Under a Ferrara:| Ed è subito polemica
L'ex bianconero sostituisce Casiraghi. Vice di Lippi nel 2006: «Per te sempre un posto».
Abete paga il debito: Under 21 a Ferrara.
Ciro Ferrara è l’uomo che si presenta quando non te lo aspetti. Nel 2009 prese in mano la Juve a due partite dalla fine del campionato senza aver mai allenato neppure per un minuto e la condusse come titolare della cattedra anche nei sei mesi della stagione successiva. Ieri è diventato il ct dell’Under 21 senza che il suo nome fosse mai trapelato tra i possibili successori di Casiraghi, anche perché di lui si erano perse le tracce dopo l’esonero dalla Juve a inizio anno. Non si era capito cosa volesse fare da grande. Nel frattempo aveva rilasciato un paio di interviste in cui definiva Del Piero «un problema perché vuole sempre giocare» e si lamentava di quanto «sia complicato allenare gente a cui si vuole bene». Considerando che il capitano della Juve è fuori età da 15 anni e che nel gruppo dei giovani azzurri non c’è gente cui Ferrara sia legato da affetto, sono cadute le due maggiori pregiudiziali per farne il secondo allenatore federale in ordine di importanza dopo Prandelli. Quanto al fatto che abbia alle spalle solo 23 partite da tecnico e che non abbia mai guidato le giovanili di un club, perché nella Juve aveva un ruolo da dirigente, è un optional.
«È la migliore scelta possibile sia sul piano umano che professionale», ha garantito il presidente del Coni Petrucci da Acapulco, e tanto deve bastare. Per inciso, Petrucci lo pensava anche di Casiraghi quando nel 2006 venne scelto a guidare l’Under al posto di Gentile colpevole di aver vinto qualcosa: da quel giorno l’unica Nazionale che mieteva successi a raffica non ha conquistato più nulla e non si è neppure qualificata per le Olimpiadi. Il problema non è dubitare della bravura di Ferrara, che è superiore a quella dimostrata nella Juve, coinvolto non solo per colpe sue dalla stagione più disastrosa dell’ultimo mezzo secolo. La prima esperienza si può sbagliare senza che diventi una condanna a vita, anche se resta il ricordo di come si fece travolgere dalla situazione senza trovare un freno, probabilmente per l’inesperienza. Il cerchio da ieri è chiuso con gli auguri del club bianconero («In bocca al lupo»).
L’aspetto più sorprendente è piuttosto nei meccanismi delle scelte federali. Casiraghi fu una scommessa imposta da Albertini, con Calciopoli ancora calda. Visti i risultati è giusto scommettere di nuovo su un tecnico che ha poca gavetta, appena 23 partite, non ha mai allenato un settore giovanile e non ha neppure le stimmate del tecnico federale che avevano ad esempio Zoratto e Rocca? Insomma, come si è arrivati a Ferrara? A parte le dichiarazioni di principio (Lippi: «Ferrara e Peruzzi, che gli farà da vice, sono due ragazzi di livello morale e tecnico veramente molto alto»), si spaccia la scelta come una decisione di Sacchi, il coordinatore delle Nazionali. Curioso.
Quando l’Arrigo diventò ct, nell’autunno del ’91, tra i primi epurati ci fu proprio Ferrara, fedelissimo di Vicini e accusato di non «saper difendere a zona». Per questo non andò al Mondiale in cui vedemmo Apolloni giocare la finale contro il Brasile. In seguito Sacchi si ravvide e lo chiamò in azzurro: saltò gli Europei del ’96 solo per infortunio. Benché don Ciro sia sicuramente un uomo di Lippi, Sacchi gli è stato vicino anche nella crisi juventina. «Nel panorama italiano la Juve credo sia la più prossima al mio modo di giocare, spettacolare e propositivo», dichiarò a una radio romana alla vigilia del tracollo. Ma più di Sacchi può aver pesato la promessa che il presidente Abete fece a Ferrara dopo la vittoria ai Mondiali del 2006, cui contribuì come vice di Lippi: nel giro delle Nazionali ci sarebbe stato sempre un posto per lui. Ora ce l’ha e dovrà rivitalizzare l’Under qualitativamente tra le più modeste degli ultimi decenni. Auguri.