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    Verdi: 'Un bomber? La mia 9 non si tocca, Donadoni mi diede dello stupido'

    Verdi: 'Un bomber? La mia 9 non si tocca, Donadoni mi diede dello stupido'

    Simone Verdi ha parlato al Corriere della Sera:  

    Il tormentone sul centravanti esperto che serve ad Ancelotti, da attaccante (appena arrivato), non è infastidito da queste voci?
    «No, ma il 9 me lo tengo stretto».

    A gennaio rassicurò Sarri e gli disse: non è lei il motivo del mio rifiuto.
    «Fu una telefonata privata e tale resta, ma il mister non mi chiese nulla a riguardo».

    Ancelotti pure la chiamò qualche mese dopo, fu lui a convincerla?
    «Mi disse che avrebbe rispettato la mia decisione, qualunque fosse stata. Fu però una telefonata che difficilmente dimenticherò. A partire dallo squillo e al suo: ciao, sono Carlo Ancelotti».

    Addirittura.
    «Conosciamo tutti il suo palmarès, sono cresciuto nelle giovanili del Milan e Ancelotti è una specie di icona. Non lo conoscevo, né avevo mai avuto il piacere di sentire la sua voce al telefono. Non sapevo cosa dire, ero intimorito. Lui fu perfetto. Si svelò subito come la persona che poi ho conosciuto a Dimaro: semplice, simpatica, autorevole ma umile nell’approccio. Non è l’allenatore che dice si fa come dico io, sa però bene come farci muovere in campo».

    A lei cosa ha chiesto?
    «Di stare tra le linee, accentrarmi e creare gioco. E non solo questo».

    Lei ha un vantaggio: è ambidestro.
    «Ma le punizioni preferisco batterle con il sinistro».

    Manca il top player alla Ronaldo?
    «Lui è un fenomeno, tra i più forti al mondo. In Liga ci ho giocato contro, lo conosco. Il suo arrivo in Italia sposta gli equilibri, anche se quando si cambia campionato non è subito semplice. Ronaldo trova una squadra già forte e in ogni caso non si vince mai da soli».

    Ancelotti le ha chiesto anche di cantare, nel giorno del suo compleanno.
    «Ha partecipato al nostro karaoke, lui sta bene con il gruppo anche quando non siamo in campo. Un aspetto che lo rende speciale, diverso da tanti altri allenatori».

    Diverso anche da Sarri, che aveva a Empoli?
    «Caratterialmente sì, in campo entrambi insegnano calcio ma Ancelotti ha una mentalità più aperta, più espansiva».

    A Napoli ha detto prima di no, pentito di non essere arrivato prima?
    «Resterò per sempre legato ai tifosi del Bologna, dovevo finire un percorso. Donadoni mi disse: sei uno stupido a non andarci. Ma con la mia fidanzata decidemmo di rinviare».

    Aspettava l’Inter?
    «Sono qui, e questo conta. Da gennaio a giugno sono stato sempre in contatto con il d.s. Cristiano Giuntoli».

    A Napoli vivrà in centro?
    «Sì, tutti dicono sia una città meravigliosa, con la mia fidanzata la visiteremo. Sinceramente non me l’aspettavo. Da fuori non hai questa percezione di Napoli, sono rimasto sorpreso».

    Al San Paolo ha segnato il suo primo gol in serie A, sempre a Napoli è stato fischiato con il Bologna dopo il «rifiuto».
    «Esperienze diverse. La prima bellissima, dell’altra ricordo la tensione prima di entrare in campo. Al punto da infortunarmi. I fischi? Diciamo pure che in quel momento li meritavo».

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