Chi ha partecipato alla prima parte del ritiro della Fiorentina a Moena, la scorsa estate, ha subito capito di che pasta fosse fatto Vincenzo Montella. Primo giorno: scatti e ripetute sul campo adiacente a quello principale, e Juan Manuel Vargas fa il lavativo (come e più di quanto non abbia fatto nei suoi ultimi due anni in viola). Il tecnico gli si avvicina: voce bassa, duro rimprovero guardandolo negli occhi, e minaccia di farlo lavorare fino a tarda notte se non si fosse comportato come voleva lui. Secondo giorno: giri di campo e parte tattica, e Alessio Cerci passa più tempo a sistemarsi i riccioli che a prestare attenzione alle spiegazioni dello staff tecnico viola. Montella gli va incontro e, oltre al solito tono di voce, aggiunge un perentorio: ‘Te ne ritorni in albergo da qui a fine ritiro se non fai quello che fanno gli altri tuoi compagni’.
Montella è un napoletano d.o.c., un vero uomo di calcio, che ha imparato a frenare i suoi istinti da giocatore e a trasformarsi in un tecnico che fa delle parole, degli sguardi e dello studio del suo interlocutore le sue caratteristiche.
E' vero che il successo di ogni squadra di calcio è determinato dal materiale che un allenatore ha a disposizione e dall'efficienza della società che vi sta a capo, ma il segreto di questa bella Fiorentina delle primi undici giornate di campionato è indubbiamente Vincenzo Montella. Studio del pallone, tecnologia, passione, follia, e quella parola che solo chi è campano può capire: la 'cazzimma', ovvero una determinazione e una tenacia speciali. Ha conquistato tutti, Montella, con gioco e parole: è subito entrato nei meccanismi fiorentini, specie nel rapporto coi giornalisti.
Si fa come vuole lui nelle conferenze stampa, dall'orario in cui vengono fissate alle risposte, mai troppo precise, come quei film d'amore che ti lasciano in sospeso nel finale, in modo che prima ti arrabbi e poi ti incuriosisci ancora. E' il giusto mix fra Zeman, Capello e Prandelli: il primo sul piano calcistico, il secondo su quello 'aziendalistico', il terzo nell’auto-disciplina linguistica con squadra, società e giornalisti. Firenze ha trovato il suo nuovo re, consapevole però che Montella è anche un ambizioso, e per trattenerlo serviranno fatti concreti, non pie illusioni. Ad uno che è passato dal Genoa alla Samp senza battere ciglio, non si chiedano scelte di cuore. Il calcio è un'altra cosa, e per adesso il suo unico obiettivo è farsi amare da Firenze e stimare da tutta Italia. Comunque vada a finire, per lui, è già un successo.