Violamania:| La fine di un amore
La contraddizione più grossa fra le parole di Andrea Della Valle nella conferenza stampa di venerdì scorso, è che il neo patron gigliato si è definito 'non permaloso', quando in realtà per sua stessa ammissione si dimise per la 'mini' contestazione, avvenuta quasi due anni fa, durante un preliminare di Champions League contro lo Sporting, ad opera di 20-30 persone sotto la tribuna autorità (fra l'altro in sua assenza, in quanto da pochi giorni era scomparso un cugino). In realtà la reiterata minaccia dell'azionista di riferimento viola di portare il titolo sportivo nelle mani del sindaco Matteo Renzi mi porta al ragionevole sospetto che le molteplici dimissioni degli ultimi anni siano derivanti da un altro fattore scatenante: la Cittadella Viola. Nessuno lo dirà mai ad alta voce, ma l'arrivo dei Della Valle a Firenze era legato, nell'estate 2002, al patto con la vecchia amministrazione comunale di fare affari - leciti, ovvio, ma magari con qualche corsia preferenziale - in città e nelle zone limitrofe. Tutto bene nei primi anni, finchè Diego Della Valle, con la presentazione della Cittadella Viola - un'esagerata idea di business in una città che non ha tanto territorio edificabile - crea un pretesto, un gioco al rialzo, per vedere se può conquistare definitivamente Firenze.
Nel cambio d'amministrazione il neo sindaco Matteo Renzi, anche per strategia politica ma con ampia sincerità, promette di seguire passo passo la vicenda viola, sapendo bene fin dall'inizio però che sull'area di Castello tanto spazio quanto ne vuole la proprietà gigliata non c'è, intuendo anche che questa ampia necessità può essere la mossa giusta di Diego Della Valle per lasciare Firenze e la Fiorentina. Un (allora) patron viola rimasto implicato nel tradimento in Lega Calcio sulla redistribuzione dei diritti tv, e nella vicenda Calciopoli, in cui la Fiorentina viene fatta passare da vittima a complice. L'impasse della stessa magistratura sull'area di Castello, se da una parte non consente (ancora) a Renzi di vedere se i Della Valle vogliono veramente investire sulla città, dall'altra porta proprio quest'ultimi a defilarsi, accusando, senza mai dirlo apertamente, chi gli aveva fatto promesse in quell'estate del loro arrivo a Firenze.
Premesso che personalmente non scambierei mai una campagna acquisti da 100 milioni per la Fiorentina con una simil-speculazione edilizia sulla città, che a mio avviso ha ben altre priorità che la sua squadra di calcio, è triste constatare come la lontananza di una famiglia che Firenze aveva sposato con entusiasmo, e le parole al veleno dei proprietari gigliati contro la città, abbiano diviso quest'ultima fra chi non percepisce più passione e voglia di essere coinvolti da parte dei fratelli Della Valle, e chi per interessi personali - larghissima parte della stampa, e molti tifosi timorosi di un fallimento del club (impossibile visti i conti puliti) - ha paura di muovere verso la società qualsiasi critica. Una storia d'amore tra fidanzati - da una parte i tifosi viola, dall'altra la proprietà - in cui tutte e due le parti hanno paura di dirsi addio per non far soffrire l'altra parte. Alle volte per far ripartire un amore, o per riaccenderne la passione, basta poco: un gesto (penso ad una bella passeggiata di Andrea Della Valle per le strade della città, a respirare gli umori veri di Firenze), una persona, ovvero un giocatore capace di infiammare la piazza, ma paradossalmente anche un cambio di tecnico, perché quello che c'è oggi è malvisto praticamente da tutta la città.
In queste ore qualcuno ha anche accusato Firenze di essere stata, e di essere tuttora, una città che non ha saputo coinvolgere la famiglia Della Valle. Io vorrei ricordare solo un atto che dimostra quanto la città abbia fatto per i proprietari del club: la protesta alla stazione di Campo di Marte nell'estate 2006 in seguito ai fatti di Calciopoli. Un atto d'amore, assolutamente non ricambiato, e per cui ancora oggi i proprietari viola non hanno mostrato la ben che minima solidarietà, specie in sede giudiziaria. Chi parla di Firenze e di quanto ha saputo dare a questo club, si sciacqui la bocca, e ristudi la storia. A chi ha dato amore, il tifo viola ha restituito cento volte. Non si faccia passare Firenze da vittima a colpevole della fuga di una proprietà così troppo attenta al bilancio e al proprio business. L'amore, per fortuna, è rimasto qualcosa che non si compra. Un paio di scarpe, anche se di marca, possono essere buone per conquistare parte della stampa, ma al tifoso vero l'innamorato della Fiorentina, che spende tempo e passione per la sua squadra, serve ben altro.