Un Vicenza da... Grandi. Il miglior portiere d'Italia a CM: 'Un anno fa la svolta. I 15 clean sheet? Ho un segreto'
Che sensazione c'è a finire una partita senza subire reti?
"Al fischio finale festeggio con i difensori che mi sono vicini. E' un'esultanza diversa, ma ci carichiamo a vicenda. Il nostro primo pensiero è non prendere gol, poi sappiamo che lì davanti qualcuno la butta dentro".
Qual è stata la parata più bella che ha fatto?
"Ce ne sono state alcune importanti, arrivate nei momenti delicati della stagione. Contro il Sudtirol per esempio, mi sono tuffato per deviare un colpo di testa di un avversario: eravamo sullo 0-0, poi abbiamo vinto. Un'altra bella parata è arrivata contro la Vis Pesaro, su un tiro rasoterra da 25 metri".
Gli altri portieri le hanno scritto per farle i complimenti?
"Noi portieri siamo sempre in contatto, anche se non ci siamo mai visti ci conosciamo tutti. Tra i colleghi che mi hanno scritto c'è Venturi della Reggiana e Paleari del Cittadella, con il quale siamo amici".
Quando avete iniziato a credere nella Serie B?
"Ci credevamo già a giugno dell'anno scorso, durante il ritiro. Volevamo fare un campionato di vertice e provare a salire, ma mantenendo sempre i piedi per terra. Col passare del tempo vedevamo che i risultati arrivavano e anche dopo una sconfitta riuscivamo sempre a rialzarci. Merito di un gruppo forte e unito. Il momento di svolta forse è stato il ko col Padova, poi non abbiamo più perso".
Il campionato di C è stato interrotto definitivamente per il Covid-19, che effetto fa conquistare una promozione senza scendere in campo?
"Dispiace non aver potuto festeggiare con i tifosi perché sarebbe stato un momento storico, da ricordare. Ripenso a quelle 2000 persone che sono venute a Cesena, l'ultima partita che abbiamo giocato. Continuavano a cantare e noi non volevamo andare via".
Chi le ha dato la notizia della promozione?
"Eravamo ognuno a casa propria, ci è arrivato un messaggio e da quel momento sono partite le videochiamate con i compagni per festeggiare in qualche modo, anche se lontani. Io ho fatto un brindisi con la mia compagna".
Quant’è stata importante la figura di Mimmo Di Carlo che conosce bene l’ambiente e la piazza?
"Ha fatto la storia del club, a Vicenza era già un idolo e dopo questo traguardo lo sarà ancora di più. Per lui che ha sempre allenato in altre categorie non è stato facile venire in C, ma è un allenatore carismatico che punta molto sul gruppo e riesce a tirare fuori il meglio da ogni giocatore".
Qual è la sua caratteristica migliore e quella sulla quale deve lavorare di più?
"Riesco a leggere bene il gioco, aspetto fondamentale nelle uscite. Devo migliorare ancora nell'impostazione, perché oggi il portiere deve essere un libero aggiunto. Ma se è riuscito a farlo Buffon 40 anni possono farlo anch'io a 28...".
A chi si ispira?
"Sono cresciuto con il mito di Buffon negli anni d'oro. Adesso studio ter Stegen e Oblak, penso siano i migliori insieme ad Alisson. Mi piace anche Szczesny, credo sia migliorato molto negli ultimi anni".
L’attaccante più forte che ha affrontato?
"Quelli che mi hanno messo più in difficoltà sono stati Kargbo della Reggiana e Biasci del Carpi".
Lei ha una mental coach personale che la segue. Quant’è importante?
"Tanti si vergognano a dirlo perché lo vedono come un handicap, ma secondo me è uno step che fa fare il salto di qualità. Se si pensa di rendere già al 100%, lavorando insieme al mental coach si può migliorare ancora di più. E' una nuova figura nel calcio: non deve essere vista come un confessionale col quale sfogarsi, ma è una persona che aiuta ad allenare la concentrazione, la respirazione... Serve per intraprendere un percorso di crescita. Io l'ho iniziato un anno e mezzo fa e mi sta aiutando ad affrontare meglio le partite e rimanere sempre attento per tutti i 90', anche quando magari sono meno impegnato. Ogni tanto mi dico anche qualche frase tra me e me per rimanere concentrato. Fare il portiere dà grande soddisfazione, ma bisogna unire tre fattori fondamentali: testa, mani e piedi".
A quanti anni ha deciso di mettersi tra i pali?
"Ci sono finito quasi per caso. Fino ai 12 facevo sia il portiere che l'attaccante, poi mi ha preso la Virtus Valenza ma all'inizio non sapevo se gli servisse un portiere o dovevo giocare in mezzo al campo. Loro mi hanno subito messo tra i pali, e da lì è iniziata la mia carriera".
Che tipo di attaccante era?
"Mi piaceva correre, facevo molti assist. Giocavamo con un 4-3-3 dove io ero o l'esterno d'attacco o la mezz'ala. Un po' come il mio compagno Giacomelli".
Il prossimo anno sarà protagonista con il Vicenza, ma in B ha già giocato 3 partite nel 2017 con il Latina. "Ho bellissimi ricordi di quelle tre presenze, il giorno del mio debutto abbiamo pareggiato 0-0 con l'Ascoli e ho fatto anche qualche bella parata. Sono stato contento di aver avuto l'opportunità di fare esperienza".
Cosa cambierà qualche anno dopo?
"A livello personale sono maturato molto in questi anni, per quanto riguarda la squadra la difficoltà sarà adattarsi alla nuova categoria. Ma più lo faremo in fretta e più riusciremo a fare un bel campionato".
Chi sono gli attaccanti che la spaventano di più per la prossima Serie B? "Ciano del Frosinone è molto forte; l'altro nome che mi viene in mente è Alfredo Donnarumma del Brescia".
Obiettivi per la prossima stagione?
"Vogliamo fare qualcosa di più che conquistare la semplice salvezza. Non sarà facile, ma dobbiamo provare ad arrivare più in alto possibile. La costanza farà la differenza. A livello personale punto a superare i 15 clean sheet totalizzati quest'anno".
@francGuerrieri