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  • Riccardo Antimiani
    Venti casette dell’amore entro fine anno: la legge sulle relazioni affettive dei detenuti scatena il dibattito

    Venti casette dell’amore entro fine anno: la legge sulle relazioni affettive dei detenuti scatena il dibattito

    • Paolo Mazza
      Paolo Mazza
    Serviva il via libera definitivo ed è arrivato: i ministri della Giustizia e dell’Economia Marta Cartabia (foto Ansa) e Daniele Franco hanno sbloccato i 28,3 milioni di euro necessari per allestire dei “moduli abitativi” all’interno di una casa circondariale in ogni regione. Una misura che permette ai detenuti di avere uno spazio a luci rosse dove ospitare partner o amanti occasionali e soddisfare i propri desideri sessuali. Questi avranno, infatti, diritto ad una visita al mese, della durata minima di sei ore e massima di ventiquattro ore, delle persone autorizzate ai colloqui. 

    Si tratta di veri e propri permessi premio che vogliono dare anche agli internati l’opportunità di godere di alcuni momenti di svago ma che, al tempo stesso, faranno discutere. Nella relazione introduttiva della proposta di legge sono riportate alcune parole di Adriano Sofri, opinionista italiano con un passato tormentato: «La nostra società [...] preferisce parlare, piuttosto che di rapporti sessuali, di rapporti affettivi — affettività, parola profilattica — madri che possono abbracciare i figli, famiglie che possono incontrarsi fuori dagli occhi dei guardiani. In effetti, oggi non possono farlo. Ma poi c’è il sesso: la nuda possibilità che un uomo o una donna in gabbia incontri per fare l’amore una persona che lo desideri e consenta: sarebbe giusto? È perfino offensivo rispondere: certo che sì» (da «Uomini come bestie. Il medico degli ultimi» di Francesco Ceraudo).  

    Le critiche più dure sono arrivate dal magistrato Nicola Gratteri, secondo il quale non è giusto che i detenuti abbiano una loro affettività, anzi che sia molto pericoloso. Questi, infatti, potranno sfruttare la privacy delle “casette dell’amore” per comunicare molto più facilmente con l’esterno. Ora, bisogna ricordare che nei circuiti dell’Alta Sicurezza, a differenza del 41 bis, rientrano persone condannate per associazione mafiosa, associazione in materia di stupefacenti e sequestro di persona a scopo d’estorsione. Si tratta di categorie di detenuti che effettivamente possono avere comunicazioni, videochiamate e corrispondenze con l’esterno. Un conto è, però, avere la possibilità di tenersi in contatto con i propri cari, un conto è fruire di appositi spazi di svago isolati da tutto il resto e il cui valore ammonta a circa 30 milioni di euro. 

    Con una pandemia che ancora non è definitivamente conclusa e con una guerra in atto nel cuore dell’Europa, che porta delle conseguenze soprattutto dal punto di vista alimentare ed energetico, preoccuparsi della “mutilazione corporale” dei detenuti – come l’ha definita Sofri – non è probabilmente ciò che gli italiani vogliono sentire. A maggior ragione se si tratta di persone che hanno commesso dei reati e per i quali la Giustizia ha predisposto le giuste limitazioni alla libertà, auspicando che queste siano sempre rispettose dell’etica e della morale. 

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