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Violamania: buon compleanno, Fiorentina! Basta con divisioni e insulti inutili
Tanti auguri, Viola. Novantadue anni di passione, orgoglio, vanto e rammarico. Di quella sensazione di essere sempre dalla parte dei più piccoli. Con la retorica e patriottica convinzione di essere molto più grandi di quanto appari. La Fiorentina fa parte di Firenze, di uno sfrenato amore campanilistico che abbraccia il colore viola. Cento, duecento, infiniti anni con il giglio sul petto. Una settimana aperta con il miglior sorriso possibile dopo il debutto in campionato.
Ma il tema della stessa settimana, da snocciolare ma momentaneamente irrisolvibile, è quello della divisione interna. Al netto di una roboante vittoria, passata quasi in secondo piano nelle analisi grazie al divario così netto nel risultato e alla voglia di non sopravvalutarsi per cadere in trappole di motivazione, il litigio tra le fazioni 'dellavalliane' durante la partita contro il Chievo è un dilemma che si protrae ormai da anni e ha trovato il proprio culmine nella gara d’esordio stagionale. La ‘Fiesole’ - nello specifico, il gruppo UnoNoveDueSei e associati - ha iniziato una contestazione, che ha trovato sì l’appoggio - del Viola Club Viesseux in Ferrovia, ad esempio - ma soprattutto la risposta piccata delle restanti parti dello stadio.
La Fiorentina stava conducendo la sfida, tutto andava per il meglio e anche Andrea Della Valle stava presenziando l’evento, accusato spesso di mancata presenza. Certo, questo è un capo d’imputazione che trova fondamento, ma in quel momento si poteva evitare. O quantomeno limitarsi all’esposizione di un ironico e pacifico striscione accresciuto da significative emoticon irrisorie. Dopo, per circa sei minuti, abbiamo assistito a una scena altamente evitabile. Una contestazione sterile, specialmente nelle modalità. Perché è giusto esprimere la propria opinione, fin quando questa non intralcia tutto il resto. Una stagione con questo filo conduttore sarebbe gettata al vento, un doloroso spreco sportivo.
La risposta dei restanti settori - in particolar modo la Tribuna Coperta - è stata eloquente. Fischi e insulti, stesse metodologie che i contestatori avevano riservato alla famiglia marchigiana. I confronti storici tra Guelfi e Ghibellini sono un puerile tentativo di giustificare una lotta interna. Insana. Questo clima porta solamente confusione, è un male intestino alla squadra. Durante una partita come quella contro il Chievo, aumentarne la caratura morale deve essere l’obiettivo da precludersi. Nei trionfi come nelle sconfitte. “Nell’ora di sconforto e di vittoria”, come recita l’inno di Parigi.
I Della Valle hanno fatto degli errori, nelle scelte e nella comunicazione di queste, e sicuramente sono criticabili; di contro, ci sono tante casistiche da tenere in considerazione. In primis, che i tempi sono cambiati rispetto a quando hanno rilevato la società. Le distanze si sono ampliate, il calcio italiano ha un altro ruolo, gli introiti sono diversi e la necessità di avere uno stadio di proprietà e un centro sportivo funzionante e funzionale un’essenzialità da tramutare in concretezza. Sicuramente c’è stato un ridimensionamento, lo dicono i numeri, ma quando hanno alzato l’asticella, sono stati travolti dalla sfortuna. E anche il fato chiede il conto, sotto forma di Fair-Play Finanziario e conti in regola.
Sono stati investiti tanti soldi, altri messi in un cassetto per strategie delle quali risentiremo in futuro. Basta con le ripicche, solamente con l’unità potranno uscire fatti concreti: l’unione fa la forza, specialmente nella possibilità di programmare ed essere trasparenti. L’auspicato incontro tra i Della Valle e i tifosi deve avvenire, con toni civili e la reciproca voglia di capirsi. Anche di vederla in modo nettamente diverso. Ma di capirsi. Remare nella stessa direzione, seppur con vedute differenti, sarebbe già un primo passo.