Violamania: caos e vergogna totale. È finita l’era Della Valle?
Non so da dove iniziare. È traboccato tutto in un pomeriggio: doveva essere la giornata del rilancio in chiave Europa, è diventata l’iceberg sul quale la Fiorentina ha sbattuto, si è incagliata, aprendo definitivamente la falla creatasi per collassare su se stessa. Sulle strade in cui, prima della gara, le due tifoserie - unite da un gemellaggio - viaggiavano a braccetto, ancor prima del fischio finale andava in scena la contestazione definitiva, mentre all’interno dello spogliatoio viola avveniva il confronto tra la squadra e la dirigenza.
Una vergogna, la fine di un’era. Perché adesso, per i Della Valle, riprendersi Firenze è praticamente impossibile. Così come per Corvino, che nel dopo-partita ha aggravato ancor più la propria posizione, parlando di “clima impossibile per lavorare” e addossando alcune colpe ai tifosi, adesso vittime di un sistema che non funziona più. E poi ci sono gli undici in campo, incommentabili: la colpa, in fondo, non è loro, ma di un ridimensionamento che prima è stato nascosto, poi giustificato e, infine, mascherato, parlando di sogni europei e quant’altro. Tutto, tanto, ma niente che andasse di paro passo con la realtà.
Anche perché, va ricordato, che se a Firenze non ci sono più le condizioni per fare calcio, la colpa è di chi, fino a ora, negli ultimi anni, ha provato a farlo. Senza riuscirci. Azzerando le emozioni e facendo penetrare sempre di più il disamore per la squadra. La Fiorentina è giunta al capolinea, una situazione che sembrava essersi stabilizzata - secondo un filo conduttore negativo, sia chiaro - è esplosa: il fattore scatenante è stata la brutale sconfitta, l’equilibrio instabile però era presente da tempo.
C’è una frattura probabilmente insanabile all’interno della piazza. Si è giunti a un punto di non ritorno che era stato sottovalutato e, invece, è spuntato improvvisamente. La proprietà è assente dalla scorsa stagione e, teoricamente, la società è in vendita. All’interno di questo scenario procede la farsa, tra incoerenza e fallimento. Serve un mutamento radicale, non perdere altri tifosi allo stadio e rilanciarsi. Tutti obiettivi non realizzabili con le attuali condizioni. È scoppiato tutto, i bei tempi sembrano lontanissimi e il futuro, al momento, fa paura: è incerto, logoro, senza prospettive e denso di caos, di tristezza e disaffezione, con il rischio dell’indifferenza. Guardiamoci tutti allo specchio.
Una vergogna, la fine di un’era. Perché adesso, per i Della Valle, riprendersi Firenze è praticamente impossibile. Così come per Corvino, che nel dopo-partita ha aggravato ancor più la propria posizione, parlando di “clima impossibile per lavorare” e addossando alcune colpe ai tifosi, adesso vittime di un sistema che non funziona più. E poi ci sono gli undici in campo, incommentabili: la colpa, in fondo, non è loro, ma di un ridimensionamento che prima è stato nascosto, poi giustificato e, infine, mascherato, parlando di sogni europei e quant’altro. Tutto, tanto, ma niente che andasse di paro passo con la realtà.
Anche perché, va ricordato, che se a Firenze non ci sono più le condizioni per fare calcio, la colpa è di chi, fino a ora, negli ultimi anni, ha provato a farlo. Senza riuscirci. Azzerando le emozioni e facendo penetrare sempre di più il disamore per la squadra. La Fiorentina è giunta al capolinea, una situazione che sembrava essersi stabilizzata - secondo un filo conduttore negativo, sia chiaro - è esplosa: il fattore scatenante è stata la brutale sconfitta, l’equilibrio instabile però era presente da tempo.
C’è una frattura probabilmente insanabile all’interno della piazza. Si è giunti a un punto di non ritorno che era stato sottovalutato e, invece, è spuntato improvvisamente. La proprietà è assente dalla scorsa stagione e, teoricamente, la società è in vendita. All’interno di questo scenario procede la farsa, tra incoerenza e fallimento. Serve un mutamento radicale, non perdere altri tifosi allo stadio e rilanciarsi. Tutti obiettivi non realizzabili con le attuali condizioni. È scoppiato tutto, i bei tempi sembrano lontanissimi e il futuro, al momento, fa paura: è incerto, logoro, senza prospettive e denso di caos, di tristezza e disaffezione, con il rischio dell’indifferenza. Guardiamoci tutti allo specchio.