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  • 'Vaccino sospeso' non è 'vaccino veleno': lo stop per AstraZeneca è un atto di estrema garanzia

    'Vaccino sospeso' non è 'vaccino veleno': lo stop per AstraZeneca è un atto di estrema garanzia

    • Mino Fuccillo
      Mino Fuccillo
    Ue sospende Astrazeneca per tre giorni, ma vaccino sospeso non è vaccino veleno.
    Italia, Francia, Germania, Olanda, Spagna...quasi tutti e i più importanti Paesi della Unione Europea (non la Gran Bretagna) hanno sospeso la vaccinazione mediante AstraZeneca. Sospensione precauzionale e temporanea (probabilmente fino a giovedì). Vuol dire che controlleranno. Una notizia che dovrebbe comunicare e infondere maggior sicurezza perché testimonia delle rete di controlli e della loro meticolosità. Sospendere è atto di estrema garanzia, di scrupolo massimo. Non vuol dire vaccino veleno, a meno di non pensare che una ventina di milioni di persone vaccinate in  Europa con AstraZeneca siano tutti miracolati per averla scampata. Ma la notizia non porterà il senso di sicurezza che dovrebbe, inutile nascondersi che avrà effetto contrario. Grande effetto contrario: al minimo ritarderà di una settimana le vaccinazioni in corso e future vedrà (appuntamenti da rifare per i già prenotati). Più pesantemente determinerà rifiuti, diminuendo così la già largamente insufficiente quota percentuale di popolazione vaccinata in tempi brevi. Se poi (la scienza sa farlo) fatti che per ora sono tutt'altro che certi dovessero portare Ema a ritirare autorizzazione ad AstraZeneca (cosa distante anni luce dalla sospensione cautelativa e temporanea) allora i paesi della Ue si troverebbero senza il loro vaccino e quindi con il settanta per cento in meno dei vaccini disponibili per la prima metà del 2021. Una catastrofe quasi senza rimedio.

    Bambini che fanno milioni scartando regali.
    Tanto per saperlo, senza star lì troppo a dire: buona cosa, cattiva cosa. Ci sono bambini al mondo che guadagnano milioni di dollari l'anno scartando regali. Si chiama unboxing, ciascun bambino, per quanto può, lo fa. Se lo fa su Youtube...Lui, uno di questi bambini, si chiama Kaji, ha nove anni, è texano, papà giapponese, mamma vietnamita. Per i video di Kaji 45 miliardi di visualizzazioni e per  Kaji e famiglia 30 milioni di dollari l'anno. Per scartare regali e poi giocarci in socialità immensa quanto remota. Forbes indica tra gli youtuber più pagati al primo e al settimo posto due bambini sotto i dieci anni. Dopo Kaji c'è Anastasia, 18 milioni di dollari annui. Poi fuori dalla top ten c'è in Australia Cnk che porta a casa 7 milioni. Anche in Italia nel loro piccolo la bambina protagonista di Ameli TVIT, quella di Silvia e Kiss e Leo Toys fanno lo stesso mestiere (?) lavoro (?) impresa (?) di Kaji, quello che a nove anni (quasi 10) scartando regali guadagna in un anno quanto Ronaldo.

    Controlli e autocertificazioni.
    "Abbiamo bisogno di controlli garbati da parte delle Forze dell'Ordine e di autocertificazioni sincere da chi loro le mostra" (Roberto Gressi sul Corriere delle Sera). Parole sagge, parole sante. Insieme e solo insieme le due cose fanno libertà Una senza l'altra fanno o arbitrio e ingiustizia di Stato oppure viziosa e viziata prepotenza di gente.
     

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