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Vieri: 'Dzeko lavatrice, Lautaro serpente ma discontinuo. Mi piace Leao: non sai mai dove va'
DZEKO - "Peccato per l’Inter che Dzeko non sia arrivato prima, e non perché ha quasi 36 anni e qualcuno dice che è bravo, ma ormai è vecchio: tutti ‘sti discorsi sull’età li facciamo solo in Italia. Dzeko è soprattutto quello che vediamo in pochi, perché certe cose devi aver voglia di notarle. Anzitutto: quanti palloni sporchi pulisce quando non ha neppure il tempo di respirare e però gli arrivano così, e in più ne ha anche addosso due o tre a raddoppiarti. Io lo chiamo lavatrice, di solito si dice di un centrocampista, ma in realtà lui è quello: un attaccante che potrebbe fare il centrocampista. E poi che intelligenza calcistica nel vedere prima l’azione e capire la posizione giusta per far fare alla squadra la giocata migliore".
LEAO - "Ho un debole per lui: giocava poco, ma avevo già visto qualcosa di speciale. Dico Leao perché ha anzitutto il dono dell’imprevedibilità e un derby si vince anche grazie a un episodio. Lui può giocare pure centravanti, perché sa venire incontro e poi andare sul “lungo”, in profondità, ma fa più male se arriva da dietro, non per forza da sinistra. Ha una velocità impressionante e dunque è difficilissimo da leggere e da marcare: come fai a prendergli le misure se non sai mai dov’è, dove va, e non fa quasi mai la stessa giocata? Quando lo hai capito, non lo prendi più".
LAUTARO - "Se dai uno spazio a Lautaro Martinez, lo vedi che gli vengono gli occhi da killer. E sai che potresti aver fatto un errore imperdonabile. E' una punta moderna, universale, cambia posizione in continuazione come un serpente, ha addosso un’adrenalina da mal di testa. È il calcio di oggi: attaccanti statici non se ne vedono più, serve saper stare in area come a centrocampo. Però Lautaro deve essere più continuo: nello stare “dentro” il gioco della squadra e nel segnare. Non due gol oggi e i prossimi chissà: in più partite di seguito. Trovare quello che io chiamo il ritmo del gol è fondamentale, se fai quel mestiere: dà il senso più importante al tuo lavoro, al tuo essere attaccante".
IBRAHIMOVIC - "Se Ibrahimovic ce la fa e gioca, meglio per il Milan: qualcosa in più la può sempre inventare. Soprattutto se gli arrivano i palloni giusti: la chiave è quella, li vuole “puliti” e non fa niente per nasconderlo. Ingombrante? Se sei al Milan non puoi considerare un problema il dover fare tutto il possibile per giocare bene con lui. Mette pressione ai compagni? E’ vero, non ha mai negato di voler essere messo in condizioni di giocare bene".
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