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  • Violamania:| Diego, scrivici un biglietto!

    Violamania:| Diego, scrivici un biglietto!

    Vi ricordate cosa avete pensato in quel minuto trascorso fra il momentaneo 3-1 di Stevan Jovetic al Bayern Monaco (gara di ritorno dell'ottavo di finale di Champions League, marzo 2010) e la seconda rete dei bavaresi, pochi istanti dopo, firmata da Arien Robben, che consentì poi alla formazione allora allenata da Van Gaal di passare il turno? Sicuramente ognuno di noi ha un'esperienza personale di quei secondi che furono un insieme di eccitazione, follia, estasi e gioia allo stato puro, trascorsi all'inseguimento di un sogno che pareva possibile, e che invece poco dopo si è trasformato in un incubo che sembra non avere fine. Sì, perché le conseguenze di quella serata si stanno trascinando fino ad oggi, con un gruppo di giocatori che è stato sì modificato, ma tutt'altro che in meglio, e con una gestione societaria che si reggeva su un allenatore e un direttore sportivo che sapevano compensarsi nelle loro diatribe dialettiche, e che oggi si è trasformata in un'accozzaglia di dirigenti senza arte né parte, sicuramente non esperti di calcio, capaci solamente di fare danni a livello comunicativo e incapaci a gestire lo spogliatoio nei suoi equilibri dentro e fuori dal campo.

    Chi si aspettava che Delio Rossi potesse cambiare in meglio - e velocemente - le cose, a meno di due mesi dal suo avvento, dopo oltre un anno e mezzo di nulla calcistico e di politiche societarie 'fantozziane', vuol dire che non capisce i meccanismi del mondo del pallone e soprattutto la sua storia. Sicuramente la Fiorentina non ha valori tecnici congrui rispetto alla classifica che ha, ma se quelli sono i punti conquistati è colpa dell'approssimazione con cui per troppo tempo si è pensato di fare calcio, da Cesare Prandelli in poi. I successi di quest'ultimo erano frutto di una proprietà presente e viva, cosa che da troppo tempo non c'è. Nessuno di chi rappresenta il vertice della società, a Firenze, ha personalità, autorità e carisma per far sì che il club viola torni ad essere vincente. E' giusto affermare con certezza che chi si domandava se questa Fiorentina, senza Diego Della Valle ma con un gruppo di uomini da lui scelti, potesse andare nella stessa maniera (o addirittura meglio) rispetto ai primi tempi, oggi ne ricava come risposta un 'no' bello grosso.

    Con la 'scusa' della Cittadella Viola - un progetto evidentemente non perseguibile, soprattutto nelle dimensioni e nei tempi previsti sulla carta, non tanto per la mancata volontà delle istituzioni quanto perché Firenze è una città che spazi del genere non ne ha, all'interno delle proprie mura -, Diego Della Valle si è allontanato dalle cose di casa Fiorentina, e la 'mazzata’ decisiva è arrivata da ciò che è accaduto con Calciopoli. Dopo quasi due anni ininterrotti di fallimenti sportivi e di politiche societarie che a definire imbarazzanti sembra quasi di fare un complimento, alla stessa maniera con cui mister Tod's si rivolse, nella primavera del 2010, attraverso un giornale 'di famiglia', a Cesare Prandelli (chiedendogli di scrivere su un metaforico biglietto di Pasqua, la promessa che non sarebbe mai andato ad allenare la Juventus), oggi è giusto sollecitarlo a fare lo stesso. Precisamente a promettere, su un biglietto di Natale, che farà di tutto per ridare lustro al club di cui lui non sarà mai solo 'tifoso', ma anche e soprattutto l'azionista di maggioranza.

    Non è credibile che un imprenditore così importante e carismatico possa essere contento di avere in squadra gente come Munari e Santiago Silva - con tutto il rispetto -, che sia felice della mediocrità di risultati a cui ci ha abituati la Fiorentina, che lo stadio si sia svuotato in maniera inesorabile (cosa mai accaduta, neanche in tempi peggiori). Non è possibile che lei, Diego Della Valle, faccia stare praticamente 'in coma' una piazza innamorata come Firenze, magari solo perché è deluso da promesse non mantenute sulla realizzazione di qualche progetto. Prometta invece, in quel biglietto da far recapitare sotto l'albero a tutti i tifosi viola, che la sua Fiorentina tornerà a fare calcio, con una società composta da profondi conoscitori del mondo del pallone, possibilmente elementi nuovi e motivati, e aiuti Delio Rossi nella sua missione, investendo su giocatori che amino la maglia che indossano e vogliano lottare per difendere una piazza che ha solo voglia di tornare ad innamorarsi e sognare. Se invece non ha più questa volontà, si faccia da parte. Firenze e la Fiorentina perderebbero una proprietà fra le più ricche al mondo, ma potrebbero tornare ad immaginare un proprietario con più passione e voglia di fare. Sotto l'albero i tifosi viola meritano di ricevere sincerità da parte sua; sincerità da troppo tempo nascosta da atteggiamenti forse un po' presuntuosi e superbi, che con lo spirito di chi ama i colori viola non hanno mai avuto niente a che fare.

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