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Violamania: amor proprio
Il tecnico viola aveva chiesto ai suoi alla vigilia della sfida in terra della Valdelsa di metterci ‘amor proprio’, ovvero quel qualcosa in più prima per sé stessi, e poi anche per gli altri, per provare a poter raggiungere quegli obiettivi fissati per il finale di stagione, ed uno di questi era ed è il quinto posto finale in serie A che consentirebbe un’estate senza patemi d’animo di dover affrontare turni preliminari per tornare in Europa League. C’era un orgoglio da difendere al Castellani prima che regionale, visto il derby con l’Empoli, personale con sé stessi, dopo le tante feroci critiche ricevute per il risultato ottenuto giovedì scorso allo stadio Sanchez Pizjuan. Ebbene nel momento di massima difficoltà mentale, e di fatto soli contro tutti, gli uomini di Montella hanno dato una risposta fortissima al campionato, sfoderando una discreta prestazione e portandosi a casa tre punti che potrebbero pesare come un macigno nella corsa ai piazzamenti europei. Un successo che consente di arrivare nella maniera migliore dal punto di vista psicologico ad una sfida, quella di giovedì prossimo, in cui servirà un’impresa per eliminare il Siviglia, ma che merita di essere affrontata con fiducia e al fianco della Fiorentina perché la squadra viola quest’anno, in base anche ai propri rapporti di forza, sta davvero facendo il massimo, e comunque vada a finire la prossima sfida al Franchi, Gonzalo Rodriguez e compagni meritano un lungo applauso, perché loro l’amor proprio hanno dimostrato di avercelo, anche per la maglia gigliata che indossano da inizio stagione.
Meno ‘amor proprio’ ha attestato chi ha pensato che con un calciomercato estivo caratterizzato dall’arrivo di Beleck, Brillante, Octavio e Marin, lo scorso 28 agosto dichiarava con sicurezza come quella fosse stata la campagna di rafforzamento più importante della storia del club affidato da quasi 13 anni a questa parte alla famiglia Della Valle e, che la Fiorentina aveva l’obbligo di dover lottare per un piazzamento nella futura Champions League. A gennaio scorso poi sono arrivati due giocatori che da tre mesi non scendevano in campo, Gilardino e Diamanti, un esterno destro che faceva panchina al Genoa (Rosi) e un jolly chiamato Salah. Non si ama sé stessi se si pensa che acquisti estemporanei e carneadi della serie A possano rafforzare la propria squadra di calcio. Bisogna essere onesti con sé stessi e fare un’analisi a trecentosessanta gradi per rendersi conto che se in oltre un decennio di Fiorentina affidati ad una stessa proprietà, quest’ultima non ha mai vinto nulla fino ad oggi, qualche motivo ci sarà. Dio benedica la famiglia Della Valle per la solidità economica che hanno dato al club e per come l’hanno strutturata in molti compartimenti all’interno della stessa società, ma questo gruppo quest’anno ha di nuovo compiuto un miracolo ad arrivare vicino a dei trionfi, e se è mancato qualcosa, è successo perché qualche componente dietro le scrivanie non ci ha messo ‘amor proprio’ ma ha preferito l’esigenze personali di voler incidere dove non avrebbe dovuto loro competere, a quelle per il bene comune. Un errore già accaduto in passato, che purtroppo si è ripetuto. Un vero peccato che ad oggi, in rapporto a durata come azionisti di maggioranza di un club calcistico e successi finali portati a casa, renda i Della Valle una delle proprietà meno vincenti della storia del calcio italiano. E pensare che basterebbe davvero poco per svoltare: un po’ di amor proprio in più, non certo tanti soldi da investire nel calciomercato.