Vaccini, squadra che non vince si cambia: Draghi batte un colpo. Il piano aiuti Usa, che differenza con l'Italia
Quel che conta del giorno: i fatti salienti di oggi, calcio a parte.
Arcuri, lasciamo stare il passato: molti errori, molte inefficienze, tante attenuanti. Il presente e il futuro sono la vaccinazione, di massa e rapida. Altrimenti ne va non solo delle vite di decine di migliaia di cittadini ma anche della salute, talvolta sopravvivenza, economica di decine di milioni di italiani. Fin qui, sotto Arcuri e chi a lui l'aveva affidata, vaccinazione un casino burocratico, criteri mutevoli, incerti, non trasparenti. E a vaccinare una macchina lenta e inadeguata. A Conte e Arcuri (e anche a Zingaretti e Di Maio) bastava. A Draghi no. Urgeva quindi dare sostanza immediata al programma per cui a vaccinare siano soprattutto Forze Armate e Protezione Civile e non solo Asl e assessori. Ecco quindi la nomina di un generale a capo della struttura anti Covid. Non un generale qualsiasi, Figliuolo è uomo più che sperimentato nella logistica e testato sul campo di missioni varie, incluso l'Afghanistan. La decisione di Draghi, per intenderla in pieno, va anche inquadrata nella cornice di quanto già qui segnalato ieri: le due Pronunce della Corte Costituzionale che dicono è lo Stato e non le Regioni a decidere sulla "profilassi internazionale". E nulla, proprio nulla è più profilassi internazionale della vaccinazione di massa anti Covid.
Usa: Stato aiuta in dollari redditi da 75 mila e famiglie da 150 mila. Da noi lì si è già ricchi, anzi di più. Biden presidente e il Congresso (repubblicani compresi) hanno raggiunto un accordo che porta un assegno da 1.400 dollari in aiuto ai redditi fino a 75 mila dollari. Settantacinquemila dollari, più o meno 70 mila euro. Ancora: assegno da 2.500 dollari in aiuto a famiglie con redditi fino a 150 mila dollari (130 mila euro). Negli Usa dunque redditi annui individuali o familiari tra 75 e 150 mila dollari sono da sostenere con sussidi in denaro pubblico (causa pandemia). Gli equivalenti redditi italiani, cioè dai circa 70 mila fino a 130 mila lordi annui, sono invece considerati zona ricchezza non bisognosa di nessun sostegno, anzi. A quota 75 mila euro lordi in Italia scatta aliquota Irpef 43 per cento (addizionali locali portano dunque il prelievo intorno al 47/48 per cento del guadagnato sopra i 75 mila). E sopra i 120 mila euro lordi viene considerata praticabile e talvolta praticata l'imposizione di un cosiddetto contributo di solidarietà, insomma un'altra temporanea tassa aggiuntiva giustificata dal fatto che sei troppo abbiente. Come è possibile che a 70 mila euro annui negli Usa sei in una condizione economica che non esclude aiuti pubblici e in Italia invece vieni considerato in una condizione economica che merita mano pesante del fisco? Tutto si spiega con il maggior costo della vita negli Usa e quindi con il minor potere d'acquisto dei redditi? Proprio no: 75 mila dollari di reddito negli Usa non "valgono" molto meno di 70 mila euro in Italia. La ragione di ciò che a noi appare sbalorditivo (aiuti a redditi tra 70 e 130 mila euro) è nel diversissimo rapporto fisco-cittadini-contribuenti. Lì, negli Usa, chi dichiara al fisco 70 mila dollari nella stragrande maggioranza dei casi ha davvero un reddito di 70 mila dollari. Lì, negli Usa, la forbice tra reddito dichiarato e reddito reale è nella generalità dei casi strettissima, quasi non c'è differenza. Qui da noi la differenza la si dà per ovvia, scontata e massiccia. Qui da noi più della metà della popolazione dichiara di vivere con 1.500 euro lordi al mese e null'altro avere. Lì, negli Usa, si può supporre che anche con 4.000 dollari al mese possa essere dura in tempi di Covid e quindi si possa aiutare anche un reddito medio perché non si rischia di dare denaro a finti poveri. Qui non si può, qui quel rischio sarebbe certezza. Qui il retro pensiero è: se dichiara 100 mila e passa euro o è fesso o è obbligato. Infatti lo fanno in pochissimi relativamente all popolazione. E quasi tutti obbligati dalla ritenuta alla fonte.
