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Violamania: quel rigore serviva a Piatek. Male l'arbitro, ma l'occasione l'ha persa la Fiorentina
PERCHÉ, CAPITANO? - In realtà possiamo capire Biraghi: era in un magic moment, sembrava che ogni pallone entrasse, la possibilità di un altro gol ingolosiva. Ma un vero capitano, quale ha dimostrato di essere, deve capire quanto sia importante per un attaccante incamerare fiducia e segnare. Il rigore andava lasciato a Piatek (specialista) a priori. Per intenderci: questa critica l'avremmo mossa, magari in maniera più sommessa, anche se Biraghi avesse segnato, e dunque se avessimo assistito ad un'altra partita. Perché sarebbe davvero cambiato tutto.
PIATEK NON È VLAHOVIC - E ci mancherebbe, altrimenti non sarebbe arrivato in prestito con diritto, ma ci sarebbero volute decine di milioni. Ma non è Vlahovic neanche come stile di gioco: il serbo gioca spalle alla porta, fa da sponda, si fa carico di una sorta di regia offensiva in azioni che poi lui stesso va a concludere; Piatek è un finalizzatore puro, ama la palla lunga e pedalare, è più spigoloso. Il suo esordio con la maglia viola, in un contesto tattico che ricorda pericolosamente quello del Milan di Giampaolo, è negativo, ma impone la sospensione del giudizio. Se non altro perché la squadra che ha alle spalle deve imparare a capire che quando davanti non c'è Dusan, c'è lui. Buono un cross per Bonaventura, poco altro. Work in progress, in attesa di capire cosa succederà nel corso della prossima settimana.
MEZZALA SINISTRA - In questo momento tenere fuori Maleh è difficilmente giustificabile. Dopo l'ennesima prova incolore di Castrovilli, che solo a Verona ha avuto un sussulto di grinta e carattere, il numero 14 è entrato e, ancora una volta, si è fatto preferire di gran lunga al collega, per intensità e tempismo nelle giocate. Fa anche molti falli, mai pericolosi e alcuni utili, non è il timido che può sembrare ad una prima occhiata. Tenerlo in estate, nonostante la presenza di Duncan oltre a Castrovilli, è stata una scelta più che azzeccata. Adesso giochi lui, che ha dato il là alla percussione vincente di Sottil.
EUROPA? CHE BAGARRE - Ci siamo sbilanciati, e continuiamo a credere che, in linea teorica, accedere alle Coppe sia possibile. Molto dipenderà dallo scontro diretto in casa con la Lazio dopo la sosta, ma il discorso, complici i balbettii della Fiorentina e delle romane, deve essere allargato anche a Verona e soprattutto al Torino, a conti fatti l'unica squadra capace di battere i viola dal 27 novembre ad oggi. Un arco di tempo in cui non è stata affrontata nessuna delle big, ma comunque una trafila importante di avversari non semplici da affrontare. La classifica lo dimostra. Anche battere l'Udinese nel recupero della gara rinviata il 6 gennaio potrebbe riabilitare la squadra di Italiano, specie in caso di KO contro la Lazio. Speravamo di poter essere più sicuri delle prospettive viola alla sosta di gennaio, ma il campionato, con le sue corse, ha ancora moltissimo da dire. E questo è un bene per gli spettatori neutrali, meno per quelli di fede gigliata, che in casa vedono una squadra e in trasferta un'altra. Se non altro, a parte le milanesi e il Napoli, le altre big nel girone di ritorno sono attese a Firenze...