Calciomercato.com

  • AFP/Getty Images
    Verratti, 'nuovo Pirlo' incapace di crescere. Non è solo colpa della Ligue 1

    Verratti, 'nuovo Pirlo' incapace di crescere. Non è solo colpa della Ligue 1

    • Antonio Martines
    Fino a poco tempo fa Marco Verratti era considerato come una sorta di pietra angolare intorno alla quale si sarebbe dovuto ricostruire tutta l'architettura del nostro calcio. Stiamo parlando infatti dell'unico giocatore che nell'immaginario collettivo del nostro desolante panorama era in grado di suscitare paragoni importanti con i grandissimi del recente passato. In lui, molti intravedevano l'unico vero potenziale fuoriclasse della Nazionale, e non è un caso che proprio negli anni in cui il nostro movimento stava nel momento più basso dal punto di vista finanziario, il calcio italiano se lo sia visto scippare dal PSG, che non ebbe esitazioni a spendere ben 12 milioni di euro (cifra ancora notevole per quel periodo), per un ragazzino di 19 anni che non aveva mai fatto neanche un minuto di Serie A. I tifosi vedevano in lui l'ideale erede di Pirlo e i paragoni altisonanti con altri grandi giocatori come Xavi (paragone fatto tra l'altro dallo stesso spagnolo), si sprecavano.

    E così, stagione dopo stagione, Verratti collezionava campionati e coppe nazionali in Francia. Il PSG ha costruito un'intera squadra intorno a lui in questi anni, spendendo fior di milioni per una lunghissima lista di fuoriclasse, che però non solo non sono mai riusciti ad amalgamarsi tra di loro, ma soprattutto non hanno mai riconosciuto alcuna sorta di leadership né sul campo da gioco né tanto meno all'interno dello spogliatoio; una leadership che in molti speravano potesse essere assunta dal pescarese nel corso di questi cinque lunghi anni, ma invece a quanto pare le cose non sono andate cosi. Verratti infatti nonostante sia un giocatore ineccepibile dal punto di vista tecnico e nei movimenti, non lo sembra altrettanto dal punto di vista mentale e mi riferisco nello specifico a quella scarsa concentrazione che troppe volte è affiorata. Una mancanza che lo ha portato spesso a collezionare cartellini inutili, che poi danneggiavano la sua squadra. A tal proposito, il dubbio maggiore che affiora nella testa di molti è legata proprio a quell'assoluta mancanza di esperienza in un campionato difficile come la nostra Serie A, che a differenza della Ligue 1, ti costringe sempre e comunque a mantenere una soglia di attenzione elevatissima.

    Solo cosi si possono spiegare certe sue defaillance, che guarda caso si verificano soprattutto quando varca i confini della Francia: in Champions, dove il PSG da anni colleziona solo delusioni e anche con la nostra Nazionale, dove ha toccato il punto più basso nella clamorosa eliminazione di novembre contro la Svezia. Questo spiegherebbe anche e soprattutto il perché di certe sue giocate oltremodo leziose, che a volte sono veramente al limite dell'irritante, figlie evidentemente di una concezione di gioco che dal punto di vista tecnico ed estetico, si coniugano benissimo con i ritmi (lenti) e con le marcature (basse) tipiche del campionato francese. Insomma per farla breve, Verratti a 25 anni non è affatto diventato quel giocatore che tutti si aspettavano che potesse diventare, ma quel che è peggio è che già adesso sembra aver mostrato un netto rallentamento nel suo processo di crescita, in particolare dal punto di vista delle motivazioni.

    Non sono pochi infatti coloro che hanno cominciato a criticarlo: tra questi Carlo Ancelotti, che tra le righe ha fatto chiaramente intendere che la scorsa estate Verratti era molto più interessato ad un aumento di ingaggio con il PSG anziché ad un vero salto di qualità come quello che ci sarebbe stato, se fosse passato al Barcellona. Subito dopo, a ruota, è venuto anche il turno dell'ex attaccante del Milan Christophe Dugarry che in autunno non ha avuto peli sulla lingua quando ha detto chiaro e tondo che secondo lui l'ex- pescarese ormai si era montato la testa ed era interessato soprattutto a rinnovare il proprio contratto ogni sei mesi. Un atteggiamento che  sta rischiando di compromettere una carriera che sembrava luminosissima, che forse lo sarà ancora, ma che fino ad ora non lo è stato fino in fondo. In questo cammino, comune ad altri giocatori che come lui negli ultimi anni sembravano destinati a raggiungere vette molto più alte - e mi riferisco in particolare ai vari Robinho, Balotelli, Mkhitaryan, e se vogliamo anche lo stesso Ibrahimovic – c'è un comune denominatore: ovvero un procuratore bravissimo a far diventare ricchissimi i suoi assistiti, ma non altrettanto a mantenerli con i piedi per terra. Vero, Raiola? Tutti questi giocatori, a un certo punto della loro carriera, non hanno saputo ingranare al momento giusto quella marcia in più indispensabile per fare quel definitivo salto di qualità necessario per conquistare una Champions League, un Mondiale o un Europeo... Sarà un caso?

    @Dragomironero

    Altre Notizie