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    Violamania: chi non salta bianconero è, ma Rossi non ride più

    Violamania: chi non salta bianconero è, ma Rossi non ride più

    Vincere non basta. La Fiorentina di Paulo Sousa non si accontenta, perché il gioco, le prestazioni e l'intensità sono prerogative che la squadra viola non vuole disperdere, anche a costo di perdere qualche punto per strada, come successo con Empoli e Sassuolo. Forse non è nemmeno nella sua natura, nella natura di una creatura costruita ad immagine e somiglianza del proprio allenatore, sempre più deus ex machina del progetto gigliato. La rosa allestita per questa stagione è un diamante grezzo, un prototipo, un'eccezione alla regola: scegliete voi, a seconda del campo conoscitivo che più vi si avvicina. 

    Contro l'Udinese è arrivata l'ennesima dimostrazione di forza della squadra ora seconda in campionato: la Fiorentina targata Sousa sembra sempre più capace di essere kriptonite del gioco avversario. E dire che la squadra di Colantuono sta crescendo di partita in partita e anche al Franchi ha confermato lo step superato sotto il profilo mentale e caratteriale. Scrivi tutto questo e, in ogni caso, leggi 3-0 per la Fiorentina. 
    Vecino e Badelj compongono una delle cerniere di centrocampo meglio assortite della Serie A; Bernardeschi, a 21 anni, continua ad offrire una prestazione dietro l'altro di livello incredibile; Kalinic non riesce a segnare - secondo regole piuttosto bizzarre della Lega di Serie A - ma aggiunge un altro tassello alla sua stagione fantascientifica, da 'top player europeo', come ammesso dal direttore sportivo Pradè nel post partita. 

    La Fiorentina ha portato a casa un altro clean sheet, a conferma, tra le altre certezze di questa parte finale di 2015, che l'acquisto di Astori (dove sono finiti tutti quelli che criticavano l'arrivo in Viola dell'ex Cagliari e Milan) è stato azzeccatissimo, e che l'intesa soprattutto con Gonzalo Rodriguez è già consolidata. A questo punto Paulo Sousa, dopo una settimana di calma apparente, vista la burrasca su Giuseppe Rossi, oggi in panchina per 90 minuti, si ritrova ad affrontare un'altra settimana torrida: giovedì il Belenenses, domenica sera la Juventus, il suo passato, la società che ha allevato e cresciuto la sua mentalità calcistica. Abbiamo nominato Giuseppe Rossi, e qui, purtroppo, va aperto un capitolo non felice. 

    Pepito è ad un bivio, forse della sua storia con la Fiorentina, forse della sua carriera: è lapalissiano dire che, in questa squadra, in questo momento, un posto per lui non ci sia. Lo dicono i numeri, le prestazioni di Ilicic, Borja Valero, Kalinic, persino di Babacar, che ha nelle gambe gli stessi minuti di Rossi ma molti più gol. Pradè ha provato a chiarire, nel post gara, la situazione, ma in questo momento l'italo americano è un lusso per la Fiorentina. Ed è difficile da digerire, per il giocatore in primis, ma anche per l'ambiente, follemente innamorata del suo Pepito, ma anche rapita da una squadra che viaggia ad una velocità mai vista nella storia recente di questa società. Paulo Sousa va avanti per la sua strada, tira dritto: secondo posto in classifica, -1 dalla capolista Inter, scontro diretto con la Juventus con cinque punti di vantaggio. Tutto in un freddo pomeriggio di dicembre, che riapre la porta del paradiso a Firenze. 
     


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