Forse non era solo un problema di regista, ma anche di sceneggiatura, di interpreti, di idee. Nemmeno il rientro per un tempo di Marchisio al posto di Padoin, simbolo suo malgrado delle prime due sconfitte di campionato, è servito ad Allegri per rivedere una Juve quantomeno simile a quella che nella passata stagione ha sfiorato il triplete. Il Chievo è passato in vantaggio al primo affondo, dimostrando successivamente di essere in questo momento una squadra migliore di quella campione d'Italia che per il momento squadra non è. Come all'Olimpico contro la Roma è stato l'orgoglio a tenere a galla la Juve, nel finale capace quantomento di ottenere un punticino che muove la classifica ma che non fa morale. Troppi gli errori in fase di possesso palla e sotto porta: nella pochezza di questa fase di stagione, vedere la quantità di occasioni create anche se in maniera casuale può rappresentare punto di partenza e ulteriore rammarico allo stesso tempo. Poco da salvare in ogni caso, tra questo almeno l'atteggiamento e la scossa data da Alex Sandro, Cuadrado ed Hernanes: ultimi arrivati, ma anche i più brillanti e propositivi in questo negativo sabato sera. Ora rimangono 48 ore per leccarsi le ultime nuove ferite e ricompattarsi in vista della delicatissima trasferta di Manchester: quando servirà un'altra Juve, con le idee molto più chiare. O almeno con qualche idea in più.