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Vince il City, ma Guardiola è sparito. Klopp, sei un magnifico perdente?
Non so ancora se sia arrivato il momento di Jurgen Klopp, ma a 51 anni al tedesco non sono rimaste troppe opportunità. O conquista la Premier in questa stagione – da quando è a Liverpool, cioé due anni e mezzo, ha solo perso finali o è arrivato dietro i primi – oppure diventerà un magnifico perdente, come ebbi a definirlo dopo la sconfitta in Champions con il Real Madrid. Nei fatti Klopp ha vinto solo in Germania (due campionati, una Coppa nazionale, due supercoppe) e nulla fuori dai confini. Poco per definire il suo calcio produttivo, oltre che esteticamente appagante. Eppure, questa volta, ce la può fare. E mi piace scriverlo la sera in cui la sua squadra ha perso la prima gara di Premier, la classifica si è accorciata (da più sette a più quattro proprio sul City), lui ha ceduto a Guardiola come era accaduto cinque volte su quindici (Klopp comunque resta in vantaggio nei confronti diretti).
Nel primo tempo ha segnato il City (Aguero al 41', micidiale sinistro dall'area del portiere, su dormita di Lovren ed esitazione di Alisson), ma ha giocato il Liverpool. Meglio in tutto: corsa, giocate, movimento senza palla, sfondamenti centrali. Proprio in uno di questi – in Italia sono rarissimi perché tutti difendono la porta – Salah ha imbeccato Mané (18') che ha colpito il palo. Sulla respinta Stones ha tirato addosso a Ederson e la palla stava per finire dentro, ma ancora Stones l'ha salvata, per pochi millimetri, con un prodigioso intervento. Il City non solo aveva sofferto la brillantezza della capolista, ma non ha saputo organizzare neppure una controffensiva. L'unica – anche se ha di poco preceduto il gol tanto da essere considerata un degno prologo – è stata realizzata grazie ad un'accelerazione di Sané che, quasi dal fondo, ha concluso su Alisson pronto alla respinta.
Perciò il pareggio di Firmino (64') non è stato né sorprendente, né iniquo. Anzi, ha perfino tardato ad arrivare, anche se l'azione è stata viziata da un grave errore di Danilo. E' accaduto infatti che Alexander-Arnold cambiasse – secondo natura e vocazione – fronte di gioco da destra a sinistra e che, nel pescare il movimento di Robertson, inducesse Danilo alla mancata deviazione aerea. Strada spalancata, dunque, per l'esterno che metteva sul secondo palo dove era appostato Firmino (gol di testa facile facile). Klopp avrebbe voluto vincerla e ha attaccato. Guardiola anche, ma ha preferito attendere e ripartire con Sterling (sbaglia tanto, ma è uno sprinter) e Sané, due esterni del suo 4-3-3, solo nei numeri speculare a quello dell'allenatore tedesco. Non a caso sono stati proprio quei due ad attaccare la linea a quattro, per la verità molto statica, del Liverpool. Sterling ha portato palla, ha finto il passaggio ad Aguero (e Lovren ha abboccato), poi ha allargato a Sanè che di sinistro, ad incrociare, ha trovato il palo interno e ha battuto Alisson.
Se è vero che in ripartenza il City avrebbe potuto segnare ancora con Aguero (82', grandissimo Alisson), Bernardo Silva e Sterling (90', pasticcio di Shaqiri, subentrato a Mané, e di Lovren), è altrettanto vero che il Liverpool ha avuto una clamorosa occasione con Salah (83', diagonale di sinistro deviato da Ederson) e nel finale, in un paio di mischie furibonde, si è visto ribattere il pallone ancora da Stones e dal portiere di Guardiola. Come sostengono i pragmatici, chi vince ha sempre ragione, ma la qualità del gioco e l'esigenza di imporlo sono stati dalla parte di Klopp. Lui e la sua squadra meritavano di più. Proseguendo così non sarà facile togliere loro la leadership. Quella parte di Inghilterra che tifa Liverpool non può aspettare più.
@gia_pad