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    Vidal: 'La Juve meglio dei soldi'

    Vidal: 'La Juve meglio dei soldi'

    Una lunga intervista per far luce su quanto è successo quest'estate. Dal problema al ginocchio all'offerta del Manchester United, Arturo Vidal si confessa in esclusiva a Tuttosport chiarendo un concetto importante: "Questa società è casa mia e io non abbandono la mia casa. Juve-Roma? Loro hanno più qualità, ma noi siamo più squadra". 

    Vidal, le era mai capitato di attraversare un periodo così travagliato? 
    «No, mai. Mai in vita mai, sono sempre stato al cento per cento, non ho mai affrontato un infortunio di questo genere : è stata dura, psicologicamente mi è pesato molto».

    Adesso i tifosi juventini (e forse anche dirigenti e allenatore) “odiano” il Cile, che si porta via Vidal, lo stanca e lo restituisce acciaccato. 
    (Ride) «No, non devono. Perché in questo periodo sono successe tante cose intorno al mio ginocchio che nessuno conosce».    

    Beh, ha l’occasione per raccontarle. 
    «Tante cose... (sospiro) Per esempio in Nazionale mi hanno curato bene per farmi giocare. Se adesso sono guarito perfettamente e possono mettermi a disposizione della Juventus lo devo anche ai medici e allo staff della Nazionale. E io sono sempre felice di andare in Nazionale. Felice e orgulloso»    

    Il problema è che la Nazionale per lei significa trasferte estenuanti Sud America-Europa... Non esattamente una passeggiata.    
    «E’ faticoso, tante ore in aereo... Ma mica si può spostare il Cile in Europa, no?» (ride) .    

    Magari riorganizzando i calendari internazionali e dividendo la stagione dei club da quella delle nazionali, chissà...    
    «Sì, potrebbe essere una soluzione, ma mi sembra troppo difficile: troppe partite e troppa gente da mettere d’accordo. Todo el mundo!».    

    Atletico Madrid-Juventus era stata presentata come un esame per misurare il vostro spessore internazionale. Dopo la sconfitta quanto vi sentiti distanti dai top club della Champions League? 
    «Non credo che la sconfitta ci lasci troppo lontano. Penso che siamo distanti dalle gfrandi d’Europa. Abbiamo affrontato una squadra forte che imposta il suo gioco in modo molto ostruzionista, che resta nella sua metà campo, aspetta e cerca di fare male in contropiede. E’ arrivata in finale di Champions e continua a essere una delle squadre più forti. Noi abbiamo giocato una partita al loro livello: perfetta no, perché abbiamo perso, però abbiamo giocato senza subire da chi l’anno scorso stava per vincere la Coppa».    

    Crede quindi che la vostra maturità europea è cresciuta? 
    «Sì, per me lo è. Quest’anno come l’anno scorso con il Real, in Spagna abbiamo avuto un arbitraggio che non mi è piaci uto: non ha ammonito i loro nonostante un sacco di falli e poi i loro difensori piangevano sempre... brutto giocare così! E comunque per me la Juventus è cresciuta, io ho visto passi avanti nell’atteggiamento. Giochiamo da insieme da un po’, il gruppo è solido e sono arrivati giocatori che hanno aumentato la qualità».    

    Dopo la sconfitta, avete pensato all’occasione di rivincita con la Roma? 
    «No, al Calderon eravamo solo molto arrabbiati per aver perso una partita incredibile. Nessuno poteva credere che l’Atletico riuscisse a segnare un gol giocando così».    

    A Madrid, però, non si è contato nemmeno un tiro nello specchio. Non capitava dal 2006.    
    «Perché era una partita tosta e strana, che si doveva giocare con la testa. Abbiamo commesso un errore e abbiamo subito il gol».    

    E con la Roma che partita sarà? 
    «Dobbiamo aggredirli subito. Cattivi come sempre. Non lasciarli respirare, non permettere che esprimano il loro gioco ed esprimere il nostro. Perché quando noi giochiamo al calcio siamo molto forti».    

    Cosa significa Juve-Roma per lei? 
    (sorrisone) «A me è andata sempre molto bene. A Torino ho sempre fatto gol contro i giallorossi, alcuni anche importanti».    

    Se dalle sue parti passa Francesco Totti come si comporta?    
    «Come sempre: intensità e cattiveria agonistica».    

    Com’è giocare contro una leggenda vivente come Totti? 
    «Lui era già grandissimo quando io ero un bambino: è un genio... Però, scusate, ma io non la vedo così: noi giochiamo contro la Roma, non contro Francesco Totti».    

    Si vede a 38 anni a giocare (e segnare) in Champions? 
    «Uuhh... Muy dificil . Vediamo, certo il mio tipo di gioco è moplto dispendioso. Non so se ci arrivo a 38: sono tanti!».    

