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Vieri: 'L'Inter è favorita perché é più forte, il Milan perde il 50% senza Leao. Le critiche a Maldini e il destino di Inzaghi...'
Sono passati 20 anni esatti dal primo euroderby di Champions League tra Milan ed Inter e oggi come allora in palio c'era un posto nella finale. Tra i protagonisti mancati della doppia sfida del 2003 c'è Christian Vieri, impossibilitato per infortunio a giocare per la formazione allenata da Hector Cuper, ma che ha raccontato a La Gazzetta dello Sport le forti emozioni provate allora e ha svelato le sue sensazioni sulle due imminenti gare tra rossoneri e nerazzurri.
"Oggi giro per la città e sento l’aria elettrica, certo, ma allora di più: c’era un’attesa quasi folle. E io dovevo stare a guardare. Come soffrivo nel 2003? Sudando come un somaro. Il 22 aprile a Valencia mi erano caduti addosso Carew e Materazzi, avevo sentito crack: il ginocchio era spappolato. Passai la sera e la notte a piangere, poi dalla mattina dopo io e Silvano Cotti (fisioterapista dell'Inter e grande amico di Vieri, ndr) siamo stati sette giorni su sette, dalle otto alle otto, a lavorare per cercare di recuperare. Ho fatto di tutto, ma sapevo che era inutile".
Il paragone tra la doppia sfida del 2003 e quella di oggi: "All'epoca furono due partite brutte, non c'è dubbio. Grande tensione, ma quella bella. Troppa? Boh, ognuno la sente e la gestisce a modo suo. Ma altrimenti cosa la giochi a fare la Champions? Ci vorrebbero ogni anno partite così, si gioca a calcio per quello. Sai che puoi passare per un rimpallo, un fallo non chiamato, una cosa che va bene a te e male agli altri. Che la finale potrà dipendere anche da una piccola cosa. E quelle di oggi? Saranno più o meno simili. Sono quelle partite che fai un passo avanti e due indietro, provi ad attaccare ma pensando a non prendere gol in contropiede. Il calcio in questi vent’anni è cambiato, ma fra due italiane è così: un’avversaria non italiana ti attacca di più, ti viene a prendere di più".
Sulla tradizione storica del Milan in Champions League il pronostico per questo derby: "La storia è del club, non dei giocatori che ci sono adesso: questo discorso valeva ai miei tempi, allora sì che pesava. L'Inter è favorita, diciamolo. Tre partite, nove punti, 11 gol segnati: ci sta. Ma il Milan è quello che stava per perdere con la Cremonese o che vince facile con la Lazio? L’Inter sta meglio soprattutto perché ha la rosa più forte di tutti, a cominciare dall’attacco: in teoria non può perdere con nessuno. E poi c'è la panchina, può incidere anche quella: l’Inter a sedere ha Lukaku e Brozovic se non giocano titolari, Correa, De Vrij, per il ritorno Gosens... Più lunga e più forte, qualità altissima".
A proposito di Lukaku: "Sta mettendo una discreta pressione addosso a Inzaghi. Da confermare? Da vedere, bisognerà parlarne. Io alla fine li confermerei tutti e quattro, ma da Lukaku mi aspetto di più, un gol ogni partita: quest’anno non ha fatto quello che si sperava facesse".
Su Leao: "Senza di lui il Milan perderebbe il 50%, più o meno. Lui e Theo sono quelli che danno gli strappi che servono, tanto più in partite così. E lui è quello che da solo fa cambiare campo alla palla. Quello che da solo cambia le partite".
Su Maldini e il mercato estivo dei rossoneri: Il “cap” è diverso dagli altri perché sta molto sulle sue: poche chiacchiere, lavora, dimostra. E anche senza budget sta dimostrando: scudetto, semifinale Champions. Mercato deludente? Origi, che aveva giocato e anche segnato nel Liverpool. De Ketelaere è giovane e i giovani vanno anche aspettati. Io a San Siro ho giocato: sa quanti ne ho visti, giovani e meno giovani, che entravano lì e un po’ se la facevano sotto?".
