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    Violamania: gestire il lungo addio

    Violamania: gestire il lungo addio

    Per capire il momento negativo in casa Fiorentina bisogna risalire alla settimana che va dall’11 al 18 maggio scorso. Per sette giorni consecutivi il tecnico gigliato Vincenzo Montella ripete in tutte le salse che per far fare il salto di qualità alla sua rosa nella stagione successiva necessitava di veder arrivare nella rosa a sua disposizione di rinforzi di prima fascia. La ripetitività con cui l’allenatore nativo di Castello di Cisterna ribadì il suo concetto non solo rinforzo quelle sue parole, ma mandò su tutte le furie la proprietà che, non a caso, a 48 ore dall’ultima sfida di campionato contro il Torino, convocò un incontro con la stampa informale, dunque senza la possibilità di virgolettare i concetti o riprendere in audio e video le esternazioni del presidente esecutivo Mario Cognigni, con quest’ultimo che non fece giri di parole sull’irritazione della famiglia Della Valle per quei pensieri in tema calciomercato dell’ex mister anche di Roma e Catania, visto che per gli imprenditori marchigiani ogni loro dipendente non si deve permettere di esternare parole di irritazione o dettare la linea del progetto tecnico-sportivo, tanto che chi lo ha fatto in passato, leggi alla voce Cesare Prandelli, poi ne ha pagato le conseguenze. A richiamare all’ordine Montella ci pensò prima lo stesso Cognigni e poi Andrea Della Valle, e forse in quel momento all’allenatore viola è mancato il coraggio di farsi da parte, quasi per un debito di riconoscenza verso la Fiorentina che lo aveva prelevato dal Catania e lanciato in termini di prestigio per la sua panchina, nel calcio europeo.

    Nel frattempo la società successivamente ha dato segnali ben precisi: prima ha delegittimato il direttore sportivo Daniele Pradè, facendogli rinnovare un contratto di un anno, a tre giorni dalla scadenza del precedente, di fatto bloccando ogni trattativa abbozzata in primavera, poi ha allontanato da Firenze una delle persone più vicine al tecnico, Roberto Ripa, promuovendo sul campo una nuova team manager, ed ha gestito il mercato facendo fortemente il tifo affinchè arrivassero i 40 milioni di euro per la cessione di Cuadrado, tanto che lo stesso Andrea Della Valle, non più tardi dell’otto agosto scorso, scommetteva che un’offerta per il colombiano sarebbe certamente arrivata. Montella aveva chiesto ufficialmente ad aprile scorso due esterni difensivi, un centrale dotato di buon piede, un paio di centrocampisti di alto valore tecnico e due attaccanti: insomma almeno 3-4 nuovi titolari e altrettante riserve di qualità. Si è invece ritrovato a tre giorni dalla chiusura del mercato con un centrocampista australiano (Brillante), due scommesse (Octavio e Beleck), due giovani promesse (Bernardeschi e Babacar) ed un giocatore reduce da venti partite negli ultimi due anni (Marin). Non è un caso che l’incedibilità di Cuadrado venga dichiarata soltanto il 24 agosto e Kurtic, Badelj e Richards siano stati acquistati a 48 ore dalla chiusura del calciomercato. E’programmazione questa?

    L’esborso fatto per l’ex ala di Udinese e Lecce e la mancata cessione di tanti esuberi (Iakovenko, El Hamdaoui, Lazzari, Hegazy) hanno portato poi il patron Andrea Della Valle a dichiarare come a suo dire la Fiorentina avrebbe dovuto lottare fino a fine stagione per il terzo posto, mentre nel frattempo per Giuseppe Rossi già si prevedevano diversi mesi di stop (poi accertati come almeno cinque) e sono arrivati successivamente gli infortuni di Mario Gomez prima e Bernardeschi poi. Montella si è sentito in quel momento messo davanti ad un muro di responsabilità, costretto a raggiungere un traguardo che a suo dire sarà molto difficile da agguantare, mentre nel frattempo il capitano (Manuel Pasqual) veniva quasi scaricato visto che era messo di fronte all’offerta del Milan a poche ore dalla chiusura del mercato, come fosse un calciatore qualsiasi. 

    Gli effetti di questa lotta di nervi interna ha mandato in tilt lo stesso tecnico viola che ha iniziato a rispondere male alla stampa nelle conferenze stampa, anche perché attaccato da parte di essa, portatrice sana quest’ultima del pensiero di parte della società, e a fare confusione nelle scelte tattiche. Ecco, il senso che si ha della Fiorentina di oggi, anche alla luce del mancato rinnovo di contratto di alcuni calciatori importanti (leggi Aquilani e Neto, ma anche il non prolungamento ancora dei legami con i giovani Babacar e Bernardeschi), e’di un fine ciclo. Di un lungo addio già iniziato sia con la parte tecnica, che con alcuni dirigenti (vedi Daniele Pradè) ed una fetta importante dello spogliatoio. Se così è, e tutto, visto il rendimento della squadra sembra portare a questo, dovrà essere brava la società a gestire questo lungo addio, perché siamo ancora ad inizio novembre, ed è triste constatare come per errori del passato, le conseguenze si stiano pagando sul presente in maniera importante (vedi mediocre classifica in serie A) ma si possono avere effetti devastanti sul futuro. C’è modo e modo di terminare un ciclo. Lo si può fare in mille maniere. Sta alla società dimostrare di aver imparato dagli errori del già accaduto, ed invertire il trend, perché tutto si può rimproverare alla piazza di Firenze, tranne che un affetto ed una vicinanza straordinaria verso i propri colori, anche in questo periodo di mancanza di certezze sul domani. 

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