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    Violamania:| Ljajic, più croce che delizia

    Violamania:| Ljajic, più croce che delizia

    'Ljajic ha fatto molto bene quando è entrato, ma a fine partita sono andato da lui perché secondo me avrebbe potuto passare la palla ad un compagno in almeno due circostanze in cui è entrato in area, e avremmo chiuso prima la partita'. A Firenze uno che non si accontenta mai, che ha sempre qualcosa di cui lamentarsi, al fine di migliorare le cose o comunque perfezionarle, lo si chiama 'crostino'. Ecco, un appellativo del genere calza a pennello per il tecnico della Fiorentina Vincenzo Montella, che con questa frase ha voluto dare di fioretto al giocatore che ha ‘spaccato’ la partita con il suo ingresso in campo dopo un'ora di gioco, anche sabato scorso, quando tutti stavano celebrando la parabola discendente del serbo (giunto a Firenze soltanto ad aprile 2012), e invece per tanti aspetti rinato. 

    L'allenatore viola lo ha capito fin da subito, questo ragazzo. A Moena ricordano con piacere i suoi rimproveri mentre Ljajic salendo sul pulmino che accompagnava la squadra al campo lasciava la porta aperta, quasi che servisse sempre uno chauffeur per provvedere. Ma anche al centro sportivo piovevano lamentele per come il serbo trascurava l'abbigliamento tecnico e non ne sapesse gestire la pulizia e l'ordine. Non sono particolari secondari, quest'anno, per la Fiorentina: in uno spogliatoio come quello attuale Ljajic può anche fare la differenza in campo, ma se fuori si comporta male non manca di essere ripreso. E così il giocatore è ancora considerato più croce che delizia, perché se è vero che il suo rendimento, dopo ben tre anni di 'vuoto', è migliorato, va detto che c'è ancora tantissimo da capire e migliorare. 'Io vivevo per il gol; a lui piace giocare, perdersi nei dribbling e portare palla fra i piedi' è il Montella-pensiero.

    Eduardo Macia, direttore tecnico della Fiorentina, ha compreso la situazione da subito, come pure ha intuito la strategia del giocatore e del suo entourage: prima fingersi interessato a rinnovare, poi veder sparire il proprio procuratore (Fali Ramadani, sempre lui), infine sostenere di 'pensare partita dopo partita'. Macia sa che il rendimento di Ljajic è finalizzato solo alla propria carriera e a 'minacciare' il club gigliato: o parte Jovetic, e il mio agente ci guadagna dalla cessione, o non prolungo il mio contratto. Come il cinese che aspetta il cadavere sul letto del fiume, la Fiorentina allora si gode questo Ljajic, e lo attende al varco, consapevole che, se non quest'anno, quasi certamente la prossima stagione (anche a contratto prolungato), il giocatore partirà. Nel frattempo tocca a Montella provare a continuare a far maturare questo bambino non ancora del tutto cresciuto, ad esempio con qualche panchina anche in questo finale di stagione bollente, dove servirà un Ljajic 'fulmini e saette', se davvero sogna carriera e ingaggi che il suo procuratore gli sta facendo subodorare grazie ad offerte provenienti da club inglesi. 

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