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Violamania: San Chiesa e poco altro. Simeone preoccupante, Lafont ingenuo
Essere preoccupati dopo un pareggio con la Roma è paradossalmente una situazione anormale. Stavolta, però, è il giusto caso. Al netto del rigore concesso 'bonariamente' alla Fiorentina, se guardiamo intorno alla magistrale interpretazione dal dischetto di Veretout, si trovano numerosi fattori che destano un sorriso amaro sui nostri volti.
Potremmo partire dalle cose buone, ma sono davvero poche, a mio modo di vedere: un punto, con i giallorossi, è sempre meglio di zero; Chiesa è il solito fenomeno solista, Veretout una diga; Hugo, dal canto suo, si è rivelato ancora una volta tra i più solidi, meritandosi, a mio mio modo di vedere, la palma di migliore in campo. Poi, altro? Magari l'ordinaria amministrazione della difesa, un Gerson forse più avanzato e nulla più.
Eh già, i problemi sono ancora tanti e la terza rimonta subita - la più amara, per situazione, svolgimento ed epilogo - è solamente il dato che trapela da una prestazione opaca, dove la Fiorentina ha tenuto il campo, senza però nascondere i propri difetti. Anzi, venendo tradita da quest'ultimi. I più evidenti riguardano i due estremi: Simeone e Lafont. Prendersela con i singoli non è mai bello, specialmente perché le colpe, in una squadra, spesso vanno addossate alla coralità. Nel caso dell'argentino e del francese, però, parlano numeri e involuzioni: l'attaccante non segna dal 19 settembre, oltre seicento minuti (seicento!) e anche contro la Roma è stato il festival dell'anonimato e degli orrori, e non tanto per quell'incomprensione davanti alla porta con Chiesa, quanto per la grazia divina che ha concesso il rigore, salvandolo dall'ennesimo controllo rivedibile; il portiere ha iniziato la sfida a suon d'indecisioni, è cresciuto nell'arco della stessa fino a un'uscita non avventata, ma gestita molto male, perché con i pugni avrebbe potuto fare decisamente meglio. E Florenzi non ha perdonato.
E se quelli elencati sono i problemi che risaltano maggiormente, è necessario iniziare a porsi domande sulla situazione del gioco offensivo. La Fiorentina e Stefano Pioli si affidano troppo all'invenzione del singolo. Ne sono dipendenti. Idea che potrebbe anche starci, una volta arrivati nei metri caldi, peccato che all'appello risponda solamente San Chiesa. Gli altri non sono pervenuti per i più svariati motivi e neanche Mirallas riesce a dare le garanzie che Pjaca non trova con qualche strappo a corrente alternata. La classifica è quasi in linea, mancano due punti contro il Cagliari per essere pienamente in regola con la carta. Per poter essere sereni e soddisfatti, Frosinone e Bologna dovranno rappresentare un "+6" nell'economia dei punti. Anche perché al 'Franchi', dopo le due trasferte, arriverà la Juventus dalla miglior partenza in Serie A.
La Roma era un colosso con le ossa non al proprio posto, a Firenze non ha passeggiato ma è stata penalizzata dall'arbitro. Inconcepibile la gestione del VAR, figlia delle nuove interpretazioni. Rammarico per la vittoria sfumata in casa Fiorentina, preoccupazione anche per ciò che manca a novembre. Le idee e tutto il resto potrebbero funzionare, ma se mancano i terminali, allora tutto diventa un problema. Certo, dal punto di vista del gioco Pioli potrà non essere Montella, ma se i singoli ti tradiscono nel tuo piano di gioco, è difficile andare a imporsi. A mio modo di vedere, i viola hanno patito in più frazioni di partite rispetto a quelle che elenca il tecnico - secondo tempo con il Torino - e, visto il calendario in trasferta, può anche starci. In casa regna l'imbattibilità: sei partite, quattro vittorie e due pareggi. Bene, se lontano dalle mura amiche fosse arrivata almeno una vittoria: ma, come detto, è stato anche il cammino a mettersi nel mezzo.