Arcuri, lasciamo stare il passato: molti errori, molte inefficienze, tante attenuanti. Il presente e il futuro sono la vaccinazione, di massa e rapida. Altrimenti ne va non solo delle vite di decine di migliaia di cittadini ma anche della salute, talvolta sopravvivenza, economica di decine di milioni di italiani. Fin qui, sotto Arcuri e chi a lui l'aveva affidata, vaccinazione un casino burocratico, criteri mutevoli, incerti, non trasparenti. E a vaccinare una macchina lenta e inadeguata. A Conte e Arcuri (e anche a Zingaretti e Di Maio) bastava. A Draghi no. Urgeva quindi dare sostanza immediata al programma per cui a vaccinare siano soprattutto Forze Armate e Protezione Civile e non solo Asl e assessori. Ecco quindi la nomina di un generale a capo della struttura anti Covid. Non un generale qualsiasi, Figliuolo è uomo più che sperimentato nella logistica e testato sul campo di missioni varie, incluso l'Afghanistan. La decisione di Draghi, per intenderla in pieno, va anche inquadrata nella cornice di quanto già qui segnalato ieri: le due Pronunce della Corte Costituzionale che dicono è lo Stato e non le Regioni a decidere sulla "profilassi internazionale". E nulla, proprio nulla è più profilassi internazionale della vaccinazione di massa anti Covid.
Usa: Stato aiuta in dollari redditi da 75 mila e famiglie da 150 mila. Da noi lì si è già ricchi, anzi di più. Biden presidente e il Congresso (repubblicani compresi) hanno raggiunto un accordo che porta un assegno da 1.400 dollari in aiuto ai redditi fino a 75 mila dollari. Settantacinquemila dollari, più o meno 70 mila euro. Ancora: assegno da 2.500 dollari in aiuto a famiglie con redditi fino a 150 mila dollari (130 mila euro). Negli Usa dunque redditi annui individuali o familiari tra 75 e 150 mila dollari sono da sostenere con sussidi in denaro pubblico (causa pandemia). Gli equivalenti redditi italiani, cioè dai circa 70 mila fino a 130 mila lordi annui, sono invece considerati zona ricchezza non bisognosa di nessun sostegno, anzi. A quota 75 mila euro lordi in Italia scatta aliquota Irpef 43 per cento (addizionali locali portano dunque il prelievo intorno al 47/48 per cento del guadagnato sopra i 75 mila). E sopra i 120 mila euro lordi viene considerata praticabile e talvolta praticata l'imposizione di un cosiddetto contributo di solidarietà, insomma un'altra temporanea tassa aggiuntiva giustificata dal fatto che sei troppo abbiente. Come è possibile che a 70 mila euro annui negli Usa sei in una condizione economica che non esclude aiuti pubblici e in Italia invece vieni considerato in una condizione economica che merita mano pesante del fisco? Tutto si spiega con il maggior costo della vita negli Usa e quindi con il minor potere d'acquisto dei redditi? Proprio no: 75 mila dollari di reddito negli Usa non "valgono" molto meno di 70 mila euro in Italia. La ragione di ciò che a noi appare sbalorditivo (aiuti a redditi tra 70 e 130 mila euro) è nel diversissimo rapporto fisco-cittadini-contribuenti. Lì, negli Usa, chi dichiara al fisco 70 mila dollari nella stragrande maggioranza dei casi ha davvero un reddito di 70 mila dollari. Lì, negli Usa, la forbice tra reddito dichiarato e reddito reale è nella generalità dei casi strettissima, quasi non c'è differenza. Qui da noi la differenza la si dà per ovvia, scontata e massiccia. Qui da noi più della metà della popolazione dichiara di vivere con 1.500 euro lordi al mese e null'altro avere. Lì, negli Usa, si può supporre che anche con 4.000 dollari al mese possa essere dura in tempi di Covid e quindi si possa aiutare anche un reddito medio perché non si rischia di dare denaro a finti poveri. Qui non si può, qui quel rischio sarebbe certezza. Qui il retro pensiero è: se dichiara 100 mila e passa euro o è fesso o è obbligato. Infatti lo fanno in pochissimi relativamente all popolazione. E quasi tutti obbligati dalla ritenuta alla fonte.