Quando alle 16.09, pochi istanti dopo il quarto gol della Fiorentina all'Atalanta, dalla Curva Fiesole si alza il coro 'Chi non salta è bianconero', il segnale è chiaro: Firenze sogna, ed è giusto che sia così. C'è stato un tempo in cui la famiglia Della Valle era ad un passo dal lasciare la città di Dante Alighieri, dove un dirigente aveva da solo in mano le sorti del club e faceva e disfaceva a suo piacimento, mentre la squadra affondava fra le mediocrità e il ridicolo di due anni pessimi. Se, da allora, avete avuto la fortuna di risvegliarvi ieri, all'ora del tramonto, in zona 'Franchi', al posto di facce deluse e incavolate avete trovato famiglie sorridenti. Gente che suonava i clacson dei motorini e delle auto. Gente che ha finalmente ritrovato il piacere di mostrare orgogliosa la propria passione.
La Fiorentina di oggi è la faccia stupenda del pallone nostrano: una società solida e partecipe, dei dirigenti perspicaci e lucidi, un allenatore giovane, motivato e innovatore, uno spogliatoio fatto da grandi uomini e ottimi calciatori che hanno voglia di emergere. Un plauso speciale in questo senso lo meritano i cosiddetti 'non titolari', da Cassani ad El Hamdaoui, passando per Romulo e Mati Fernandez, che rendono ogni allenamento altamente competivo, perchè sono tutti a caccia di un posto da titolare. Una Fiorentina che ha anticipato tutte le previsioni sulla propria crescita, visto che presenta rispetto alla passata stagione ben 18 giocatori diversi e uno staff tecnico nuovo di zecca, e che in un campionato povero tecnicamente oggi può legittimamente sognare in grande. Quale altra squadra può permettersi di battere il Milan - il cui blasone comunque va tenuto in considerazione - e l'Atalanta, reduce prima di ieri da tre vittorie consecutive, senza la sua stella Stevan Jovetic?
Il grande segreto di questa Fiorentina è la voglia di riscatto: Andrea Della Valle, colpito nel vivo da fischi e insulti nell'ultima giornata della scorsa stagione, ha ripreso in mano il comando, mettendo al servizio dei suoi uomini la capacità organizzativa delle sue aziende di successo, e affidando a manager competenti e capaci la sua creatura calcistica. Daniele Pradè ed Eduardo Macia, sottovalutati dai top club come molti dei calciatori eccellenti della rosa di Montella, hanno voglia di dimostrare tutto il loro valore, unendo le proprie conoscenze internazionali a una certa saggezza nel gestire le finanze. E poi c'è il tecnico, il suo meraviglioso staff, che ha rigenerato giocatori considerati finiti (leggi Pizarro e Toni) e ha infuso fiducia in calciatori che sembravano smarriti (Aquilani e Ljajic). Può anche darsi che arriveranno tempi difficili, ma ora accanto a questa Fiorentina ci sono tutte le componenti per continuare a pensare in grande. E se qualcuno inizia a fantasticare di scudetto, non disturbate la sua immaginazione. Dopo tanto patire, parafrasando Samuele Bersani, togliete la ragione e lasciateci sognare in pace.