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    Violamania:| La regola di Di Livio...

    Violamania:| La regola di Di Livio...

    Qualcuno li ha chiamati - anzi c'è chi li chiama ancora - rosiconi, mamme ebe, disfattisti, 'gobbi travestiti', e chi più né ha più ne metta. Sono semplicemente dei tifosi (a giudicare dallo svuotamento del 'Franchi', repentino e inesorabile negli ultimi 24 mesi, la stragrande maggioranza del popolo viola) che, in seguito alle gesta sportive assolutamente negative della Fiorentina, ma soprattutto dall'allontanamento dei vertici della società gigliata, hanno criticato, in particolare dal gennaio 2010 in poi - in maniera anche assai pesante -, la politica del club. Il successo di San Siro contro l'ex capolista Milan, è giusto dirlo, è esattamente la conferma delle loro tesi, sostenute con forza e con rabbia negli ultimi due anni, per amore della Fiorentina più che per voglia di fare polemica. Quell'urlare a squarciagola ai fratelli Della Valle che la Firenze innamorata davvero dei colori viola voleva solo segnali di ritorno all'impegno della proprietà nelle cose di casa Fiorentina, ammissioni di colpa per gli errori passati e volontà di rilanciare, ha trovato finalmente risposta, ed ecco che pure la squadra ha fatto il suo, e anche di più, sul rettangolo verde.

    Tutti sono consapevoli dell’importanza straordinaria che rappresenta la famiglia Della Valle nella Fiorentina. I risultati dei loro primi sette anni di gestione sono la testimonianza del valore aggiunto che gli imprenditori marchigiani possono dare al mondo viola: potenza aziendale ed economica, organizzazione, prestigio internazionale e soprattutto ambizione. Dopo la spaccatura in città sulla questione Cittadella, e la 'sparizione' fisica di Diego Della Valle, il vero bomber della Fiorentina, il mondo gigliato, prima sul campo e poi nel tifo, ha subito un'involuzione traumatica, e i risultati sono stati sotto gli occhi di tutti. Firenze non ha fatto niente di male per meritarsi quell'assenza un po' menefreghista da parte dei proprietari del club. Poi, come per magia, nel momento più difficile, prima Andrea Della Valle ha capito - incontrandoli di persona - che non esistono 'pseudo-tifosi' ma gente più o meno delusa dalla propria 'innamorata', e che vuole solo il bene della propria città e di quella maglia; poi anche Diego è tornato a farsi vedere, e a metterci la faccia con i suoi dipendenti, di cui forse si era scordato per troppo tempo. Fra le lacrime che molti di noi sabato pomeriggio hanno versato al fischio finale di Milan-Fiorentina, la consapevolezza che bastava poco da parte dei proprietari viola per far ripartire il nostro cuore, che in realtà ha solo voglia di tornare ad emozionarsi, consapevoli che per vincere concretamente qualcosa serve poi anche ben altro. Ma non è tempo di fare polemica.

    Sperando che di questi due anni si capiscano gli errori commessi, e si abbia voglia di ripartire uniti, organizzati e con voglia di programmare seriamente (perché solo così la Fiorentina vincente targata Della Valle si è fatta strada in Italia e in Europa per sette anni), occorre già pensare alla gara di Palermo. Consapevoli che Firenze non mancherà sugli spalti del 'Franchi' (come è sempre successo quando serviva davvero), volendo lanciare idealmente un messaggio ai 'bricconcelli' in campo, cioè che il mondo viola non li ha mai abbandonati, ma sono stati proprio loro a tradire i veri tifosi. Eppure gli uomini di Delio Rossi dovranno scendere in campo non pensando al successo di San Siro, ma con mentalità da provinciale. Raccontava Angelo Di Livio, uno che ha vinto tanto (ahimé, con una maglia bianconera addosso), che la vera squadra vincente, quando ha colto un successo fuori casa, sa che darà valore a quei tre punti esterni solo se saranno poi replicati da altri tre casalinghi nel match successivo. Parafrasando un vecchio slogan dellavalliano: 'Ogni traguardo è un nuovo inizio'. Diamo continuità nel lavoro e nella presenza dei proprietari viola accanto alla Fiorentina, e continuità di prestazioni e risultati sul campo. Per un finale di campionato più tranquillo, che consenta di ripartire tutti uniti, con ambizione e determinazione, cancellando tutti insieme questi due anni bruttissimi. Si spera che a Casette d'Ete abbiano capito cosa si è sbagliato, e come è possibile rimediare con passione e voglia di metterci di nuovo, concretamente, la faccia.

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