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Urla, 'fa gol', esulta e non dà la mano a Mou: Conte rinasce col suo Chelsea
Mai in un giallo si potrebbe partire dall’inizio perché sapremmo subito il colpevole e amen agli intrighi, ai piccoli dettagli, alle infinite ipotesi che di pagina in pagina si accavallano, alle false piste e agli improvvisi cambi di situazione. Nel genere giallo no, non si può, nel calcio sì. Così il giallo di Chelsea-Manchester United è già svelato, e già conosciamo chi ha “ucciso” l’esonero e al tempo stesso (forse) il campionato inglese consegnandolo si a Manchester città, ma alla sponda City e non a Mourinho.
Allora questo “noir” delle panchine, questa sfida tra generali duri, questo giallo tra investigatori che non si amano possiamo raccontarlo a ritroso partendo dall’inizio. In Spagna lo chiamano “Dia despues”, lì in Inghilterra “challenge”, sfida. Questa è la storia in novantaquattro minuti del “rubble in the jungle” tra Conte e Mou.
A inizio gara col torpore del pomeriggio inglese Mou aspetta in piedi Conte. Il saluto dell’italiano al portoghese è freddo senza guardare e, una volta giratosi verso i suoi pretoriani un piccolo accenno sulla settimana si materializza sul suo labiale. Riconciliazione tra i due? Nessuna. Il primo minuto è la sintesi perfetta: Conte con i suoi occhi di ghiaccio e grintosi guarda torvo il campo, Mou di là a pochi metri sta seduto tra Silvinho e Rui Faria e parla indicando i giocatori con braccio ieratico. Calma sembra dire il Manchester sta meglio del Chelsea.
Infatti l’inizio è tutto dei Red Devils, il pubblico londinese in silenzio, l’esonero seduto nascosto e silente vicino a Conte. Appare anche la sfortuna, cosiddetta sfiga quando perde gradi di nobiltà, quando al’6 annullano l’autorete di Jones per fallo di Morata. Conte esulta forte ma poi si gira…Non ne va bene una!
Al ’10 Mou in tutta calma indica di andare avanti. Ha ragione perché i suoi sono in controllo dello 0-0 che lui vuole. Un minuto dopo alla sfortuna “blues” si unisce anche l’imprecisione, il segno dell’ansia, Bakayoko sbaglia un gol fatto e Conte lo fulmina con la più sana delle espressioni di disappunto italiane. Cambridge dove sei?
Gli occhi di Conte quasi piangono per l’occasione persa e Mou? Aspetta. Si aspetta, seduto e fermo come Don Rodrigo tra i suoi bravi o come Wellington sul suo cavallo in attesa delle mosse dei francesi a Waterloo. La prudenza ci vuole, la prudenza. Chissà magari il gotico José se l’è segnato sul suo taccuino prima della partita ripassando la storia.
Nessuno dei due intanto s’interessa di Taylor l’arbitro e questa è una notizia. Eppure visto come dirige ce ne sarebbe da dire. Ci provano a dire in verità all’unisono al 20' dopo un contrasto Herrera-Bakayoko. Ecco inizia la guerra di nervi. Invece no. Due grida di routine e via come prima. Mentre Hazard, col passare dei minuti, sale in cattedra e Conte spinge i suoi con indicazioni forsennate agli ultimi assalti del primo tempo, Mou saluta i tifosi del Manchester United che hanno intonato il coro “Jose Mourinho Jose Mourinho” in risposta al “Sit down Mourinho” degli ingrati “blues supporters”. Calma e gesso portoghese, istrionismo italiano. A fine primo tempo è 0-0.
Il pareggio domina. Le squadre sono schierate a specchio col 3-4-2-1 iniziale ma è una maschera per entrambi gli allenatori. Hazard gira vicino a Morata e Fabregas gioca sulla linea dei centrocampisti, gli esterni più bassi e via col 5-3-2 mobile e fluido.
Tanto fluido che al 53' Hazard sta per segnare se non ci fosse un grande De Gea…Conte che ci ha creduto si dispera. Ma è un attimo nella notte di Londra. Un minuto dopo Morata di testa ricorda cos’era il calcio inglese degli anni’80 e segna il gol partita. Conte a bordo campo si contorce prima del colpo risolutore e si tira all’indietro con la schiena dando anche lui il colpo di testa. Mimica perfetta e 1-0 Chelsea.
E Mou? Guarda gli appunti…ma che c’è scritto? Che il suo Manchester è sotto? Sembra disorientato perché poi guarda il campo e quattro minuti dopo al ’58 parte il conclave con Rui Faria. Spalle alla partita e forse al campionato.
Sventagliata di cambi. Martial e Fellaini per Mkhitaryan e Jones con nuovo modulo, il vecchio caro 4-3-3. Adesso i ruoli sono invertiti: Conte è Wellington e aspetta con Rudiger per Zappacosta sempre col 5-3-2 il novello Napoleone-Mou. Seguono venti minuti su cui non serve scrivere se non per dire che ci sono stati.
Ultimo quart’ora a Stamford Bridge. Mourinho dà istruzioni a Lingard tracciando col braccio geometrie che sono solo nella sua testa e non nei piedi dei suoi appannati diavoli rossi. Conte è una furia su un cross in area non aggredito dai suoi, la vittoria è vicina.
Distanti per tutta la partita Mou e Conte sono vicini al minuto ’83. Indicano con lo stesso braccio, il destro, lo stesso punto del campo. Uno vuole arroccare la sua squadra ancor di più di quanto già non faccia il 5-4-1 con cui sta in campo. L’altro forse pensa che al centro si possa rompere l’equilibrio e fare breccia. Quando Fellaini all’89' ha la palla del pareggio parata da Courtouis, Mourinho è seduto ma non sembra più Don Rodrigo in mezzo ai bravi.
Gli ultimi secondi volano via. E’ finita. Conte a passo veloce va al centro del campo mentre Mou è alle spalle a salutare lo staff del Chelsea. Aspetta una stretta di mano che non arriverà. Alla fine il western epico ha parlato, nemici come prima.
@MQuaglini