    Pereyra è un giovane Vidal? 
    «Sì, può essere. E’ veloce, tecnicamente buono. E qui può maturare ancora di più. Lo conoscevo bene anche prima: contro di noi faceva sempre delle grandi partite. Abbiamo fatto subito amicizia. Ora deve fare gol».    

    Juventus e Roma che differenza c’è?    
    «Loro hanno uomini veloci e di grande qualità, così giocano innescare loro, anche con lanci lunghi. Noi magari abbbiamo meno qualità, ma siamo una squadra, sfruttiamo la nostra compattezza, giochiamo più la palla, andiamo in pressione».    

    Che partita sarà domani pomeriggio?    
    «Non lo so... E’ una partita importante e difficile. Arriviamo in un momento delicato tutte e due e per noi c’è anche la voglia di rivincita dopo la sconfitta di Madrid. Vincerà chi avrà mantenuto maggiore concentrazione sulla gara».    

    Chi avrà più pressione?    
    «Noi. La Juventus ha sempre più pressione degli altri, perché è la Juve, perché ha vinto gli ultimi tre scudetti e chi ci affronta gioca sempre la partita della vita. Ma mi piace... Sentire questa pressione è una sensazione che mi stimola molto. Vuol dire che sei forte, no?».    

    Com’è giocare con Pirlo e senza Pirlo?    
    «Claudio (Marchisio) sta giocando benissimo in quella posizione. E’ completamente diverso da Pirlo, ma stiamo andando bene. Andrea ha un altro piede e vede meglio la giocata, Claudio è più dinamico e aiuta molto la squadra. Per me cambia poco in linea di massima, il mio gioco rimane lo stesso».    

    Come cresce Pogba?    
    «E’ cresciuto tanto, ma gli manca ancora un po’: sta diventando un grande giocatore. Adesso è consapevole della sua forza e si prende le sue responsabilità, oltre che le attenzioni degli avversari».    

    Buffon lo vede, in futuro, fra i tre più grandi della storia del calcio francese. Impegnativo? 
    «Impegnativo sì. Molto impegnativo, ma Paul può farcela: ha tutte le qualità necessarie. E se lo dice Buffon...».    

    Differenze fra Conte e Allegri?    
    «Carattere: uno è più... come dire... intenso, l’altro è più tranquillo. E il lavoro sul campo: i metodi sono molto differenti, ma c’è una cosa che li accomuna: vogliono vincere. Utilizzano due strade diverse per arrivare nello stesso posto: il primo».    

    Con Allegri siete più tranquilli come si ripete in continuazione? 
    «Può essere. Lui è così di carattere: meno ansioso. Ma questo fuori dal campo di allenamento, perché qui sui campi di Vinovo è un duro come Conte».    

    E’ stato scioccante l’addio di Conte? 
    «Sì, lo è stato. Anche perché ero in vacanza, non capivo cosa stava succedendo. E non avevo mai visto nella mai vita un allenatore che se ne va dopo tre campionatio vinti».    

    Qual è la squadra più dura che affrontato in Italia?    
    «Il Milan del primo anno, ma anche il Napoli e la Roma».    

    E qual è il giocatore più duro che ha affrontato?    
    «Questa è difficile... Fatem i pensare. Con Inler ho sempre avuto problemi, Montolivo è molto bravo con la palla, e poi Nainggolan che è una furia, ma forse il peggiore è stato Robinho: tecnico, ti nasconde la palla, ti fa impazzire».    

    In quei casi la tentazione di tirargli un calcio è forte?    
    «Certamente! Fortissima!» (ride).    

    Come ha vissuto questa lunga estate di mercato? Su di lei sono state scritte milioni di parole, ma solo lei conosce la verità. 
    «Ero tranquillo e sereno. Pensavo solo al mio ginocchio. Mai una volta ho chiesto al mio procuratore o alla Juventus se stava succedendo qualcosa. Ho un patto con il mio agente: se c’è qualcosa di concreto mi avvisa. E lui non mi ha mai avvisato. Non so esattamente cosa sia successo durante i mesi estivi, ma non credo nulla di veramente importante, altrimenti mi avrebbe detto: Arturo, c’è questa possibilità...»    

    E lei cosa avrebbe risposto a un’offerta milionaria del Manchester? 
    «Non lo so. Davvero, non lo so... Posso solo dire che io a Torino mi trovo veramente bene. Qua sono felice, mia moglie è felice, ama Torino, mio figlio Alonsito è felice qui e anche la piccola. Per me la condizione della mia famiglia è più importante dei soldi e di qualsiasi altra cosa. Alla Juventus sono felice, è casa mia: è sempre difficile andare via da casa propria, no?».    

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