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    Un po' Tuchel, un po' Pep: a 29 anni lo juventino Nagelsmann strega la Bundes

    Un po' Tuchel, un po' Pep: a 29 anni lo juventino Nagelsmann strega la Bundes

    • Angelo Taglieri
    Il 24 giugno del 1987 nasceva, a Rosario, in Argentina, Lionel Messi. Un mese dopo, il 23 luglio, nasceva a Landsberg am Lech (dove nel '23 il carcerato Adolf Hitler scrisse il Mein Kampf), in Germania, Julian Nagelsmann. Uno sta scrivendo la storia sul campo, disegnando calcio con il Barcellona e con l'Argentina, collezionando trofei (più con il Barcellona che con l'Argentina). E chissà, un giorno, forse, si siederà su una panchina e diventerà un allenatore. Ma è presto, a 29 anni, del resto, hai ancora diversi anni di carriera davanti a te.

    Presto, ma non per l'altro. Sì, perché l'altro a 29 anni è già un allenatore: guida l'Hoffenheim, terzo in classifica in Bundesliga. E oggi Nagelsmann è riuscito a fermare il Bayern di Carlo Ancelotti, che nell'estate dell'87 passava dalla Roma al Milan. Per giocare. 

    I problemi ad un ginocchio ne segnano la carriera da giocatore: a 21 anni appende gli scarpini, ancora poco consumati, al chiodo dopo le apparizioni nei settori giovanili di Monaco 1860 e Augsburg. Nessun problema, però: il giovane Julian si reinventa allenatore. Del resto ha avuto un buon maestro, quel Tuchel che ora guida il Borussia Dortmund. I due si sono incrociati proprio all'ombra della Impuls Arena (non si chiamava ancora WWK), quando uno era calciatore e l'altro allenatore della seconda squadra. Gli infortuni avvicinano Julian al tecnico, che gli ha fatto mostrato il calcio da un'altra prospettiva. Quella dalla quale ora osserva uomini più grandi di lui con le maglie biancazzurre dell'Hoffenheim. 

    Nagelsmann fa parte dei laptop trainer, come li ha chiamati Mehmet Scholl, vale a dire quegli allenatori che non hanno mai giocato ad alto livello ma che hanno appreso il gioco del calcio in maniera "scolastica" (anche se lo stesso 29enne ha dichiarato di "preparare gli allenamenti con matita e righello, non col computer"). Niente modelli, solo tanta stima per Guardiola, Mourinho, Wenger e, ovviamente, Tuchel; bel gioco e movimenti continui, questo il suo credo.

    Fu corteggiato da Sammer, Rummenigge e Pep, che lo volevano come trainer nelle giovanili del Bayern. Niente da fare, avanti con l'Hoffenheim, a grandi passi. Prima il sogno di vincere dove gli è stata data fiducia, poi chissà. Magari l'Italia, dove ha ammesso di voler allenare la Juve, che tante volte ha visitato con la complicità di un amico proprietario di un negozio al Delle Alpi. Grandi ambizioni. A 29 anni c'è chi stupisce con un pallone e chi, invece, da una panchina, con la forza delle idee.

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