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    Violamania: aria di fine ciclo

    Violamania: aria di fine ciclo

    Il pareggio ottenuto contro la Roma conferma tutti i limiti tecnici e caratteriali messi in evidenza dalla Fiorentina da inizio stagione e confermano come la rosa gigliata non sia attrezzata per lottare per il terzo posto. La classifica illude, parla di un distacco dalle rivali dirette per un posto nella futura Champions League ancora colmabile, ma sarebbe un errore non rimarcare che ogni qualvolta c’è da fare una svolta determinante nella partita, per non dire nel campionato, la rosa viola delude, affonda e dimostra di fare passi indietro. L’eccellente primo tempo, chiuso con uno scarto minimo di vantaggio, e grazie ad un gol che è sembrato più fortunoso che voluto, porta in dote almeno il fatto che Mario Gomez dà conferma di sé che si è sbloccato fisicamente e mentalmente ma tutto ciò non può bastare perché davanti ad una buona notizia, cui aggiungere la prova già sorprendentemente reattiva di Tatarusanu, ci sono una serie di comunicazioni che vanno presi sul serio: la difesa mostra tutti i propri limiti ogni volta che viene attaccata in velocità, Cuadrado è la più grossa delusione da inizio campionato per spesa fatta per acquistarlo e rendimento, ed inoltre gioca fuori ruolo ed il centrocampo è di fatto senza riserve, visto che il primo ingresso porta il nome di Jasmine Kurtic.

    La sostituzione di Mati Fernandez per lo sloveno ha fatto parecchio discutere ma è giusto dire che l’impressione più netta è come Vincenzo Montella, che giustamente sta vedendo la propria linea mediana in difficoltà, abbia voluto mandare un segnale alla propria società, proprio come fece all’andata contro i giallorossi mettendo Brillante fra i titolari. “Questi giocatori ho in panchina, queste sono le alternative, traete voi le conseguenze” è l’sms spedito dal tecnico gigliato a chi gli paga lo stipendio. Se davvero è così, ovvero Kurtic è usato come messaggio trasversale per i propri dirigenti, allora vuol dire che l’allenatore viola ha bisogno di fare scelte palesi per comunicare i suoi desiderata, e come è a tutti è evidente, non ha un dialogo diretto o non vuole essere ascoltato in altra forma.

    Insomma anche Montella ha capito che in Fiorentina appaiono Daniele Pradè come d.s. ed Andrea Della Valle come presidente, ma a decidere è qualcun altro. L’aria che tira dalle parti di via Manfredo Fanti è impercettibilmente quella di fine ciclo. Il mercato invernale compiuto fino ad oggi ne è la conferma: giocatori importanti che decidono di non rinnovare il contratto (Neto è un caso molto simile a Montolivo prima e Ljajic poi), un allenatore nervoso ed in difficoltà (la figura di Montella è sovrapponibile a quella di Prandelli nei suoi ultimi 6 mesi a Firenze), arrivi tutt’altro che pronti all’uso (Felipe, Bolatti e Keirrison presi nel gennaio 2010 potrebbero somigliare a Diamanti e Gilardino, calciatori fermi da tre mesi, che hanno bisogno di tornare in condizione) e capitani delegittimati (Dainelli e Jorgensen venduti in un’unica sessione di trattative cinque anni fa, Pasqual oggi il cui rinnovo è vincolato ad un ‘tot’ numero di presenze).

    Insomma già adesso si possono trarre delle conclusioni: se davvero per l’ennesima volta la Fiorentina si avvia a chiudere una stagione nella mediocrità alta del campionato italiano, quegli annunci di dover lottare per il terzo posto fatti a fine agosto scorso sono stati un grosso sbaglio, specie con il miglior giocatore della rosa, Giuseppe Rossi, appena infortunatosi gravemente. Di più: sono state sbagliate le dichiarazioni della famiglia Della Valle quando arrivano a Firenze ormai quasi 13 anni fa e  dissero che non si sarebbero accontentati di una squadra che non avrebbe lottato per vincere. Ad oggi loro sono i proprietari più longevi della storia del club viola, ma senza titoli. Una riflessione su questo andrebbe tratta forse in maniera più seria dei risultati annuali della loro squadra di calcio sul campo.

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