Violamania:| Il 'parametro' Rossi
C'ero anch'io quel pomeriggio del 16 dicembre scorso quando, davanti all'intelligenzia giornalistica sportiva fiorentina, l'azionista di riferimento Andrea Della Valle, assolutamente non sollecitato da alcuna domanda ma di sua spontanea volontà, pronunciò una frase che sembrava una sentenza. 'Nel mercato di gennaio arriveranno due-tre innesti significativi. Innesti pronti per essere subito utilizzati dall'allenatore e far fare alla squadra il salto di qualità necessario'. E a chi pensava si trattasse di una frase estemporanea, neanche 24 ore dopo, mentre Firenze si addormentava sotto la neve, il proprietario del pacchetto di maggioranza del club viola, Diego Della Valle, al Tg3 regionale sottolineava: 'Tre acquisti di spessore, per una Fiorentina subito più competitiva'. Con il mercato chiuso da poche ore, quelle frasi dei Della Valle brothers possono sembrare bugie o promesse non mantenute: è indubbio che non si possa pensare a Neto, Salifu e Behrami come acquisti di spessore.
In realtà ho la sensazione che quegli annunci fossero un esame a cui era chiamato a rispondere il ds Corvino. Per la serie: 'Ti abbiamo rinnovato il contratto nonostante le ultime campagne acquisti deludenti. Sta a te trovare i fondi per i giocatori in entrata attraverso le cessioni, e se fallisci sarai tu a pagare le conseguenze a fine stagione'. Sì, perché al di là delle frasi di circostanza è il 61enne di Vernole a giocarsi la permanenza a Firenze, attraverso ciò che farà la rosa di Sinisa Mihajlovic nei prossimi mesi. Partiti, almeno sulla carta, con la necessità di acquistare soprattutto un terzino sinistro ed un attaccante, sono arrivati invece l'ennesimo portiere, un esterno adattabile a fare il centrocampista ed un altro carneade dalla serie B. La cosa che lascia pensare, oltre alla consueta falla sul lato sinistro difensivo che costringerà evidentemente De Silvestri ad adattarsi quando a Pasqual verrà un raffredore, è che sono arrivati giocatori, con tutto il rispetto, dall'Atletico Paranaense, dal Vicenza e dal West Ham, club ultimo nella serie A inglese.
C'è stato un tempo, non molte stagioni fa, in cui la Fiorentina, seppure in autofinanziamento, acquistava giocatori emergenti dell'Udinese ed un nazionale argentino (Felipe-Bolatti), bocciati dopo dodici mesi esatti. Un anno fa saltava in dirittura d'arrivo Cassano, oggi non si conclude al fotofinish per Barreto. Poche stagioni fa arrivavano 'scarti' dal Milan che si chiamavano Gilardino, o talenti dal sicuro avvenire come Vargas e Felipe Melo. Oggi, dopo che hai affidato il tuo mercato estivo allo stesso procuratore che cura gli interessi del castigatore di sabato scorso, cioè Kozak, ti devi accontentare, provando a raccontare in giro che a gennaio non si fa mercato (che è pur sempre vero, se non hai però sbagliato obiettivi l'estate precedente). Cerchi la sponda con i giornali complici che inventano fantomatiche cessioni - a proposito, ma un giocatore serio dal Sudamerica, dopo i numerosi viaggi oltreoceano, arriverà prima della profezia dei Maya? - che poi non si realizzano. Devi pregare che Alberto Gilardino stia sempre bene, pensando anche con quale faccia racconterai alla gente che fra pochi mesi i giocatori di valore che hai, come lo stesso attaccante azzurro o Frey, non hai saputo motivarli l'estate precedente e quindi devi venderli.
C'è stato un tempo in cui i giocatori, quelli di spessore tecnico, sapevano che a Firenze non avrebbero guadagnato cifre incredibili, ma che qui avrebbero potuto giocare ad alti livelli e sognare. Un 'parametro' era Giuseppe Rossi, che la Fiorentina aveva preso dal Parma, salvo far saltare l'affare all'ultimo 'perché un ragazzo di 19 anni non può guadagnare cifre così alte', e salvo poi, due anni dopo, raddoppiare lo stipendio ad un giocatore che l'anno prima alla Roma trovavi spesso in panchina o in tribuna. Oggi acquisti una riserva del West Ham, e lotti solo per la salvezza. Qualcosa è cambiato, e non certo per colpa dei giornalisti 'famosi solo nel Mugello' o che si alzano la mattina per distruggere un qualcosa che si sta autodistruggendo da solo. Non è per colpa loro se da quattro mesi non si parla di calcio, e da minimo otto non si gioca una partita intera giocando a calcio.