Un Gerson avanzato, un Edimilson (o Dabo) a centrocampo e un Benassi recuperato, la difesa che continua a fare il proprio dovere e... Simeone che prima o poi si sbloccherà! Aspettando Pjaca, naturalmente, e pregando in Chiesa, sperando che la vena sia sempre questa. E magari anche la Fiorentina splenderà.
Potremmo partire dalle cose buone, ma sono davvero poche, a mio modo di vedere: un punto, con i giallorossi, è sempre meglio di zero; Chiesa è il solito fenomeno solista, Veretout una diga; Hugo, dal canto suo, si è rivelato ancora una volta tra i più solidi, meritandosi, a mio mio modo di vedere, la palma di migliore in campo. Poi, altro? Magari l'ordinaria amministrazione della difesa, un Gerson forse più avanzato e nulla più.
Eh già, i problemi sono ancora tanti e la terza rimonta subita - la più amara, per situazione, svolgimento ed epilogo - è solamente il dato che trapela da una prestazione opaca, dove la Fiorentina ha tenuto il campo, senza però nascondere i propri difetti. Anzi, venendo tradita da quest'ultimi. I più evidenti riguardano i due estremi: Simeone e Lafont. Prendersela con i singoli non è mai bello, specialmente perché le colpe, in una squadra, spesso vanno addossate alla coralità. Nel caso dell'argentino e del francese, però, parlano numeri e involuzioni: l'attaccante non segna dal 19 settembre, oltre seicento minuti (seicento!) e anche contro la Roma è stato il festival dell'anonimato e degli orrori, e non tanto per quell'incomprensione davanti alla porta con Chiesa, quanto per la grazia divina che ha concesso il rigore, salvandolo dall'ennesimo controllo rivedibile; il portiere ha iniziato la sfida a suon d'indecisioni, è cresciuto nell'arco della stessa fino a un'uscita non avventata, ma gestita molto male, perché con i pugni avrebbe potuto fare decisamente meglio. E Florenzi non ha perdonato.
E se quelli elencati sono i problemi che risaltano maggiormente, è necessario iniziare a porsi domande sulla situazione del gioco offensivo. La Fiorentina e Stefano Pioli si affidano troppo all'invenzione del singolo. Ne sono dipendenti. Idea che potrebbe anche starci, una volta arrivati nei metri caldi, peccato che all'appello risponda solamente San Chiesa. Gli altri non sono pervenuti per i più svariati motivi e neanche Mirallas riesce a dare le garanzie che Pjaca non trova con qualche strappo a corrente alternata. La classifica è quasi in linea, mancano due punti contro il Cagliari per essere pienamente in regola con la carta. Per poter essere sereni e soddisfatti, Frosinone e Bologna dovranno rappresentare un "+6" nell'economia dei punti. Anche perché al 'Franchi', dopo le due trasferte, arriverà la Juventus dalla miglior partenza in Serie A.
La Roma era un colosso con le ossa non al proprio posto, a Firenze non ha passeggiato ma è stata penalizzata dall'arbitro. Inconcepibile la gestione del VAR, figlia delle nuove interpretazioni. Rammarico per la vittoria sfumata in casa Fiorentina, preoccupazione anche per ciò che manca a novembre. Le idee e tutto il resto potrebbero funzionare, ma se mancano i terminali, allora tutto diventa un problema. Certo, dal punto di vista del gioco Pioli potrà non essere Montella, ma se i singoli ti tradiscono nel tuo piano di gioco, è difficile andare a imporsi. A mio modo di vedere, i viola hanno patito in più frazioni di partite rispetto a quelle che elenca il tecnico - secondo tempo con il Torino - e, visto il calendario in trasferta, può anche starci. In casa regna l'imbattibilità: sei partite, quattro vittorie e due pareggi. Bene, se lontano dalle mura amiche fosse arrivata almeno una vittoria: ma, come detto, è stato anche il cammino a mettersi nel mezzo.
Un Gerson avanzato, un Edimilson (o Dabo) a centrocampo e un Benassi recuperato, la difesa che continua a fare il proprio dovere e... Simeone che prima o poi si sbloccherà! Aspettando Pjaca, naturalmente, e pregando in Chiesa, sperando che la vena sia sempre questa. E magari anche la Fiorentina splenderà.