedeva come i Della Valle lontanissimi da Firenze, e quasi sul punto di cedere la società, cosa che oggi sembra quasi un sospetto ma che in realtà, visto che l’esonero di Vincenzo Montella è stato deciso proprio dai proprietari viola, è un’illazione al momento priva di fondamento. Perché sull’arrivo di Paulo Sousa c’è inciso il marchio dell’agente che è più vincolato agli azionisti viola, e soprattutto al presidente esecutivo, ed un possibile, quanto non auspicabile, fallimento in viola del fresco ex allenatore del Basilea, sarebbe una sconfitta atroce non di occupa le scrivanie in via Manfredo Fanti, 4 ma di chi ha residenza a Casette d’Ete. Ecco perché, al di là del normale scetticismo che può regnare in questo periodo, che ha visto la Fiorentina ufficializzare per ultima in serie A il proprio tecnico, e ad ancora a secco di acquisti, nonché di rinnovi di contratto significativi, la garanzia si chiama famiglia Della Valle.

    Infatti, come è avvenuto per Sinisa Mihajlovic, a sostenere il neo allenatore viola penserà nel primo periodo la stampa fiorentina e nazionale sempre molto ruffiana nei confronti della proprietà, e spesso anche più realista del re; nonché quei tifosi che sposano ogni scelta dei fratelli imprenditori marchigiani perché timorosi che una loro dipartita esponga la Fiorentina ad un passo indietro nelle proprie ambizioni (il motto è :”Se vanno via, chi viene al loro posto?). Ma se il progetto del serbo oggi allenatore del Milan fallì perché quella era una viola in dismissione, stavolta non può andare a finire lo stesso. Non si potrà vedere un mercato povero e poche idee sull’organizzazione tecnica della prossima stagione, perché in caso di risultati scarsi o inferiori a quelli del triennio montelliano, sarebbero i Della Valle ad uscire sconfitti. Ecco perché, sicuri che contino i fatti e non le intenzioni, è auspicabile immaginarsi l’arrivo a Firenze di giocatori di sicuro affidamento che accompagnino al meglio il progetto nuovo di Paulo Sousa. Perché come nella vita contano i fatti, e non le parole e le intenzioni, nel calcio conta chi fa gol, e per mandare in rete la palla, al di là di chi siede in panchina, servono programmazione, progettazione e soprattutto top player di sicuro affidamento. Quelli che anche i tifosi viola più scettici con la proprietà gigliata si aspettano che arrivino da qui ad inizio settembre prossimo.
     

    Altre Notizie