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Violamania: l'Italia di Mancini sia d'esempio alla Fiorentina. Il progetto di Italiano è simile
NELL'ORA DI SCONFORTO - Tutto bello, tutto giusto. Questo però è un Violamania, e quindi se parliamo di Nazionale lo si deve fare nell'ottica della Fiorentina. Cos'ha la Fiorentina in comune con gli Azzurri? Innanzitutto ha lanciato un giovanissimo Mancini allenatore, capace di portare a in riva all'Arno l'ultimo trofeo vinto fino ad oggi, la Coppa Italia del 2001. Oggi Mancini ha vent'anni di più, ha completato il suo percorso e si è appena consacrato riportando l'Italia sul tetto d'Europa. Quattro lustri dopo Mancini, c'è Italiano, un altro tecnico giovane e alla prima esperienza in una piazza così importante e storica. Porterà subito un trofeo, come fece il Mancio subentrando a Terim? Difficile, anche se non impossibile: la Coppa Italia rimane teoricamente alla portata di chiunque per la sua natura di torneo ad eliminazione diretta. Ma con Mancini, specialmente col Mancini CT della Nazionale, Italiano condivide diversi aspetti della sua nuova avventura.
SVOLTA 'GIOCHISTA' - Ventura ha fallito clamorosamente l'appuntamento con la storia affidandosi ad un obsoleto 3-5-2 (molto più timoroso e rigido rispetto al 3-4-2-1 che oggi va tanto per la maggiore); Mancini, una volta prese le redini della Nazionale, ha accantonato la difesa a tre ed è passato al 4-3-3 come modulo unico, da riproporre ad oltranza per dare un'identità tattica alla squadra. Alla Fiorentina troviamo una situazione per certi versi simile, per altri meno. Iachini non ha propriamente fallito: lo ha fatto all'inizio della scorsa stagione, ma a conti fatti ha salvato due volte una squadra impaurita e spenta puntando sulle poche certezze a disposizione; tuttavia, non ha potuto evitare il peggior totale di punti (40) mai raccolto da quando la vittoria ne vale tre. E il modulo al quale la Fiorentina di Iachini si è aggrappata, in questi mesi bui, è stato il 3-5-2. Il nuovo tecnico Italiano, invece, ha proposto allo Spezia un 4-3-3 simile a quello della Nazionale, volto alla ricerca del palleggio e del risultato attraverso il gioco. Se il calcio fosse una scienza esatta, non avremmo remore nel puntare una grossa somma sul Rinascimento Viola. Tanto più che le prime dichiarazioni ufficiali del Mister sono piene di ottimismo: "Quest'anno ci toglieremo delle belle soddisfazioni, già in questi due giorni ho capito che ci sono grande voglia ed entusiasmo". Sfortunatamente per i tifosi di fede gigliata, subentrano troppe varianti anche al di fuori della tecnica e della tattica per potersi sbilanciare. Niente vieta, comunque, di essere fiduciosi. Anzi...
LARGO AI GIOVANI - L'Italia di Mancini ha salutato con i dovuti onori tre senatori come Buffon, Barzagli e De Rossi, facendo di Chiellini, Bonucci, Jorginho e Insigne i nuovi leader. Spazio a Donnarumma Chiesa, Bernardeschi, Zaniolo finché non si è infortunato, Barella. Convocazioni per Pessina e Raspadori, il più nuovo che già avanza sul nuovo. Avanti veloce, lo stesso succede con la Fiorentina di oggi: via Ribery, Borja Valero e Caceres, dentro Nico Gonzalez, Maleh, Sottil e una miriade di giovani dalla Primavera e di rientro dai prestiti, pronti a dimostrare il proprio valore. Quindi il modulo e l'impronta giovanile data alla rosa sono i tratti in comune tra il progetto vincente dell'Italia e il neonato ciclo fiorentino.
PERSUASIONE - Giorgio Chiellini aveva deciso, in quel novembre 2017, di lasciare la Nazionale. Mancini ha parlato con lui, lo ha convinto a proseguire e ne ha fatto il suo capitano. German Pezzella la fascia gigliata al braccio ce l'ha già, ma anche lui sembra ai saluti, e anche lui è atteso da un colloquio con il nuovo allenatore. Se questo desse esito positivo, avremmo un'altra similitudine. E tre indizi, come si suol dire, fanno una prova.
INCOGNITE - Non tutto, però, è già allineato. Mancini ha solo dovuto notare e convocare Jorginho, mentre di un regista attorno al quale far ruotare il gioco, a Firenze, nemmeno l'ombra. Lavoro per la dirigenza viola sul mercato. Poi saranno da valutare il senso di appartenenza e la fiducia nel Mister, che non crescono sugli alberi e vanno costruiti nel tempo. Infine, una Nazionale funziona con ritmi e logiche differenti rispetto ad un club. Fatte queste precisazioni, è comunque interessante e stimolante porre idealmente la Fiorentina nel solco della Nazionale Campione d'Europa.