Violamania: settembre 2015
Da sempre la gara contro la Juventus è una partita a sé a Firenze e fra i supporters della Fiorentina, sia per una rivalità storica fra tifoserie e poi anche fra club, accentuata dal famoso finale di campionato della stagione ’81-’82, sia per gli affari Roberto Baggio e Berbatos, senza dimenticare gli scontri dialettici Pontello-Agnelli e soprattutto recentemente Della Valle –Elkhann. C’è chi sbandiera con orgoglio questa fetta di provincialismo viola che fa dei 90’ contro i bianconeri torinesi una sorta di spartiacque per giudicare la stagione: se batti la Juve è come se tu avessi vinto lo scudetto, altrimenti è una mezza tragedia. Se oggi andate a chiedere ad un tifoso della Fiorentina se preferirebbe battere anche solo una volta Pirlo e compagni in questa stagione o il terzo posto finale, che vorrebbe dire preliminari di Champions League, e quindi milioni di euro da introiti televisivi ed incassi, oltre che prestigio e garanzia di un futuro economico del club, una percentuale tutt’altro che irrisoria sceglierebbe la prima opzione.
E’il bello ed il brutto di Firenze, che è città ma vuole rimanere paese, è internazionale, ma rivendica con orgoglio il proprio dialetto e le proprie tradizioni. Solo che mentre la tifoseria gigliata festeggiava nove mesi fa con nascite plurime all’ombra del Brunelleschi il poker di gol alla Antonio Conte band, in Fiorentina si consumava il solito caos presuntamente organizzato. Infatti partiti con l’idea di vendere Cuadrado per soddisfare poi le richieste del tecnico gigliato Montella che chiedeva due-tre rinforzi di alto livello, si passava dalla decisione pretestuosa di trattenerlo, in seguito all’ennesimo infortunio di Giuseppe Rossi, con il presidente esecutivo che delegittimava i suoi uomini mercato, facendo una serie di trattative parallele che rallentavano varie operazioni solo da chiudere, tanto che alla fine i tre acquisti decisivi per l’allenatore viola, e non certo giocatori di prima fascia, venivano acquistati nelle ultime 48 ore di mercato.
Dunque se è importante battere la Juventus o quantomeno fare una grande partita e rendere le cose difficili ai bianconeri sulla strada del loro possibile quarto scudetto consecutivo, la stagione ed il futuro della Fiorentina andrà valutato fra nove mesi, perché adesso che finalmente il club è tornato a fare il club, ovvero con ogni dirigente nel proprio ruolo specifico, con un allenatore che ha le idee più chiare sul disegno tattico della propria squadra (e che di fatto ha svolto il suo vero precampionato durante la recente sosta di novembre per le nazionali, avendo effettuato un ritiro estivo con gente da merchandising come Brillante); bisognerà valutarlo a lunga scadenza. Sconfiggere la squadra di Allegri può provocare una giusta carica di adrenalina, ma se poi nei prossimi 9 mesi la Fiorentina non costruirà solidità al suo progetto calcistico-societario, il successo sulla Juve rimarrebbe si storico, ma fine a sé stesso. Ripetere il brutto film del caos visto in società e sulla panchina viola la scorsa estate, sarebbe imperdonabile, perché una volta si può porre rimedio alla sovrapposizione di ruoli in un club, ma reiterare negli errori, ha poi sempre portato il club viola a stagioni anonime, per non dire deficitarie a livello tecnico ed economico. Ecco perché la gara con la Juventus è importante ma la Fiorentina vera sarà giudicata per come si presenterà fra 9 mesi, quando potrebbe aver partorito finalmente un serio progetto tecnico a media-lunga scadenza.