Le critiche ad Inzaghi: "Criticato troppo? No, se perdi 11 partite di campionato non puoi non essere criticato. Sul suo futuro peseranno più quelle o il cammino in Champions League? Quelle: l’Inter non può perdere undici partite. Dunque non mi meraviglierei di nulla: il calcio è un pentolone di bugie, un giorno sei confermato e il giorno dopo ti cacciano, ma oggi, 8 maggio, è più facile che non resti. L’Inter non ha l’obbligo di vincere la Champions, come il Real o il City. Ma di lottare per lo scudetto tutti gli anni sì".
"Oggi giro per la città e sento l’aria elettrica, certo, ma allora di più: c’era un’attesa quasi folle. E io dovevo stare a guardare. Come soffrivo nel 2003? Sudando come un somaro. Il 22 aprile a Valencia mi erano caduti addosso Carew e Materazzi, avevo sentito crack: il ginocchio era spappolato. Passai la sera e la notte a piangere, poi dalla mattina dopo io e Silvano Cotti (fisioterapista dell'Inter e grande amico di Vieri, ndr) siamo stati sette giorni su sette, dalle otto alle otto, a lavorare per cercare di recuperare. Ho fatto di tutto, ma sapevo che era inutile".
Il paragone tra la doppia sfida del 2003 e quella di oggi: "All'epoca furono due partite brutte, non c'è dubbio. Grande tensione, ma quella bella. Troppa? Boh, ognuno la sente e la gestisce a modo suo. Ma altrimenti cosa la giochi a fare la Champions? Ci vorrebbero ogni anno partite così, si gioca a calcio per quello. Sai che puoi passare per un rimpallo, un fallo non chiamato, una cosa che va bene a te e male agli altri. Che la finale potrà dipendere anche da una piccola cosa. E quelle di oggi? Saranno più o meno simili. Sono quelle partite che fai un passo avanti e due indietro, provi ad attaccare ma pensando a non prendere gol in contropiede. Il calcio in questi vent’anni è cambiato, ma fra due italiane è così: un’avversaria non italiana ti attacca di più, ti viene a prendere di più".
Sulla tradizione storica del Milan in Champions League il pronostico per questo derby: "La storia è del club, non dei giocatori che ci sono adesso: questo discorso valeva ai miei tempi, allora sì che pesava. L'Inter è favorita, diciamolo. Tre partite, nove punti, 11 gol segnati: ci sta. Ma il Milan è quello che stava per perdere con la Cremonese o che vince facile con la Lazio? L’Inter sta meglio soprattutto perché ha la rosa più forte di tutti, a cominciare dall’attacco: in teoria non può perdere con nessuno. E poi c'è la panchina, può incidere anche quella: l’Inter a sedere ha Lukaku e Brozovic se non giocano titolari, Correa, De Vrij, per il ritorno Gosens... Più lunga e più forte, qualità altissima".
A proposito di Lukaku: "Sta mettendo una discreta pressione addosso a Inzaghi. Da confermare? Da vedere, bisognerà parlarne. Io alla fine li confermerei tutti e quattro, ma da Lukaku mi aspetto di più, un gol ogni partita: quest’anno non ha fatto quello che si sperava facesse".
Su Leao: "Senza di lui il Milan perderebbe il 50%, più o meno. Lui e Theo sono quelli che danno gli strappi che servono, tanto più in partite così. E lui è quello che da solo fa cambiare campo alla palla. Quello che da solo cambia le partite".
Su Maldini e il mercato estivo dei rossoneri: Il “cap” è diverso dagli altri perché sta molto sulle sue: poche chiacchiere, lavora, dimostra. E anche senza budget sta dimostrando: scudetto, semifinale Champions. Mercato deludente? Origi, che aveva giocato e anche segnato nel Liverpool. De Ketelaere è giovane e i giovani vanno anche aspettati. Io a San Siro ho giocato: sa quanti ne ho visti, giovani e meno giovani, che entravano lì e un po’ se la facevano sotto?".
Le critiche ad Inzaghi: "Criticato troppo? No, se perdi 11 partite di campionato non puoi non essere criticato. Sul suo futuro peseranno più quelle o il cammino in Champions League? Quelle: l’Inter non può perdere undici partite. Dunque non mi meraviglierei di nulla: il calcio è un pentolone di bugie, un giorno sei confermato e il giorno dopo ti cacciano, ma oggi, 8 maggio, è più facile che non resti. L’Inter non ha l’obbligo di vincere la Champions, come il Real o il City. Ma di lottare per lo scudetto tutti gli anni sì".