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    Violamania: mister, cosa dice? Ma quale 'Bicchiere mezzo pieno'...

    Violamania: mister, cosa dice? Ma quale 'Bicchiere mezzo pieno'...

    • Giacomo Brunetti
    È un po' come quando i professori decidono di non bocciare un alunno che ha palesato evidenti difficoltà. Gli tendono una mano, lo graziano, rimandando i problemi senza metterlo davanti alle lacune. E per una Fiorentina i cui risultati sono l'ultima avvisaglia delle criticità, il pareggio al cardiopalma di Reggio nell'Emilia rappresenta un baluardo a cui aggrapparsi per evitare di parlare di una crisi più che aperta. Di gioco, di morale, di quasi tutto.
     
    Finisce così, con la cavalcata di German Pezzella che, da capitano, si carica la squadra sulle spalle e nutre l'azione che porta al colpo vincente di Kevin Mirallas, ultima speranza di Stefano Pioli da gettare nella mischia. I viola salvano la pelle, ma il risultato non maschera i problemi per i tifosi, che contestano la squadra dopo il fischio finale: anche stavolta, oltre mille seguaci in terra emiliana. Un attestato d'amore verso una formazione che stenta in campo non solo per colpa propria. Perché il rischio della disaffezione è elevato ma i fiorentini, ogni volta, scacciano questo spettro, anche davanti a una società che non prende posizione e sfugge ai microfoni.

    "Vedo il bicchiere più pieno che vuoto", ha sentenziato Stefano Pioli nel post-gara. Ecco, proprio quello che vi dicevo. Il bicchiere sarebbe di vino, ma è tremendamente annacquato. Tanti tifosi vorrebbero la testa dell'allenatore, saldo però al comando di una squadra che annega dietro a problemi tecnici e tattici. L'esclusione di Giovanni Simeone in favore di Dusan Vlahovic è stata una soluzione dovuta, vista la crisi dell'argentino, tornato poi al gol nella seconda frazione dopo due mesi e mezzo. Non segnava da prima che la Fiorentina smettesse di vincere, ed è tutto dire.

    Ancora una volta è stato schierato Edimilson: dopo la partita horror con la Juventus, lo svizzero è stato riproposto, vista anche la mancanza di alternative - Dabo infortunato, Gerson utilizzato nel tridente, Norgaard non considerato, nonostante "sia pronto" -  ed errori di posizione e nei passaggi. Marko Pjaca è un fantasma, Jordan Veretout appare sempre più sprecato nel ruolo davanti alla difesa. E proprio dalla difesa si palesano le evidenti difficoltà in fase di impostazione: quando, ad esempio, Pezzella riceve il pallone, almeno sei giocatori sono schiacciati sulla linea arretrata avversaria, creando una voragine in mezzo al campo, con il centrocampista francese solo in mezzo al deserto e la possibilità di sviluppare gioco portata a rasentare lo zero.

    In determinate azioni, la Fiorentina sembra disporsi a caso. O almeno, è quello che voglio sperare. Non c'è logica in certi movimenti, specialmente nella duttilità dei centrocampisti, che si scoprono persi tra le maglie avversarie, così come Biraghi, che arriva a schierarsi come ala aggiunta, rendendosi utile solamente quando riceve il pallone sui piedi anziché in profondità. Il terzino italiano è una risorsa da sfruttare, viene invece relegato a semplice esterno che deve inventarsi tutto da solo. Così come Chiesa, il grande assente dal primo minuto per problemi fisici: senza di lui, la Fiorentina non può stare. L'unico, come sempre, capace di andare oltre a tutto e a tutti.

    La sensazione è che non cambierà niente. Il tecnico ci ha provato con gli addendi in campo, la prestazione si è rivelata comunque scialba. La reazione, affidata al cuore, non deve cancellare i problemi ed estromettere la squadra dal guardarsi allo specchio, guardarsi dentro e comprendere che ci sono limiti che devono essere leniti: con il modulo, con l'esclusione dei singoli, con l'azzardo.

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