Violamania: sognando Valdifiori
La sconfitta di giovedì scorso in Europa League contro la Dinamo Minsk ha fatto una fotografia esatta di cosa è la Fiorentina oggi: un allenatore smanioso ed esigente che ritiene la rosa a sua disposizione insoddisfacente per coltivare le sue ambizioni di vittoria (dal “Mi vergogno di questa sconfitta” a “Ci sono un gruppo di giocatori che non possono dare di più di ciò che stanno dando” ndr.) , una società assente o quantomeno non protagonista dialetticamente parlando quando serve (in tribuna autorità non c’era nessun rappresentante della proprietà e soprattutto nessuno si è fatto sentire con stampa e tifosi dopo il k.o. contro i bielorussi), fino ad uno spogliatoio senza qualità e personalità, anche e soprattutto nelle cosiddette seconde linee (pensate a come ha affrontato Cuadrado l’ultima gara del girone di Europa League o a quanti giocatori arrivati nelle ultime tre campagne acquisti, chiuse tutte con un bilancio in passivo, è oggi titolare).
La Fiorentina di oggi sembra rispecchiare esattamente la mentalità della città: bella, altolocata, bramosa di successi, ma anche narcisa, presuntuosa e che non ha imparato niente o quasi dagli errori che ha commesso in passato. La Firenze del calcio da anni ama definirsi vittima del sistema, colpevole di andare contro i poteri forti e quindi da questi attaccata ma anche economicamente non all’altezza delle big del nostro campionato per puntare a vincere qualcosa. Pensate però a quanti campioni ed allenatori hanno attraversato la storia della Fiorentina anche soltanto negli anni della famiglia Della Valle e a quante occasioni sono state perse per scarsa organizzazione, progettazione ed errori dal punto di vista dialettico. Anche la famiglia Della Valle, che va elogiata assolutamente per come sia un club economicamente all’avanguardia, visto la regolarità con cui paga gli stipendi e come gestisce gli aspetti commerciali ed amministrativi, è di fatto senza trofei in bacheca perché non si è saputa spogliare di quell’aria boriosa ed arrogante che fa pensare al fiorentino cui tutto deve essergli dovuto, soltanto perché è nato in riva all’Arno e vive nella patria del Rinascimento.
Empoli è a soli 30 km di distanza ed è una cittadina imparagonabile rispetto alla metropoli capoluogo di regione. Eppure avrebbe tanto da insegnare alla Fiorentina ed ai fiorentini. Quest’ultimi invece vedono i vicini di casa calcistici quasi come un fastidio, al di là della rivalità territoriale. Quando parli della squadra azzurra li senti definire dal tifoso viola con dispregiativi come carciofari o cugini di campagna. Ebbene quest’ultimi stanno insegnando calcio quest’anno in serie A, ed hanno messo su non solo una bella squadra, che gioca molto bene,con un allenatore che è giusto definire fra i migliori cinque d’Italia, ma si sono dati un’organizzazione economica e societaria davvero invidiabile. Il derby di domenica prossima parte naturalmente con i gigliati favoriti ma attenzione a questo Empoli e alla mentalità che il proprio tecnico, il presidente Fabrizio Corsi, ed i suoi dirigenti, hanno dato a Moro e compagni.La Fiorentina dovrebbe prendere esempio dagli azzurri dal punto di vista organizzativo, comunicativo e calcistico. I fiorentini invece di guardarsi allo specchio, ed esaltarsi per la mancata cessione di Cuadrado (che si sta rivelando operazione boomerang a livello tecnico ed economico), o gioire per l’arrivo di illustri sconosciuti come i vari Gulan, Bakic, Zohore, El Hamdaoui, Iakovenko ed Hegazy; guardino a cosa sta facendo l’Empoli che ha costruito una squadra nel pieno rispetto dell’equilibrio finanziario, mettendo in mostra calciatori dal sicuro avvenire.
Soltanto quando la città, e per converso il club guidato dalla famiglia Della Valle, smetterà di sentirsi sulla carta superiore, ed inizierà ad avere maggiore umiltà, potrà pensare di fare quel salto di qualità che sempre le è mancato. Quando la Fiorentina potrà riaprire un filo diretto con la società valdese, in modo che Rugani non finisca alla Juventus ma ad allenarsi al centro sportivo in zona Campo di Marte, o il vice Pizarro sarà un elemento come Valdifiori (centrocampista dai numeri eccezionali in questa stagione) e non un illustro sconosciuto come Badelj, allora finalmente Firenze potrà non vivere di ricordi del passato ma goderni un buon presente ed un eccellente futuro. Perché questi necessari cambi di mentalità e maturazione che si devono fare dalle parti di via Manfredo Fanti sono molto più importanti degli eventuali tre punti che Pasqual e compagni vogliono conquistare domenica prossima nel sedicesimo turno di andata di questo campionato.