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  • Più fisico, più vario, più profondo: ecco perché il Napoli vola pure senza Kvara

    Più fisico, più vario, più profondo: ecco perché il Napoli vola pure senza Kvara

    • Luca Bedogni
      Luca Bedogni
    È una rosa che vola! Il Napoli senza Kvara rimane bello e vincente, lo ha dimostrato in queste due ultime partite importantissime contro Atalanta ed Empoli. È stato un segnale molto forte lanciato alle concorrenti. Prima la squadra di Spalletti torna dalla trasferta di Anfield e batte in rimonta e senza il georgiano la Dea seconda (scontro al vertice), poi nel turno infrasettimanale, ancora senza KK77, supera i toscani grazie ai cambi nella ripresa e al solito Osimhen. Sì, questa è una rosa che vola. Forse è il caso di prestare attenzione a tutto ciò che rende il Napoli in primo luogo più forte dello scorso anno, un anno in cui comunque i partenopei erano stati al comando fino alla 15a giornata e, non va mai dimenticato, soltanto un’infilata di tre episodi chiave (infortunio Osimhen, Coppa d’Africa, infortunio Di Lorenzo) l’aveva rallentata, togliendola di fatto dalla lotta per il titolo. Adesso il Napoli è più fisico, più vario e più ‘profondo’, e su questa base si stagliano certamente le umili eccellenze inattese di Kvara e Kim, ma sono anche le alternative nuove di cui dispone Spalletti per ogni reparto a fare una differenza concreta, di partita in partita. Ad oggi infatti la squadra che aveva effettuato il mercato più ‘ambiguo’ si ritrova ad essere indiscutibilmente la più completa. 
    IL CENTRALE PIÙ FORTE: KIM - È successo un miracolo nel reparto difensivo del Napoli: Koulibaly, che sembrava a tutti l’insostituibile, è stato presto dimenticato dai tifosi azzurri. Adesso c’è Kim. È lui il centrale più forte della Serie A in questo momento. È di un’efficacia pazzesca. Ha un’attenzione spaventosa. Ci arriva sempre. 
    È speciale negli anticipi.

    Più fisico, più vario, più profondo: ecco perché il Napoli vola pure senza Kvara

    È speciale a schermare la porta.

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    È una certezza quando va a chiudere gli spazi dietro al terzino, cioè quando segue il taglio interno-esterno di un avversario, come in questo caso quello di Tavernier dietro Mario Rui.

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    In pratica chi raggiunge il pallone (se lo raggiunge), poi non si gira più, anzi spesso finisce rintuzzato fuori dal campo o perde palla, schiacciato da una pressione fisica insostenibile. Fate caso alle frequenze della corsa di Kim, quando decide di accelerare concentrato come un monaco Shaolin.     
     
    OLIVERA E MARIO RUI - In più, nel nuovo Napoli di Spalletti, c’è anche il terzino sinistro Olivera, di cui forse si è parlato ancora poco. Acquisto molto strategico a dispetto del suo arrivo a fari spenti. È infatti un’alternativa che mancava lo scorso anno. Olivera è un ex uomo di Pepe Bordalàs e del suo brutto e cattivo Getafe. È un venticinquenne uruguaiano alto 1,85. Come se Spalletti avesse voluto iniettare un po’ di garra nel bel gioco del suo primo Napoli. Un po’ di tigna, direbbe lui. Così non deve stupire l’alternanza tra Olivera e Mario Rui, strategica appunto. Quando il Napoli incontra gente tosta in fascia, dalla fisicità importante, ecco l’uruguaiano per le sportellate.
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    Vedi recentemente contro Roma, Atalanta e Liverpool ad Anfield. Di contro, Mario Rui diventa una risorsa (e una risorsa magari sempre fresca, mai in affanno), quando  torna utile smontare un certo tipo di contrapposizione, come quella dell’Empoli martedì sera. Preziosa diventa infatti la sua regia decentrata (il suo piedino…). 

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    NDOMBELE E ZIELINSKI - Ma anche nel reparto di centrocampo c’è stato un avvicendamento significativo. È partito un regista-fantasista ‘di troppo’ (Fabian) ed è arrivato Ndombele. Fabian evidentemente era di troppo sia per Lobotka che per Zielinski. La sua partenza, coperta da un incremento di sostanza (Ndombele), non ha soltanto rinforzato in senso quantitativo il Napoli; ha dato anche modo allo slovacco di prendersi completamente la regia, a Zielinski di tornare decisivo come mezzala, in quanto responsabilizzato dal fatto che quella ‘funzione fantasia’ a centrocampo ora spetta ‘solo’ a lui. Insomma, quando Zielinski non gioca adesso è più semplice capire il motivo (vedi sotto la mezzali muscolari ad Anfield). Questione di strategia, piano gara…
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    Dopodiché Zielinski, riposato, gioca contro la Dea (con assist) ed entra dalla panchina con l’Empoli e fa gol. Se questo è il turnover del Napoli, le altre fanno bene a preoccuparsi. 

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    LA FAME DI OSIMHEN - Giusto sarebbe, per concludere il discorso, spalmare i meriti su tutti i reparti, dal Lozano che contro i toscani entra e dà la scossa, alla colonna Anguissa, passando per capitan Di Lorenzo, fino ad arrivare al portiere Meret o ai vice Osimhen (Raspadori e Simeone). Che sono due, perché Osimhen è talmente forte che uno non bastava. Invece vorrei chiudere semplicemente citando un solo e ultimo fattore, tra l’altro non prettamente tattico. Si tratta di una dote del nigeriano che sta facendo la differenza: quella fame, quell’energia indomita e selvaggia che gli permette di avventarsi su un cross sbagliato e trasformarlo in un calcio di rigore risolutore.
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    Perché bello e selvaggio è il calcio di Spalletti.

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