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Violamania: Biraghi come Grosso, Chiesa forza della natura
È accaduto quello che si meritava: la favola a lieto fine. Tutti, quando sul secondo palo è spuntato Biraghi, hanno sorriso. Firenze, in fondo, a Cristiano vuole bene. Anche quelli che lo criticano, così come coloro che apprezzano la crescita e la maturità acquisite nel corso del tempo, da un anno a questa parte, fin da quando il difensore regalava la vittoria al Chievo, finendo nell'occhio del ciclone. Si è preso una rivincita contro la bocciatura dell'Inter, la prolungata gavetta e chi non aveva intravisto abbastanza in lui. La telefonata di Corvino a Giuffredi gli ha cambiato la vita, così come Pioli, così come Davide.
Biraghi e Chiesa sono i simboli dell'isola felice Fiorentina, immagine di un'Italia che riparte sotto i colpi della nuova generazione, quella tanto criticata, ma che in fondo il talento ce l'ha. "Biraghi come Grosso", esatto. Palcoscenici e momenti diversi, ma sì, il paragone calza a pennello. L'apoteosi dell'uomo fatto da solo, grazie anche alla società che ci ha creduto quando ormai sembrava retrocesso in Serie B a suon di interrogativi e annate in chiaroscuro.
Una bella iniezione di stimoli in vista della ripresa del campionato. A Firenze arriva il Cagliari dell'altra faccia felice di questa sosta, Nicolò Barella, messo al centro del villaggio da Mancini. Come la chiesa, come Chiesa: Federico è una forza della natura, scardina le difese ed è costantemente piacevole alla vista. Lui, Bernardeschi e Insigne compongono un tridente intrigante, che segna poco, magari per ora. Serve affinarlo, capire come riuscire a segnare. E anche Pioli deve capirlo, perché lo scarso cinismo mostrato dal proprio reparto offensivo negli ultimi tempi è preoccupante.
Biraghi e Chiesa sono i simboli dell'isola felice Fiorentina, immagine di un'Italia che riparte sotto i colpi della nuova generazione, quella tanto criticata, ma che in fondo il talento ce l'ha. "Biraghi come Grosso", esatto. Palcoscenici e momenti diversi, ma sì, il paragone calza a pennello. L'apoteosi dell'uomo fatto da solo, grazie anche alla società che ci ha creduto quando ormai sembrava retrocesso in Serie B a suon di interrogativi e annate in chiaroscuro.
Una bella iniezione di stimoli in vista della ripresa del campionato. A Firenze arriva il Cagliari dell'altra faccia felice di questa sosta, Nicolò Barella, messo al centro del villaggio da Mancini. Come la chiesa, come Chiesa: Federico è una forza della natura, scardina le difese ed è costantemente piacevole alla vista. Lui, Bernardeschi e Insigne compongono un tridente intrigante, che segna poco, magari per ora. Serve affinarlo, capire come riuscire a segnare. E anche Pioli deve capirlo, perché lo scarso cinismo mostrato dal proprio reparto offensivo negli ultimi tempi è preoccupante.