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    Violamania: giù le mani da Mario Gomez

    Violamania: giù le mani da Mario Gomez

    Quel movimento goffo verso il pallone, con sfera che invece di arrivare sulla testa o sul piede del bomber tedesco, finisce prima sul collo e poi sulla sua schiena, ha mandato in brodo di giuggiole i palati fini del tifo viola. Il commento medio dal 15’ del primo tempo di Fiorentina – Genoa di domenica scorsa nei confronti di Mario Gomez è ‘bidone sopravvalutato’. Come se a Firenze calciatori capaci di confezionare errori clamorosi sotto porta non si siano visti nel recente passato, e di ben piu’ bassa fattura tecnica e valore calcistico del fidanzato di Carina Wanzung. Santiago ‘El Tanque’ Silva e Jose’ Ignacio ‘Nacio’ Castillo, senza dimenticare Oleksander Iakovenko e Mounir El Hamdaoui, quest’ultimi due ancora presenti nella rosa viola, sono un ricordo così fresco della pochezza offensiva gigliata degli ultimi anni, che certi commenti nei confronti dell’ex giocatore di Bayern Monaco e Stoccarda, fanno venir voglia di urlare: ‘Arridatece Bruzzone’, indimenticato attaccante arrivato a Firenze, stagione 1979-1980, dopo una stagione da protagonista in serie B, e ben presto eclissatosi nella prima squadra allora allenata da Paolo Carosi.

    Fra i tanti problemi che la Fiorentina infatti deve affrontare in questa parte iniziale di stagione c’è anche la scarsa vena realizzativa del proprio terminale offensivo piu’ importante, al netto dell’assenza di Pepito Rossi,  ma visto la quantità di palloni giocabili dallo stesso Mario Gomez, assai scarsa nelle due giornate fin qui disputate in serie A, ed un gioco tutt’altro che fluido, come nella prima stagione e mezza della guida tecnica gigliata di Vincenzo Montella; mettere dietro la lavagna dei colpevoli per gli zero gol in assoluto della formazione viola il classe ’85 di Riedling sembra, al momento,  una forzatura. Chi pensava che dopo un anno costellato da due infortuni, di cui uno lungo cinque mesi, il Supermario pagato la bellezza di quasi 20 milioni di euro 14 mesi fa, fosse già pronto a realizzare una media di una marcatura a partita, evidentemente conosce poco i meccanismi del calcio, e forse si era illuso dal gonfiarsi ripetuto delle reti delle porte nei mesi dell’estate che si avvia alla sua conclusione.

    La storia del ragazzo calcisticamente cresciuto nella formazione teutonica del SV Unlingen parla piu’ di qualsiasi altra cosa. La stazza del giocatore, ma anche e soprattutto la mancanza di conoscenza reciproca con vecchi e nuovi compagni, è alibi piu’ che sufficiente per assolvere al momento dalle responsabilità il numero 33 della Fiorentina che, oltre ad essersi perdutamente innamorato della città che ha dato i natali a Dante Aligheri, ha una fame di riscatto, dopo aver saltato il Mondiale poi vinto dai suoi connazionali che, come si dice a Firenze, ‘fa capoluogo di provincia’. E’in questo momento il suo allenatore per primo, e chi gli gioca intorno, che deve aiutarlo a crescere e a spingerlo ad essere maggiormente incisivo in zona d’attacco. Infatti Montella pare ancora non avere le idee chiare sul gioco da creare per il suo ‘top player’, anche perché il nuovo infortunio pesante in cui è in corso Giuseppe Rossi, gli ha fatto gettare i piani tattici pensati per la linea offensiva viola fra le montagne della Val di Fassa e la tournèe sudamericana. Ecco che quindi il rimedio giusto è dare serenità a Mario Gomez e togliergli la pressione che lo avvolge fin dal giorno del suo arrivo, per la cifra spesa e l’accoglienza da re che gli riservo’ il Franchi quel 15 luglio 2013. Se si chiudono gli occhi non sono così lontani i brividi e gli urli di gioia per quella rete allo ‘Juventus stadium’ di sei mesi fa, preludio di cio’ che ha nei piedi e nella testa il bomber che nei fatti vuole portare la Fiorentina piu’ in alto possibile in Italia ed in Europa. 

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