Violamania: gente con gli attributi
La prima manchevolezza deriva dal pessimo mercato estivo fatto nei mesi più caldi dell’estate 2014. Da una parte infatti vi era il duo Pradè-Macia che conducevano le trattative, con l’idea, poi rivelatasi giusta, di cedere Juan Guillerme Cuadrado, identificando nel colombiano l’elemento con cui fare cassa per finanziare gli acquisti, e dall’altra l’uomo che rappresenta la proprietà in Fiorentina, Mario Cognigni, che aveva fissato un paletto di 40 milioni di euro per l’eventuale dipartita dell’ex di Udinese e Lecce, cosa che non si è poi concretizzata, e che di fatto ha bloccato gli arrivi di elementi che avrebbero reso quantomeno più adeguata tecnicamente e numericamente parlando la rosa guidata da Vincenzo Montella. Proprio quest’ultimo poi è stato messo in difficoltà con l’innalzamento degli obiettivi stagionali che per i Della Valle dovevano essere, visto l’alto monte ingaggi scaturito dalla mancata dipartita del classe ’88 di Necoclì, nel terzo posto in campionato, scatenando un corto circuito che ha portato la squadra capitanata da Pasqual, ad autunno scorso, in una posizione mediocre di classifica.
Il mercato di gennaio scorso ha in qualche maniera riparato, ma non del tutto, gli errori dell’estate precedente, con l’arrivo di giocatori un po’ più pronti ma si è creata una nuova frattura in Fiorentina e le conseguenze si sono viste appena è scoppiata la primavera: infatti in piena stagione in corso il direttore tecnico Eduardo Macia, nuovamente delegittimato dal vertice della società, ha preferito firmare per il Betis Siviglia, che rimanere a Firenze, lasciando un vuoto attualmente incolmato nelle poltrone viola, e facendo mancare un punto di riferimento ad almeno metà squadra che era arrivata proprio per merito dell’ex d.s. di Valencia e Liverpool. Sta di fatto che al netto del rendimento che ha drogato i risultati della squadra gigliata ad inizio 2015, ovvero quello di Salah, sono emersi i mancati acquisti di un vice Pizarro, di un centrocampista di gamba, capace di interdire e creare gioco, di almeno un esterno difensivo e di una punta capace di segnare almeno una decina di reti. C’è chi si era illuso nelle passate settimane, chi con superficialità ha parlato di secondo posto, di vittorie di coppe, di trionfi ancora da conquistare, e così quando e’ arrivata la sconfitta contro la Juventus, in coppa Italia, frutto di presunzione anche del mister gigliato nel preparare la sfida, ed inadeguatezza della rosa a sua disposizione, è entrato in una depressione senza fine, che ha poi contagiato inevitabilmente anche la squadra capitanata da Manuel Pasqual.
Quest’ultima ha pagato il grande sforzo di rincorsa da metà novembre scorso, con diciannove risultati utili consecutivi, senza contare lo 0 a 4 all’Olimpico contro la Lazio, e, come era accaduto anche l’anno scorso, l’incapacità di avere nello spogliatoio un uomo che nei momenti difficili, in campo e fuori, potesse scuotere il gruppo dal torpore delle prime difficoltà. La rete di Matri, nella semifinale di ritorno di Coppa Italia, ha creato un black out nella Fiorentina che al momento è totale. In queste ore dovrà essere bravissimo Montella a riaccendere la luce e a fare una selezione di chi, seppur deluso per i recenti risultati e stanco per i tanti impegni affrontati, ha voglia di dimostrare che ancora qualcosa di tangibile si può portare a casa da questa stagione dal rendimento simile a quello di un ottovolante da luna park.
Nel frattempo la società gigliata oltre che sostituire degnamente Eduardo Macia che, a mio avviso, la cui partenza non può essere sopperita da un ex a.d. di un marchio pubblicitario, l’oggi d.g. Rogg, e da un ex team manager, Roberto Ripa, ma da un autentico uomo di calcio, come era il fresco ex direttore tecnico, deve pensare ad acquistare per la prossima stagione, in ogni zona del campo, gente con gli attributi. Leader magari silenziosi ma che quando c’è da alzare la voce o scuotere i compagni, lo sanno fare, soprattutto nei momenti più difficili. L’unico al momento che sembra avere queste caratteristiche oggi è David Pizarro, ma ha 35 anni ed è in fase discendente di carriera. Ne servono altri come il cileno e possibilmente anche forti tecnicamente. Altrimenti la Fiorentina rischia altre stagioni in cui arriva ad un passo dal traguardo e poi crolla come Dorando Petri. E per una famiglia abituata a primeggiare in ogni campo che si trova ad affrontare, come è la famiglia Della Valle, oltre 13 anni senza portare a casa un trofeo, sarebbe davvero una sconfitta più grave delle ultime due fra campionato e coppa Italia.