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Una Juve discreta batte la Lazio. Altro che Lemina, Pjanic deve giocare
Allegri aveva ragione a temere le due partite di fine agosto, quando la squadra non è né completa, né allenata. Ma ha avuto torto a non variare i centrocampisti, almeno a partita in corso. Mario Lemina, il presunto vertice basso, è stato di gran lunga il peggiore in campo e, visti i suoi primi 45 minuti, mi aspettavo che lo rilevasse Pjanic, cioé il titolare designato nel ruolo. Invece il bosniaco su due partite ha fatto due panchine.
L’allenatore della Juve ha detto che Pjanic non è ancora in condizione perché non abituato ai carichi di lavoro della Juve. Sarà sicuramente vero. Tuttavia mi rifiuto di pensare che non potesse giocare almeno l’ultima mezz’ora al posto di un Lemina spremuto oltre che impreciso. Tra l’altro Pjanic ha fatto il ritiro fin dal primo giorno e quindi dovrebbe essere tra i più pronti.
La vittoria con la Lazio, oltre a dire che la Juve ha la stessa voracità di sempre, ha finito per sottolineare un’emergenza: il centrocampo bianconero ha bisogno di una rivisitazione quasi completa (Khedira l’unica eccezione positiva) con il recupero di Pjanic (l’ho detto) e l’inserimento di almeno un altro elemento di qualità. Perso Matuidi, è il caso di puntare (di nuovo) su Brozovic (se serve un vice Pogba) o su Sissoko (se si pensa ad un centrale che faccia da schermo anche fisico). Nel secondo caso, Pjanic può tornare a fare la mezz’ala offensiva come è forse nella sua natura.
Osservando con attenzione il primo tempo della Juve, si è capito che per suturare il deficit qualitativo del centrocampo c’è stato bisogno del sacrificio di Dybala. Il giovane argentino, infatti, è stato costretto a scalare di quasi quaranta metri per venire a prendere palla e giocarla su Mandzukic. In pratica, la Juve, per lungo tempo, ha schierato di fatto un solo attaccante. A quel punto non sarebbe stata un’eresia pensare di inserire Higuain e muovere Dybala come trequartista, esperienza già collaudata in una delle amichevoli precampionato.
Tuttavia riconosco che quando la serie A parte, il bisogno di mantenere distanze ed equilibri in una squadra è più pressante. Non me la sento, dunque, di biasimare Allegri, anche se, dall’altra parte, Simone Inzaghi non ha mai tradito il proprio sistema di gioco, mettendo spesso in difficoltà la Juve. Questo è avvenuto più nel primo che nel secondo tempo, quando la stanchezza ha annebbiato le idee e qualche intervento, come in occasione del gol subìto, ha finito per scomporsi.
C’è da dire che il caldo l’ha fatta talmente da padrone da costringere l’arbitro a decretare un’interruzione a metà del primo tempo, in modo da consentire ai calciatori di dissetarsi e di tirare il fiato. Ciononostante, la Lazio è partita meglio alzando il ritmo grazie ad un fraseggio filante ed efficace. Non ha creato occasioni rimarchevoli, ma non ne ha neppure lasciate alla Juve, piuttosto imbarazzata dal possesso palla laziale.
Altra caratteristica dei biancocelesti: difesa alta e pressing aggressivo. La Lazio è una buona squadra, non smetterà di crescere e ha già messo in evidenza un difensore come Bastos destinato a diventare uno dei più interessanti dell’intero campionato. Nella Juve molto positivo Benatia, chiamato ad agire sul centro destra. Nonostante fosse priva di Bonucci, la difesa bianconera per la prima volta (se contiamo anche le amichevoli) non ha subìto gol. Ed è stata questa caratteristica conservativa a fare, nella circostanza, la differenza.