AFP/Getty Images
Fiorentina: secondo vantaggio sprecato di fila, il centrocampo naufraga. Pioli non riesce a trovare la formula giusta
Ci sono cose che fanno paura. Tra queste, i limiti della Fiorentina che sembrano aumentare partita dopo partita. Il dato più preoccupante è che, a Torino, tolta la soluzione "palla a Chiesa e qualcuno vada nel mezzo", la mano sulla partita sia durata sessantacinque secondi. Il tempo di mettersi comodi, sensazione che la squadra più giovane d'Europa non ha provato, venendo schiacciata dai padroni di casa come il burro sul pane. Fortuna che Lafont, dopo l'amnesia iniziale - nella quale le colpe ricadono soprattutto su Milenkovic - si sia ripreso, trasformandosi in in fattore positivo.
Il gol più veloce della Fiorentina in Serie A dal 2005 - quella volta segnò Ujfalusi - è il secondo vantaggio sprecato nel giro di una settimana. Certo, niente di paragonabile alle velleità mostrate contro il Cagliari, ma la veemenza con la quale l'inerzia della partita si è spostata, dopo la rete di Benassi, verso la squadra di Mazzarri - quante lamentele - lascia pensare che, in questo momento, più di un problema di risultati, sia un problema di gioco. Guardando il cammino viola sulla carta, stona solamente il pareggio con i sardi: un saldo a -2 in un percorso che, in trasferta, non ha posto davanti, fino a ora, eventi semplici da affrontare.
Assente uno schema di gioco offensivo con cui incidere: da circa due/tre gare, la brillantezza e la facilità iniziale si sono definitivamente smarrite dietro a folate di Chiesa e poco altro. E proprio in questa mancanza risiede la voglia di Pioli di cambiare: più che sorprendere Mazzarri, l'allenatore ha voluto sorprendere se stesso. Il tentativo dell'attacco "leggero" - con Mirallas ed Eysseric al posto di Simeone e Pjaca - è naufragato con il passare dei minuti, tanto che al ventesimo il ritorno alle origini è stato bloccato solamente dal pudore. Sembra che l'alchimia giusta sia temporaneamente introvabile.
Contro il Torino, le difficoltà del reparto offensivo sono state causate anche dall'inconsistenza del centrocampo, una sezione nella quale solamente Veretout riesce a distinguersi e correndo per tre, ovvero i compagni che non ha accanto. Gerson è ancora troppo poco, Edimilson non è abbastaza: meglio lo svizzero del brasiliano, di cui si ricorderà solamente il cartellino giallo. Benassi, poi, o segna, o scompare. Così funziona il classe '94: invisibile, anonimo per la maggior parte delle sfide. Però lo zampino, in qualche modo, ce lo mette, ed essendo il capocannoniere della squadra con quattro sigilli poco gli si può imputare, di questi tempi.
Stavolta non si può parlare di particolari: se è vero che Milenkovic ha fatto rientrare Aina sul destro - evidentemente, non aveva studiato bene l'avversario, vedendolo schierato a sinistra, inconsapevole del piede invertito - è altrettanto spiacevole constatare che, per tutti i novanta minuti, la partita sia stata dettata dal Torino. Che la gioventù abbia la doppia faccia è chiaro, ma da alibi potrebbe diventare causa delle mancanze. Ora la Roma: speriamo che, contro una 'grande' in casa, le dinamiche siano diverso.
Il gol più veloce della Fiorentina in Serie A dal 2005 - quella volta segnò Ujfalusi - è il secondo vantaggio sprecato nel giro di una settimana. Certo, niente di paragonabile alle velleità mostrate contro il Cagliari, ma la veemenza con la quale l'inerzia della partita si è spostata, dopo la rete di Benassi, verso la squadra di Mazzarri - quante lamentele - lascia pensare che, in questo momento, più di un problema di risultati, sia un problema di gioco. Guardando il cammino viola sulla carta, stona solamente il pareggio con i sardi: un saldo a -2 in un percorso che, in trasferta, non ha posto davanti, fino a ora, eventi semplici da affrontare.
Assente uno schema di gioco offensivo con cui incidere: da circa due/tre gare, la brillantezza e la facilità iniziale si sono definitivamente smarrite dietro a folate di Chiesa e poco altro. E proprio in questa mancanza risiede la voglia di Pioli di cambiare: più che sorprendere Mazzarri, l'allenatore ha voluto sorprendere se stesso. Il tentativo dell'attacco "leggero" - con Mirallas ed Eysseric al posto di Simeone e Pjaca - è naufragato con il passare dei minuti, tanto che al ventesimo il ritorno alle origini è stato bloccato solamente dal pudore. Sembra che l'alchimia giusta sia temporaneamente introvabile.
Contro il Torino, le difficoltà del reparto offensivo sono state causate anche dall'inconsistenza del centrocampo, una sezione nella quale solamente Veretout riesce a distinguersi e correndo per tre, ovvero i compagni che non ha accanto. Gerson è ancora troppo poco, Edimilson non è abbastaza: meglio lo svizzero del brasiliano, di cui si ricorderà solamente il cartellino giallo. Benassi, poi, o segna, o scompare. Così funziona il classe '94: invisibile, anonimo per la maggior parte delle sfide. Però lo zampino, in qualche modo, ce lo mette, ed essendo il capocannoniere della squadra con quattro sigilli poco gli si può imputare, di questi tempi.
Stavolta non si può parlare di particolari: se è vero che Milenkovic ha fatto rientrare Aina sul destro - evidentemente, non aveva studiato bene l'avversario, vedendolo schierato a sinistra, inconsapevole del piede invertito - è altrettanto spiacevole constatare che, per tutti i novanta minuti, la partita sia stata dettata dal Torino. Che la gioventù abbia la doppia faccia è chiaro, ma da alibi potrebbe diventare causa delle mancanze. Ora la Roma: speriamo che, contro una 'grande' in casa, le dinamiche siano diverso.